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 2012  ottobre 09 Martedì calendario

Parte il Salva-Stati, in cassa 500 miliardi

• L’Esm, il fondo salva-Stati permanente, è diventato operativo. Dopo oltre un anno dalla decisione politica dei capi di governo che ne avevano approvato la creazione, il Meccanismo di stabilità europeo è stato varato ieri a Lussemburgo dai ministri dell’Economia dei diciassette Paesi della zona euro che siedono anche nel suo consiglio di amministrazione, presieduto dal lussemburghese Jean Claude Juncker. [Bonanni, Rep]

• Sul fondo Salva-Stati spiega Bonanni (Rep): «L’Esm, il meccanismo varato ieri sera, è lo strumento principale della strategia europea di difesa dell’euro messa a punto dai governi. Potrà finanziare Paesi che non riescono più ad accedere al mercato dei capitali. Potrà intervenire come arma anti-spread acquistando titoli di debito pubblico sul mercato primario e secondario. Potrà finanziare direttamente la ricapitalizzazione delle banche in crisi, senza pesare sui bilanci nazionali, ma solo dopo che i governo della zona euro avranno dato vita al sistema di sorveglianza unica del sistema creditizio. Tuttavia, come ha ricordato ieri lo stesso Juncker, “non è stato concepito come uno strumento isolato”. Il nuovo meccanismo di stabilità succede all’Efsf, il fondo salva stati provvisorio messo in piedi frettolosamente all’inizio della crisi greca, e sarà gestito dallo stesso staff e dallo stesso direttore generale, il tedesco Klaus Regling. Ma sarà più forte, più flessibile e meglio strutturato del suo predecessore. Fin da subito avrà una capacità di intervento di 200 miliardi di euro, che a luglio prossimo arriverà a 500 miliardi. A questi si aggiungeranno i duecento miliardi non ancora utilizzati dall’Efsf. In totale, dunque, una “capacità di fuoco” di settecento miliardi di euro, che potrebbe anche essere aumentata in caso di bisogno. Il capitale iniziale sarà di 80 miliardi, versati direttamente dai diciassette stati membri, il resto è rappresentato da impegni di intervento fino al massimo di settecento miliardi. Ogni Paese partecipa alla capitalizzazione sulla base della propria ricchezza. L’Italia risponde per il 17,9 per cento del capitale (125 miliardi). La Francia per il 20,3. La Germania per il 27,1».