Rassegna, 9 ottobre 2012
Alfano: «Silvio lascia, Casini guidi i moderati»
• Angelino Alfano, alla presentazione del libro di Ferdinando Adornato, presenti Pier Ferdinando Casini ed Enrico Letta, ha annunciato: «Per unire il centrodestra Berlusconi è pronto a non ricandidarsi. Per non consegnare l’Italia alla sinistra occorre un gesto di visione e generosità degli altri protagonisti del centrodestra». E a Casini ha detto pubblicamente: «Se Berlusconi non si ricandida hai il diritto, la possibilità e il dovere di giocare questa partita per riunire l’area dei moderati. Caro Pier, sei chiamato a questa sfida». Cicchitto poi ha aggiunto: «Ci auguriamo che Casini, Montezemolo e quanti altri affrontino la questione in modo costruttivo». Casini però non ha abboccato, ha preso la parola dopo Alfano e ha detto: «Mi auguro che i fatti dimostrino che quel che ha detto sia vero, ma gli italiani sono abituati alle giravolte di Berlusconi e quindi serve cautela nei giudizi». E ancora, «accettare le sfide è doveroso, ma anche non cedere agli inganni». Il leader centrista fa capire di non fidarsi, dice di non aspirare alla guida di una nuova coalizione e comunque chiede «un’autocritica nel Pdl sul perché sia stato dilapidato il patrimonio dei moderati». [D’Argenio, Rep]
• Scrive Lopapa su Rep che Berlusconi sarebbe preoccupatissimo per i processi a suo carico ancora in corso e vorrebbe un salvacondotto in cambio di un suo passo indietro. «È il fantasma dei processi, a inseguirlo, in primo luogo. Non solo la tenaglia Ruby che – a dispetto delle rassicurazioni dei suoi legali – sta per chiudersi già entro l’anno o al più a gennaio. Ma ci sono anche i procedimenti avviati dalla Puglia sull’affaire Tarantino e quello napoletano sul filone Lavitola, a impensierire non poco. Per non dire – racconta chi nel Pdl tiene d’occhio politica e toghe – il dirottamento sulla Boccassini, nella tana di Milano – del procedimento sul “ricatto” che avrebbe operato Dell’Utri. “Un accerchiamento” lo definisce, e non da ora, Berlusconi. Ma a piegare le ultime resistenze e a spingerlo a usare quella che ha sempre considerato l’arma finale sono stati anche gli assilli dell’imprenditore che vede il suo gruppo perdere fette importanti di mercato, valore delle azioni, prospettive di sviluppo per l’impero Mediaset. Le condizioni che il Cavaliere si prepara a porre ai suoi interlocutori in un altro mercato, quello della politica, sono dunque duplici».