Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  ottobre 05 Venerdì calendario

Il parlamento turco vota sì a interventi militari in Siria

• A fine giornata sono sembrati placarsi i venti di guerra tra Ankara e Damasco soffiati per qualche ora impetuosi l’altro ieri sera, dopo che alcuni colpi di mortaio sparati dalla Siria avevano ucciso cinque civili nella cittadina frontaliera turca di Akcakale, provocando la reazione delle artiglierie turche. Per tutta la notte e sino alle 8 (ora italiana) di ieri mattina i cannoni turchi hanno sporadicamente colpito alcune postazioni militari siriane presso la cittadina di Tel Abiyad (solo pochi chilometri da Akcakale, oltre la linea di confine). Le organizzazioni legate ai ribelli siriani segnalano «diversi morti» tra i soldati lealisti, ma ciò non è confermato dai portavoce ufficiali di Damasco. Intanto però il parlamento di Ankara ha approvato (con 320 voti contro 129) il via libera ad azioni militari contro la Siria, se richiesto dal governo, per un periodo di almeno un anno. Scrive Cremonesi: «Una mossa senza precedenti. In giugno era stata presa in considerazione, dopo che l’antiaerea siriana aveva abbattuto un caccia turco sul limite delle proprie acque territoriali al largo di Latakia. Ma i veloci contatti tra le due capitali avevano impedito che la cosa degenerasse. Quest’ennesima crisi negli ormai difficilissimi rapporti tra i due Paesi, via via peggiorati negli ultimi 18 mesi scanditi dalle rivolte popolari contro la dittatura di Assad, è stata invece parzialmente disinnescata quando, attraverso i propri rappresentanti alle Nazioni Unite, il regime siriano ha presentato le scuse e promesso che “la cosa non si ripeterà più”. In serata il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha comunque condannato all’unanimità “nei termini più forti” la Siria, ingiungendole di “non ripetere in futuro simili violazioni del diritto internazionale”. In ogni caso, sono stati rafforzati i contingenti militari turchi lungo il confine. E il vice premier Besir Atalay ha spiegato che queste sono misure precauzionali, un deterrente, non un mandato per la guerra aperta. “Non abbiamo alcun interesse a un conflitto con la Siria. Ma occorre sapere che siamo pronti a difendere il nostro territorio nazionale”, ha detto. Parole confermate più tardi dallo stesso premier Erdogan».

• Erdogan punta a farsi eleggere presidente nel 2014 e non può sottovalutare i sondaggi che mostrano come il 63% dei turchi disapprovava la gestione della crisi siriana. I quotidiani parlano di una Turchia lasciata sola dalla comunità internazionale e costretta a rispondere al fuoco per una questione di prestigio. [Ottaviani, Sta]

• Si calcola che i profughi siriani in Turchia al momento sono circa 150 mila. [Cremonesi, Cds]

• Scrive Cremonesi (Cds) che il problema più grave per Ankara restano i curdi legati alla guerriglia indipendentista del Pkk. Ne parlò a lungo a fine agosto ad Ankara il capo dei servizi di sicurezza nazionali, Hakan Fidan, con il massimo responsabile della Cia, David Petraeus, consapevole che il tema coinvolge anche Iraq e Iran. Si calcola che dagli anni Ottanta la guerra tra Pkk e governo centrale abbia causato oltre 40.000 morti. Dopo un lungo periodo di calma, lo scontro ha da un anno ripreso d’intensità. Responsabile soprattutto il governo Assad, che garantisce alle milizie del Pkk in Siria di operare liberamente lungo il confine nordorientale. Non è da escludere che ora Ankara possa utilizzare la nuova decisione del parlamento per lanciare massicci attacchi anche contro i curdi siriani.