Rassegna, 5 ottobre 2012
Anticorruzione, sì ai tre emendamenti
• Il governo ha fatto le sue tre correzioni alla legge anticorruzione che, a questo punto, mette d’accordo tutti i partiti (tranne Antonio Di Pietro). I ritocchi al ddl Alfano, che dunque dovrà tornare alla Camera, riguardano i nuovi reati di traffico di influenze illecite e corruzione tra privati ma la vera sostanza sta nell’emendamento firmato Paola Severino che di fatto rimette in pista, con incarichi lunghi anche 10 anni, i magistrati (ordinari, amministrativi, contabili, avvocati e procuratori dello Stato) distaccati «fuori ruolo» nelle istituzioni e nei palazzi della politica e all’estero. Spiega Martirano che «la norma salva magistrati fuori ruolo – fortemente caldeggiata da un esercito di capi di gabinetto, di capi degli uffici legislativi, di consiglieri giuridici, di commissari, di magistrati, distaccati un po’ in tutti i palazzi che contano – ribalta la correzione che il deputato del Pd Roberto Giachetti aveva proposto con successo alla Camera imponendo un tempo limite ai fuori ruolo: al massimo due distacchi di 5 anni. Invece il governo, non insensibile “alle esigenze di corretto funzionamento degli organi e degli enti che si avvalgono delle professionalità” dei magistrati, ha optato per il ritorno al passato: ripristinando il distacco continuativo di 10 anni. Ma, soprattutto, è stato scritto che le disposizioni non si applicano agli incarichi connessi alle cariche elettive (anche autorità indipendenti), o di mandato presso gli organi di autogoverno (Csm), agli organi di rilevanza costituzionale (Quirinale, Parlamento, Consulta) alle corti e agli organismi internazionali, alle rappresentanze diplomatiche. La lista delle eccezioni, dunque, si allunga».