Rassegna, 5 ottobre 2012
Varato il decreto sui costi della politica: niente fondi a chi non taglia
• Dopo un Consiglio dei ministri in due tempi, durato in tutto più di sei ore, ieri il governo Monti ha varato due decreti legge: uno sui tagli dei consti della politica e l’altro sull’agenda digitale. Riguardo al primo questi i punti principali per come li enumera Bagnoli sul Cds: «Pareggio di bilancio anche per gli enti locali, tagliate 600 poltrone nei consigli regionali, abolizione dei vitalizi e pensioni col sistema contributivo, tracciabilità delle spese dei gruppi consiliari, controlli preventivi sugli atti di spesa da parte della Corte dei Conti, della Ragioneria dello Stato e della Guardia di Finanza, espulsione per dieci anni dalla vita pubblica per sindaci e governatori responsabili di dissesti finanziari. E ancora: scioglimento dei consigli regionali che si rifiutino di adempiere ai tagli previsti. Multe salate agli amministratori che sgarrano mentre per le Regioni inadempienti si potrà arrivare al taglio dell’80% dei trasferimenti erariali ad eccezione di sanità e trasporto pubblico locale».
• Previsto poi un giro di vite per tutti gli amministratori locali. Sindaci e presidenti di Provincia o Regione responsabili di dissesti finanziari non si potranno candidare per dieci anni e dovranno pagare mega multe. Sarà la Corte dei Conti a imporre una sanzione da 5 a 20 volte la retribuzione percepita al momento della violazione. Bagnoli (Cds): «Nel lungo comunicato diffuso alla fine del Consiglio dei ministri si precisa che tutti gli amministratori pubblici “dovranno pubblicare sul sito internet di appartenenza redditi e patrimonio”. “La stessa trasparenza che ha introdotto per sé il governo” ha voluto ricordare il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Antonio Catricalà. Scure anche sui compensi degli assessori e consiglieri che saranno regolati sul livello della Regione più virtuosa e stabiliti dalla Conferenza Stato-Regioni entro il termine perentorio del 30 ottobre. Stesso termine per calcolare i finanziamenti pubblici in favore dei gruppi che comunque saranno tagliati del 50% e che, dice Catricalà, saranno sottoposti a meccanismo di tracciabilità. Nel mirino finiscono anche le società partecipate degli enti locali e i bilanci dei Comuni di oltre 5 mila abitanti: per tutti si avvia un “controllo strategico” per verificare l’attuazione dei programmi».
• L’altra tappa obbligata per il governo è la revisione del Titolo V della Costituzione, modificato nel 2001 dall’allora governo di centrosinistra e che – a detta di tutti – ha allargato a dismisura il potere delle Regioni senza mai rendere conto al Paese delle conseguenze. Monti ha preannunciato un disegno di legge costituzionale: «Stiamo lavorando a una proposta per ripartire diversamente le competenze fra Stato e Regioni». Senza una revisione di quei poteri, molte delle misure appena approvate per limitare i costi delle assemblee regionali potrebbero finire di fronte alla Corte costituzionale. [Barbera, Sta]
• Nel presentare il decreto sui costi della politica, Monti ha usato parole misurate e ha ringraziato anche le Regioni per la collaborazione. «Il decreto va nella direzione che le Regioni hanno proposto e indicato», ha affermato il presidente della Conferenza dei governatori Vasco Errani anticipando che «se questo verrà confermato non ci sarà alcuna impugnativa». Meno soddisfatti i sindaci. «Non ci sottraiamo alle responsabilità che per forza si devono avere quando si gestisce denaro pubblico – ha commentato con un certo sarcasmo Graziano Delrio, presidente Anci (Associazione nazionale comuni italiani) – però mi chiedo se non sarebbe il caso di sanzionare allo stesso modo quei ministri che hanno portato il debito italiano a quasi 2 mila miliardi». [Bagnoli, Cds]