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 2012  ottobre 04 Giovedì calendario

Crac San Raffaele, dieci anni a Daccò

• Il faccendiere Pierangelo Daccò è stato condannato a dieci anni di reclusione per concorso nella bancarotta del San Raffaele dello scomparso don Luigi Verzé e del suicida Mario Cal, nonché per associazione per delinquere aggravata dalla transnazionalità. I dieci anni sono quasi il doppio dei cinque anni e mezzo che i pm Pedio, Orsi e Ruta avevano chiesto per il mediatore che, non essendo mai stato amministratore dell’istituto ospedaliero finito in concordato preventivo e poi rilevato dal gruppo di Giuseppe Rotelli, era processato come «terzo estraneo» concorrente nella bancarotta da 1 miliardo di euro, per aver in 7 anni drenato 5 milioni in denaro e dissipato altri 35 in alchimie finanziarie costruite attorno a un jet di lusso. Spiega Ferrarella sul Cds: «Eppure, in questa sentenza che assolve invece l’imprenditore Andrea Bezzicheri per non aver commesso il fatto (i pm proponevano tre anni di carcere), per Daccò c’è persino qualcosa di peggio dei 10 anni incassati, frutto degli aumenti di pena per due aggravanti e una continuazione tra reati: la sentenza di primo grado, essendo superiore ai 6 anni, fa automaticamente scattare altri 12 mesi di custodia cautelare per lui che è agli arresti già da quasi un anno (15 novembre 2011) e che altrimenti sarebbe uscito dal carcere per scadenza dei termini il 13 ottobre. Ora invece, per Daccò il rischio è di non uscire più fino all’esecuzione della pena, subendo in carcere anche Appello e Cassazione. Nel frattempo gli arriverà il secondo conto giudiziario nell’altra inchiesta in cui è coinvolto, con Antonio Simone e gli ex vertici della Fondazione Maugeri, per l’appropriazione indebita di 70 milioni del colosso sanitario pavese e per la corruzione con quasi 8 milioni in benefit del presidente della Regione, Roberto Formigoni».

• Se non avesse chiesto il rito abbreviato, Daccò si sarebbe preso 15 anni. [Ferrarella, Cds]

• Colonnello sulla Sta: «Sembra che uno dei motivi che hanno spinto il giudice a superare e inasprire le richieste della procura siano stati alcuni verbali prodotti ieri in extremis dalla difesa, rivelatisi una sorta di boomerang. Si tratta di interrogatori, finora segretati, dell’ex responsabile della sicurezza del San Raffaele, Danilo Donati – accusato tra l’altro di essersi intascato un milione di euro in contanti dal nero dell’ospedale – il quale avrebbe raccontato ai pm chiaro e tondo che “Daccò era il collettore delle tangenti per Roberto Formigoni“, salvo poi, successivamente, smentirsi: “Non so nulla di quanto faceva Daccò, ho detto quelle cose perché ero arrabbiato”. Una ritrattazione che evidentemente non è stata considerata credibile dal gip ma anzi peggiorativa per la posizione già precaria di Daccò».

• Ferrarella (Cds) ricorda altre sentenze storiche per bancarotta: i quasi 18 anni a Calisto Tanzi per il crac Parmalat da 14 miliardi di euro, i 12 anni a Licio Gelli per la bancarotta del vecchio Banco Ambrosiano di Calvi, gli 8 anni a Luigi Crespi per il crac Hdc o i 4 a Florio Fiorini per Sasea.

• La condanna a Daccò ha rilanciato l’attacco del centro-sinistra contro il governatore Roberto Formigoni, che da tempo ne chiede le dimissioni, essendo stato indagato per corruzione e finanziamento illecito dei partiti per i suoi rapporti vacanzieri con Daccò. Adesso la richiesta si fa ancora più esplicita: «Formigoni tragga le conseguenze dalla condanna di Daccò – attacca il Pd regionale con il capogruppo Luca Gaffuri –. Con la sentenza di un giudice terzo gli affari illeciti di Daccò nella sanità lombarda non sono più solo una tesi dell’accusa». Giannattasio (Cds): «Andiamo al sodo. L’opposizione ha minacciato le dimissioni in massa. Ma senza un passo indietro della Lega non va da nessuna parte. Non ci sono i numeri. Che farà il Carroccio? “Se in futuro Formigoni verrà giudicato colpevole di qualcosa, a casa” scrive il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini su Facebook. Salvo ribadire che qualcosa non funziona nella sanità lombarda: “La Lega sta lavorando perché venga controllato ogni euro dato alla sanità privata e per sostenere di più e meglio la sanità pubblica. Le regole dal primo gennaio 2013 dovranno cambiare”».

• Nel frattempo la linea del Pirellone è troncare e sopire. Regione Lombardia è «totalmente estranea e la sinistra specula, in maniera infondata e vigliacca», spiega una nota ufficiale. «A sedici mesi dall’apertura delle indagini sul San Raffaele la magistratura non ha sollevato nessun addebito nei confronti di nessun esponente e di nessun atto della Regione», si tratta infatti «di malversazione di denaro privato tra privati. Nessun euro dei cittadini lombardi è stato sprecato nella nostra regione». Come dire questo è il crac del San Raffaele, Formigoni è indagato per corruzione in concorso con l’amico Daccò ma sullo scandalo della clinica Maugeri. Separiamo i campi. Resistere è la linea del Piave. [Alfieri, Cds]