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 2012  settembre 10 Lunedì calendario

L’idea di oggi era quella di fare il punto su questo Matteo Renzi che sta mettendo a soqquadro il Partito democratico

L’idea di oggi era quella di fare il punto su questo Matteo Renzi che sta mettendo a soqquadro il Partito democratico. E di rispondere alla domanda: «Può Matteo Renzi governare il Paese?». Senonché si è messo di mezzo Bersani, che ha chiuso la festa nazionale del Pd a Reggio Emilia, mentre Renzi chiudeva alle Cascine quella di Firenze, dunque ci viene bene di rimbalzare un po’ dall’uno all’altro, per capir meglio (forse) di chi stiamo parlando e soprattutto di che cosa stiamo parlando…

In che senso questo Matteo Renzi «sta mettendo a soqquadro» il Partito democratico? E chi è, in definitiva, questo tizio?

È un fiorentino di 37 anni. A 19 anni ha partecipato alla “Ruota della fortuna” di Mike Bongiorno, portandosi a casa 48 milioni di lire. È stato presidente della provincia di Firenze. Adesso è sindaco della città. Cattolico, ex Margherita, oggi nel Pd. Lo hanno soprannominato “il rottamatore” perché dall’anno scorso dice di continuo che quelli che stanno in Parlamento da vent’anni, a cominciare dal gruppo dirigente del Partito democratico, vanno rottamati, ossia devono tornare a casa. I vari D’Alema, Veltroni, Bersani e gli altri. Quando il partito ha dato il via libera alle primarie, s’è candidato subito. E ha intenzione di vincere. Ieri a Firenze ha detto: «Se non vinco le primarie non mi candido neanche al Parlamento» ribadendo poi il concetto della rottamazione dei vecchi dirigenti. È un avversario pericoloso: viene dal marketing, quindi sa come si lancia un prodotto, e ha al suo fianco Giorgio Gori, già capo di Canale 5 e della casa di produzione Magnolia, cioè un mago della televisione e della comunicazione di massa.

Infatti al Partito democratico non è piaciuto per niente che Renzi si mettesse in mezzo, e con tanta foga, alle primarie.

D’Alema, riecheggiando anche nei termini il celebre giudizio dell’“Economist” su Berlusconi, ha detto che Renzi è inadatto a governare il Paese. Come farà a saperlo… Ieri, concludendo il suo discorso a Reggio Emilia, Bersani ha gridato che andrà «a muso duro contro imbonitori e venditori di fumo». Alludeva a Renzi? Renzi è un venditore di fumo? Non più di tanti altri politici. Come sindaco, a quello che si capisce, non è male.

Che altro ha detto Bersani?

Che, se vince le elezioni, a Palazzo Chigi ci vuole andare lui. «Sempre naturalmente che Moody’s o Standard and Poor’s le elezioni non ce le aboliscano sostituendole con una consultazione fra banchieri». «Il governo lo decidono gli italiani, non i banchieri». Eccetera. Sì al matrimonio tra omosessuali. Sì alla cittadinanza italiana agli immigrati che studiano qui. Per il resto impegni generici di natura tipicamente democratica: uguaglianza, diritti, lavoro eccetera. La strategia di Bersani si basa su due sicurezze: primo, vincere facile le primarie; secondo, vincere facile le elezioni. I sondaggi gli darebbero ragione, ma il terreno è parecchio scivoloso. E, soprattutto, il Pd non sembra avere una carta di riserva nel caso, non capisco perché impossibile, che le primarie le vinca proprio Renzi. Che farà il partito allora? Si schiererà compatto dietro il giovane fiorentino, come avrebbe fatto se a vincere fosse stato il segretario? Bersani ha deciso di correre questo rischio «per ricompattare italiani e politica», secondo la sua spiegazione (che sintetizziamo). A rigore, delle primarie non aveva bisogno: lo statuto del partito lo mette automaticamente, in quanto segretario, nella condizione di candidato premier. Le primarie potrebbero anche essere inutili se la nuova legge elettorale avrà impianto proporzionale. Col proporzionale il governo e il presidente del consiglio si decidono dopo il voto, al termine di una trattativa tra i partiti. Aver vinto le primarie, in questo caso, non serve a niente.

Massima confusione pure a sinistra, mi pare di capire. Matteo Renzi che cosa si propone?

Gliel’ha chiesto sabato, con un bell’editoriale pubblicato sul “Corriere della Sera”, Antonio Polito. Per esempio: che farà Renzi, una volta entrato a Palazzo Chigi, con l’articolo 18? E con la riforma delle pensioni? Ci sta a farsi vincolare il futuro dall’Europa? Vuole o no costruire la Tav? E sulle intercettazioni? E sulla giustizia? E sulle nozze tra omosessuali?

Renzi ha risposto?

Sì, con una letterina molto abile, ma ancora piuttosto generica. In pratica ci invita tutti ad ascoltare le proposte che sciorinerà da giovedì prossimo, giorno di partenza, da Verona, del suo tour attraverso il Paese. Renzi dice che intende discutere tutto quello che ha in testa con i comitati sparsi per le cento province d’Italia. E che solo alla fine – novembre, vigilia delle primarie – ci mostrerà un programma completo in tutte le sue parti.

[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 10 settembre 2012]