La Gazzetta dello Sport, 4 ottobre 2012
Bersani ha stabilito le regole per le primarie e questo ha creato sconcerto in Matteo Renzi, l’avversario più pericoloso del segretario democratico: ««Non capisco perché non vadano bene le regole del passato, quelle che andavano bene quando hanno vinto Prodi, Veltroni, Bersani» ha scritto ieri nella sua newsletter
Bersani ha stabilito le regole per le primarie e questo ha creato sconcerto in Matteo Renzi, l’avversario più pericoloso del segretario democratico: ««Non capisco perché non vadano bene le regole del passato, quelle che andavano bene quando hanno vinto Prodi, Veltroni, Bersani» ha scritto ieri nella sua newsletter.
• Quali sono queste regole?
Saranno primarie di coalizione, aperte cioè anche ai partiti alleati del Pd. Chi vorrà votare dovrà ritirare il giorno prima un certificato elettorale e iscriversi a un albo degli elettori. Dovrà poi sottoscrivere una dichiarazione di sostegno al centrosinistra. I nomi di quelli che parteciperanno alle elezioni potranno essere resi pubblici in quanto sostenitori del centro-sinistra. Le elezioni si svolgeranno con il doppio turno, e cioè: se nessun candidato avrà preso il 51% dei consensi al primo giro, i due più votati si affronteranno in un ballottaggio. Però: potrà votare al secondo turno solo chi avrà votato al primo. Infine tutti i concorrenti dovranno stipulare un “patto di coalizione”, cioè l’impegno a sostenere il vincitore. Questo pacchetto dovrà essere votato dall’assemblea nazionale del Pd sabato prossimo, un migliaio di persone che dovranno anche esprimersi sulla deroga a quel punto del regolamento che identifica col segretario il candidato-premier. Non c’è, nelle regole rese note ieri, nessun accenno all’ammissione di sedicenni e immigrati. Nonostante questo, il pacchetto è generalmente ritenuto (per esempio da Ernesto Galli della Loggia) un trucco per boicottare Renzi.
• Perché?
Renzi ha chiesto i voti dei delusi del centrodestra, e potrà forse ottenerli se riuscità ad arrivare alle politiche nazionali. Ma i delusi del centrodestra avranno difficoltà a proclamarsi pubblicamente sostenitori del centro-sinistra, come vogliono le regole di Bersani. L’obbligo di aver preso parte al primo turno delle votazioni per poter partecipare al ballottagio è un modo per restringere il numero degli elettori e togliere a Renzi il sostegno degli indecisi. Anche il doppio turno può essere considerato un modo per favorire il segretario: le probabilità che Renzi prenda più voti di Bersani sono concrete, ma sembra improbabile che arrivi addirittura al 51%. Nel secondo turno il segretario potrà rifarsi con i voti di Vendola, per la partecipazione del quale Bersani ha molto insistito. Vendola, che non è accreditato della possibilità di vincere, impedirà però a Renzi di superare il 50% dei consensi.
• Ci sono altri candidati oltre Bersani, Renzi e Vendola?
Voleva correre anche Tabacci, dell’Api (Rutelli), ma il “patto di coalizione” lo esclude. Tabacci è un centrista convinto, improvvisamente ritenuto di sinistra perché Pisapia gli ha dato l’assessorato al Bilancio. Non si farà mai sostenitore ufficiale di Bersani. Renzi ha ancora detto: «Non faccio parte dell’assemblea nazionale del Pd. E non voglio dare motivi di ulteriore divisione: Bersani ha detto che farà di tutto per fare primarie aperte, libere e democratiche. Non so se il segretario ha ancora la maggioranza degli elettori del centrosinistra: questo lo diranno le primarie. Ma il segretario ha sicuramente la maggioranza dei membri dell’assemblea: tocca a lui dimostrarsi di parola, come io mi auguro. Da parte mia rinuncio alle polemiche e aspetto di capire cosa verrà fuori. Continuando a coltivare la speranza che prevalga la saggezza e non si cambino le regole in corsa». Renzi ha già dichiarato che, in caso di sconfitta, sosterrà lealmente il segretario. E, in caso di vittoria, non cederà Palazzo Chigi a Monti, ma lo terrà per sé.
• C’è qualche legge che regola le primarie in Italia? Come esce fuori questa curiosa competizione?
No, nessuna legge. Nel nostro caso si tratta di una consultazione privata. Le primarie le fanno dal 1912 gli americani per scegliere il candidato alla Casa Bianca. Lì esistono tutt’e due le possibilità: primarie aperte a tutti oppure riservate solo a coloro che, iscrivendosi nelle liste elettorali, si dichiarano sostenitori dei democratici o dei repubblicani. Negli Usa iscriversi alle liste elettorali è obbligatorio se poi si vuole votare. La differenza vera tra noi e loro però sta nel sistema elettorale. Negli Stati Uniti, col maggioritario purissimo, non si vota in definitiva per un partito ma per un uomo. In Italia la prossima legge elettorale potrebbe essere proporzionale: nessuno avendo la maggioranza assoluta, il capo del governo sarebbe scelto attraverso una trattativa post-elettorale tra le forze politiche. In questo caso, le primarie del Pd, disputate in un giorno da definire del prossimo novembre, risulterebbero assolutamente inutili.
• Perché Bersani insiste, allora? Oltre tutto rinunciando a un diritto che il regolamento gli riconosce, quello di essere automaticamente candidato-premier in quanto segretario.
Bersani deve rintuzzare il consistente gruppo di democratici che lavorano per il Monti-bis. Cioè in primis Veltroni e D’Alema. Una franca vittoria interna metterebbe (forse) a tacere questi oppositori occulti.
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 4 ottobre 2012]