La Gazzetta dello Sport, 3 ottobre 2012
Ieri mattina i finanzieri hanno arrestato Francone Fiorito. Prelevato all’alba in casa sua ai Parioli e portato dritto a Regina Coeli
Ieri mattina i finanzieri hanno arrestato Francone Fiorito. Prelevato all’alba in casa sua ai Parioli e portato dritto a Regina Coeli. Lui è riuscito a telefonare all’Ansa: «Urlo forte la mia innocenza. Sa su cosa punterò per difendermi? Sulla verità!». Poi: «Non ho paura della galera. Sono un uomo forte e mi sento innocente, sono certo che verrà dimostrato. E poi dentro non credo che troverò gente peggiore di quella che ho frequentato in Regione e nel partito. Anzi». Arrivato in carcere, l’hanno sentito dire: «Supererò anche questa». Nel frattempo, l’avvocato Taormina affrontava i giornalisti: «C’è stata una gogna mediatica ai danni di Franco Fiorito. Lui ha detto di aver trovato in carcere persone migliori di quelle del Pdl? È perché ha notato una distanza dei vertici del partito dalla sua posizione. Questi soldi che provenivano dalla Regione spesso tracimavano verso spese di carattere nazionale, quindi alla fine vedremo chi è senza peccato». E le fatture nel tritacarte? «Non credo che si tratti di cose pertinenti alla gestione del gruppo».
• C’era bisogno di metterlo dentro?
I magistrati sostengono che concorrevano tutt’e tre le motivazioni del carcere preventivo: poteva inquinare le prove, poteva scappare, poteva ripetere il reato. Nella sua telefonata Fiorito ha risposto: «Reiterare? Il Consiglio è sciolto. L’ordinanza si basa su un ipotetico pericolo di fuga e sul fatto che essendo ancora consigliere e presidente della Commissione bilancio potrei reiterare il reato: ma Consiglio e Commissione sono ufficialmente sciolti. Di certo non mi aspettavo di essere arrestato, e non credo che sia giusto». Taormina, com’è suo costume, è andato all’attacco: «Mi pare ci sia un problema serio di qualificazione giuridica dei fatti contestati. Corte costituzionale, Cassazione e consiglio di Stato convergono per qualificare i fatti come appropriazione indebita e non come peculato. Quanto alle esigenze cautelari c’era stata la disponibilità di restituzione degli atti in suo possesso e la restituzione del denaro. Non ci sono esigenze cautelari. Aspettiamo l’ordinanza per altri settanta consiglieri regionali con riferimento anche a coloro che fanno parte della segreteria dell’ufficio di presidenza del consiglio regionale». Cioè, sottintende Taormina: le cose che ha fatto Fiorito le hanno fatte tutti, se c’è la galera per Fiorito deve esserci per tutti.
• Accanimento?
Lei sa che io sono innocentista per chiunque fino a prova contraria, cioè fino a sentenza. Il fatto è che a Fiorito non crede nessuno: la storia dei 109 bonifici fatti a se stesso? La storia delle fatture falsificate per creare un giustificativo ai rimborsi tratti dalla cassa del gruppo, di cui era lui ad avere le chiavi? L’uomo è apparso finora abbastanza spregiudicato, arrogante e spaccone e questo probabilmente ha contribuito a rafforzare l’idea che potesse fuggire o inquinare le prove. Anche Vincenzo Piso, coordinatore del Pdl del Lazio, chiama quella di Fiorito “spavalderia da pokerista”. I pidiellini continuano a sbranarsi tra di loro.
• I democratici che dicono?
Vogliono votare al più presto. «La notizia grave dell’arresto di Fiorito getta fango sull’intero sistema locale. Bisogna andare al voto entro novembre. La situazione è drammatica». Così Michele Meta, membro della direzione nazionale dei Democratici. Si tratta però anche qui di tattica politica: il Pd punta a vincere nel Lazio e in Sicilia e, attraverso queste due vittorie, a ipotecare pesantemente il successo alle politiche. Per la medesima ragione, Polverini tarda a indire le elezioni e, d’intesa con la leadership nazionale del Pdl, sostiene la tesi singolare che non è obbligata a far votare il Lazio entro 90 giorni, ma che entro 90 giorni deve far conoscere la data delle elezioni. Se passasse questa tesi, il centrodestra riuscirebbe ad accorpare queste regionali alle politiche (election day
). È una tesi che il ministro Cancellieri ha già smentito. Peraltro senza risultati, per ora.
• Come vanno le inchieste nelle altre regioni?
Ci sono notizie dall’Emilia. I finanzieri si sono presentati in Regione intimando la consegna di tutti i documenti relativi alle spese della legislatura precedente e del biennio 2011-2012. Hanno lasciato ai capigruppo qualche giorno di tempo per fare la fotocopie. Pare che le carte da spulciare riempiano 17 faldoni. Anche qui si ragiona in termini di peculato, nonostante le argomentazioni – a Roma - dell’avvocato Taormina. Del resto il dipietrista Nanni e il leghista Parma sono sotto inchiesta proprio per questo reato.
• E il decreto taglia-spese regionali del governo?
È pronto e dovrebbe essere emanato domani. Formigoni ha dichiarato che le Regioni sono pronte a tagliare 300 consiglieri. Il bello è che una legge relativa al taglio dei consiglieri e dei costi delle Regioni era già stata fatta approvare da Tremonti. Ma – un po’ come sta accadendo con la spending review dello scorso luglio – presidenti e giunte, le stesse che adesso implorano di essere tagliate per sfuggire al pubblico ludibrio, avevano fatto orecchio da mercante.
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 3 ottobre 2012]