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 2012  ottobre 03 Mercoledì calendario

Diaz, la Cassazione: puro esercizio di violenza

• La Quinta sezione penale della Cassazione ha reso note le motivazioni della condanna degli autori della «macelleria messicana» avvenuta durante il G8 di Genova, nel luglio del 2011, sottolineando che le violenze alla Diaz, «perpetrate dalla polizia», sono state di «una gravità inusitata», «gettando discredito sulla Nazione agli occhi del mondo». Quelle «violenze, generalizzate in tutti gli ambienti della scuola, si sono scatenate contro persone all’evidenza inermi, alcune dormienti, altre già in atteggiamento di sottomissione con le mani alzate e, spesso, con la loro posizione seduta, in manifesta attesa di disposizioni, così da potersi dire che si era trattato di violenza non giustificata e punitiva, vendicativa e diretta all’umiliazione e alla sofferenza fisica e mentale delle vittime». Per dirla in sintesi, i giudici supremi sostengono che i poliziotti hanno dato vita a un «puro esercizio di violenza». [Calandri, Rep]

• Scrive Ruotolo sulla Sta: «Ma per quelle violenze, gli autori materiali, non sono stati condannati per intervenuta prescrizione. I giudici del Palazzaccio, dunque, hanno ricostruito gli eventi che hanno preceduto e seguito la perquisizione alla scuola Diaz, sposando la tesi che in realtà dietro la “scellerata operazione mistificatoria” ci fosse l’allora direttore dello Sco, Francesco Gratteri, che aveva avuto mandato dall’allora Capo della Polizia, Gianni De Gennaro, ad effettuare perquisizioni, “in particolare presso la scuola Paul Klee – sospettata di essere divenuta il rifugio di appartenenti al gruppo violento dei cosiddetti “black bloc” - e nel pomeriggio era giunto a Genova, sempre inviato da De Gennaro, il prefetto La Barbera”, con il compito di organizzare le retate dei black bloc. Secondo le motivazioni, l’attuale sottosegretario Gianni De Gennaro, voleva riscattare l’immagine della polizia, “essendo apparsa inerte di fronte ai gravissimi fatti di devastazione e saccheggio che avevano riguardato la città di Genova”. Ma i giudici esprimono un giudizio molto pesante su De Gennaro, accusandolo di aver in qualche modo fatto scattare il meccanismo: “L’esortazione rivolta dal Capo della Polizia a eseguire arresti, aveva finito con l’avere avuto il sopravvento rispetto alla verifica del buon esito della perquisizione stessa, per cui all’operazione erano state date caratteristiche denotanti un assetto militare”».