Rassegna, 28 settembre 2012
Napolitano e l’emergenza carceri: introdurre pene alternative
• Incontrando una delegazione di 120 giuristi e accademici firmatari di una lettera aperta sull’emergenza carceri, Giorgio Napolitano ha invitato il Parlamento a intervenire al più presto, anche introducendo «pene alternative». Breda (Cds): «Fra gli indicatori della civiltà di una nazione c’è anche quello del funzionamento del suo sistema carcerario. Un sistema che da noi, lo sappiamo da un tempo infinito, è tale da collocarci ai livelli più bassi e mortificanti nelle graduatorie di tutto il mondo. “Una realtà che non fa onore al nostro Paese, ma anzi ne ferisce la credibilità internazionale e il rapporto con le istituzioni europee”, dice Napolitano. Bisogna fare qualcosa. Presto. In Parlamento. Davanti al quale vanno portate e affrontate “proposte in grado di incidere anche e soprattutto sulle cause strutturali della degenerazione” attuale, in modo che in quella sede “trovino sollecita attuazione”. A cominciare dai progetti di legge, “già in avanzato stato di esame, per l’introduzione di pene alternative alla prigione”. E vanno valutate poi, in questa legislatura ormai vicina al termine o nella prossima, “le questioni di un possibile, speciale ricorso a misure di clemenza”. Cioè un’amnistia o un indulto. A costo di cambiare l’articolo 79 della Costituzione, che regola i due istituti con maglie troppo strette».
• In Italia ci sono 66.271 detenuti su di 45.568 posti disponibili negli istituti penitenziari. [Breda, Cds]
• Nel giro di pochi anni, dall’ultimo provvedimento di clemenza datato 2006 che aveva portato a 31 mila i detenuti, le carceri tornano a scoppiare. Sono soprattutto stranieri (il 40 per cento) e detenuti ancora in attesa di giudizio: il 42 per cento di chi è rinchiuso dietro le sbarre. [Rosso, Rep]
• È stato calcolato che la recidiva di chi resta tutto il tempo chiuso in cella è tripla a quella di chi sconta la condanna con misure alternative (il 68,5% contro il 19%). [Grignetti, Sta]