Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  settembre 28 Venerdì calendario

Monti non esclude il bis: se serve, ci sarò

• Da New York, parlando in inglese al Council on Foreign Relations, Mario Monti ha fatto sapere: «Non penso ci sarà una seconda occasione, ma se dovesse servire io ci sarò». Più nel dettaglio il premier italiano ha detto: «A coloro che insistono a domandarmi: “Ma lei sarà proprio indisponibile?” rispondo che non sarò candidato alle elezioni. Sarò al mio posto». Ossia il seggio di senatore a vita. Ma, ha continuato, «se le forze politiche dovessero ritenere che in particolari situazioni mi sia ancora richiesto di servire in qualche modo il Paese io ci sarò». «Spero non si verifichino», ha proseguito diplomaticamente sulle circostanze. [Caprara, Cds]

• «Voglio che le forze politiche sappiano che non ho alcun piano politico per il futuro, ma voglio che sappiano, e che i mercati e la comunità internazionale sappiano, che sarò lì se ce ne sarà bisogno», ha precisato Monti parlando a Bloomberg un paio d’ore dopo aver sganciato la bomba. È questo del resto il suggerimento che lo stesso capo dello Stato ha fornito al premier prima della sua partenza per gli Stati Uniti. Per rassicurare i mercati, ha consigliato Napolitano, meglio sfumare sul no assoluto a un secondo mandato a palazzo Chigi. «Non ho nessun piano», ha ribadito Monti prima tornare in Italia, «resto estraneo agli schieramenti. Ma incontro quotidianamente alcuni in Italia, molti all’estero e tutti sui mercati, che manifestano la loro preoccupazione per il dopo elezioni». Di fronte a questi «non mi sento di dire che non avrò in futuro lo stesso spirito di servizio verso il Paese. Io rassicuro chi esprime preoccupazione. Comunque decideranno gli italiani, non la comunità internazionale». [Bei, Rep]

• Il Council on foreign relations di New York, centro non partisan di dibattito ed elaborazione sulla politica estera, una sorta di istituzione non formalizzata che ha tra i suoi direttori ex segretari di Stato come la democratica Madeleine Albright e Colin Powell che ebbe lo stesso ruolo sotto il presidente repubblicano George W. Bush. Il Council gestisce oltre 150 miliardi di dollari in tre continenti. [Caprara, Cds]

• Riotta sulla Sta: «Il Council è stato fondato nel 1921, dopo che il presidente Wilson aveva chiesto a 150 esperti di aiutarlo nel primo dopoguerra. Da allora il Cfr ha mediato tra Casa Bianca e mondo nei momenti cruciali, con il celebre articolo firmato Mister X da George Kennan, che sulla rivista del Council, Foreign Affairs, disegnò per mezzo secolo la politica di contenere l’Urss, con i discorsi dati nella palazzina della 58th strada da Clinton e Bush, con i seminari offerti al presidente Eisenhower di cui si diceva “quel che sa di economia l’ha imparato al Council”».

• Fra cinque giorni il primo duello televisivo Obama-Romney. [Rampini, Rep]

• Scrive Verderami sul Cds che Monti aveva anticipato l’annuncio di ieri a Silvio Berlusconi: «Non era la prima volta che il leader del Pdl glielo chiedeva, ma è stata l’ultima volta che il premier ha inteso affrontare l’argomento. “Càndidati, Mario. Ti sosterremmo in tanti: io, Casini, Montezemolo...”, l’aveva esortato Berlusconi, che aveva ricondotto la sua proposta a un’infinita serie di considerazioni politiche interne e internazionali: la crisi dei partiti italiani e dell’economia mondiale, l’Europa e l’euro, le pressioni dei mercati e delle cancellerie. Ma il no di Monti era stato convinto e definitivo, dettato, più che dal suo status, dalla sua formazione e della sua indole. E la postilla con cui aveva lasciato un varco a una “eventuale continuazione della mia esperienza di governo”, era stata simile al ragionamento svolto poi a New York».

• Ieri mattina, prima di parlare al Council, il presidente del Consiglio avrebbe parlato sia con Giorgio Napolitano che con Pier Ferdinando Casini. Lo scrive Martini sulla Sta: «Impossibile immaginare quali sviluppi possano aprirsi ora, ma per la prima volta la rimozione del veto da parte di Monti apre un altro scenario, oltre a quello del bis delle grandi intese: un governo guidato dal Professore, ma formato da una coalizione composta dall’Udc di Casini e dal partito che uscisse più forte dalle elezioni. Al momento il partito più accreditato per quel primato è il Pd, che però già da tempo coltiva uno scenario diverso, istituzionalmente inattaccabile. Subito dopo le elezioni della primavera 2013 il Parlamento deve assolvere due adempimenti: l’elezione dei presidenti di Camera e Senato, subito dopo il Parlamento elegge il nuovo Capo dello Stato, il quale a sua volta affiderà l’incarico di formare il nuovo governo. Nulla impedisce a Bersani di immaginare che un personaggio come Monti possa essere indicato da un vasto arco di forze come il più autorevole candidato al Colle».