28 settembre 2012
Sette, 28 settembre 2012 Ragazze Colasanti Donatella, di anni 17, e Lopez Rosaria, di anni 19, tutte e due di modeste origini, casa all’Ardeatino, borgata di Roma, e famiglia umile, alle 16
Sette, 28 settembre 2012
Ragazze Colasanti Donatella, di anni 17, e Lopez Rosaria, di anni 19, tutte e due di modeste origini, casa all’Ardeatino, borgata di Roma, e famiglia umile, alle 16.30 di lunedì 29 settembre 1975, jeans attillati e camicetta, aspettano davanti al cinema Ambassade alcuni ragazzi conosciuti giorni prima facendo l’autostop.
Ragazzi Guido Gianni, di anni 20, nipote di armatori, magro, molto alto, capelli e occhi neri, una piccola cicatrice sulla guancia sinistra, vestito con pantaloni scuri e una maglietta color crema, e Izzo Angelo, di anni 20, figlio di un costruttore edile, occhi azzurri sporgenti, più basso dell’amico, una cicatrice pure lui ma sul polso sinistro, maglietta celeste con righe bianche e blue jeans. Hanno dato appuntamento alle due ragazze per divertirsi un po’, per loro «le donne sono solo dei pezzi di carne, delle non persone» (Angelo Izzo a Franca Leosini).
Marsigliesi Izzo e Guido, che portano le due ragazze al Circeo e dopo una mezz’ora tirano fuori la pistola: «I due si svelano subito e ci chiedono di fare l’amore. Rifiutiamo. Insistono e ci promettono un milione ciascuna. Rifiutiamo di nuovo. A questo punto Guido tira fuori una pistola e dice: “Siamo della banda dei Marsigliesi, quindi vi conviene obbedire, quando arriverà Jacques Berenguer non avrete scampo, lui è un duro, è quello che ha rapito il gioielliere Bulgari”» (dalla deposizione di Donatella Colasanti)
Berenguer Jacques Berenguer, nome di fantasia di Andrea Ghira, 22 anni, ex studente del Giulio Cesare, ricco e fascista, amico di Guido e Izzo, proprietario di Villa Moresca al Circeo, dove i compagni hanno portato Donatella e Rosaria.
35 ore Le due ragazze, tenute prigioniere per 35 ore chiuse dentro a un bagno completamente nude e fatte uscire una alla volta solo per subire sevizie, costrette a praticare ripetutamente sesso orale con Guido e Izzo per tutta la notte e anche il giorno dopo.
Ghira Andrea Ghira arriva nella Villa verso le 17 di martedì pomeriggio. Racconta la Colasanti: «scelse Rosaria e la portò in una stanza. Angelo prese me, mi mise un cuscino sulla bocca e mi piantò la pistola alla nuca. Siccome mi lamentavo Gianni cominciò a picchiarmi, a darmi calci sulla schiena. Negli stessi momenti sentivo Rosaria che gridava nell’altra stanza».
Liquido Le due ragazze, picchiate e violentate, e costrette infine a farsi iniettare «un liquido rosso» che doveva servire a farle dormire. «A Rosaria dissero che l’avrebbero addormentata al terzo piano. E Angelo la portò su per le scale. Intanto Jacques (Ghira, ndr) prese la siringa e mi fece prima un’iniezione, poi un’altra. Ma io non mi addormentavo, anzi non provavo nessuna sensazione di torpore. Vidi Angelo e Rosaria ridiscendere dal terzo piano. Angelo si lamentava perché l’iniezione non aveva fatto effetto su Rosaria. E Gianni gli disse: “Prova con il cuscino”. Angelo aveva tra le mani un laccio emostatico e si vantava che lui con quel laccio aveva ammazzato tanta gente. Rosaria fu portata di nuovo al piano di sopra, e da quel momento non l’ho più vista»
Rosaria Rosaria, che viene stuprata ripetutamente anche con strumenti meccanici, e poi affogata nella vasca da bagno del piano di sopra.
Donatella Donatella, che nonostante le tre iniezioni non riesce ad addormentarsi, viene prima trascinata per casa con una cintura di cuoio legata al collo, poi presa a calci in faccia, infine, picchiata con un cric, una chiave inglese e una sbarra.
Mamme «Che famo? La famo una telefonata alle mamme de ‘ste morte pe’ dije che nun tornano stasera» (Ghira agli altri due dopo aver caricato i corpi delle due ragazze nel portabagagli della sua Fiat 127)
Viva La Colasanti, che nonostante le botte era ancora viva, verso le 2.30 del mattino inizia a bussare forte dentro il baule della Fiat, parcheggiata dai tre in via Pola, pieno centro di Roma, e viene infine liberata grazie all’intervento di una guardia. Dentro il bagagliaio c’è anche il cadavere di Rosaria.
Incidente «Aho, è stato un incidente sul lavoro, no? [...] Ma che me frega. Pijamo dieci anni e annamo a donne ‘n’ antra vorta» (Gianni Guido ai poliziotti dopo l’arresto)
Lucrezia Dell’Arti