Rassegna, 20 settembre 2012
Polverini minaccia le dimissioni e sale al Viminale
• Renata Polverini ieri è tornata a minacciare le dimissioni, si è consultata con il Viminale sui tempi del voto nel caso in cui lasciasse e ha discusso con Silvio Berlusconi che ha tentato di convincerla a rimanere al suo posto. Menicucci sul Cds racconta la giornata del governatore del Lazio: «Da casa, si collega con Mattino 5. Ed è un fiume in piena: “Vogliono cercare di far capire all’opinione pubblica – dice – che il presidente della Regione vale un consigliere. Vedo che ci sono degli articoli che fanno i conti sul mio staff (189 persone nelle segreterie degli assessori, il record ce l’ha Gabriella Sentinelli, ndr). Io ho il dovere di amministrare e governare”. E ancora: “La cosa che non mi pare sia stata compresa dal consiglio regionale è che bisogna fare. Si sta proseguendo in una lotta intestina e mi auguro che la smettano con un atteggiamento ridicolo: io ho molto alto il senso del ridicolo e l’ho superato. O questa storia finisce oggi o la faccio finire io”. La conclusione è drastica, da rottura: “Ho chiesto un appuntamento al ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri per capire, nel caso in cui si proceda a questo disastro, quali sono i tempi e le condizioni per andare al voto”. Apriti cielo. Da quel momento, e per buona parte della giornata, Polverini è “dimissionaria”. Prima incontra il questore, poi arriva in Regione, si trova sotto il naso le foto del toga party di De Romanis, con lei e l’assessore Cetica immortalati vicino ad un uomo con improbabile parrucca bionda, e la rabbia sale ancora. Lascia la sede della Regione da sola, senza neppure la fidatissima segretaria e sale al Viminale, dalla Cancellieri. Al ministero, l’incontro convocato a “mezzo stampa”, non lo prendono benissimo. Il colloquio è breve, venti minuti. Polverini chiede le regole per andare al voto, Cancellieri è sorpresa e riferisce il parere dell’Avvocatura: “È tutto indicato sullo Statuto della Regione: dalle dimissioni ci sono tre mesi per indire le elezioni e sei mesi per farle”».
• «Situazione complicata? Come no. Ma a incasinarla ulteriormente ci si sono messi persino i deputati del centrodestra – non avessero i loro guai – che a Montecitorio, pomeriggio inoltrato, si sono incaricati di diffondere le loro disinformatissime certezze: la Polverini sta telefonando ai suoi assessori, li sta avvertendo uno per uno che la festa è finita, entro breve ci sarà una conferenza stampa, poi andrà a Palazzo Grazioli dal capo. Macché. Tutte fantasie. Di sensato c’era soltanto la considerazione di Ugo Sposetti, deputato del Pd (ed ex tesoriere dei Ds): “Doveva piantare tutto lunedì, avrebbe fatto un figurone e l’avrebbero rieletta col sessanta per cento”». [Feltri, Sta]