Rassegna, 17 settembre 2012
Usa: evacuate le ambasciate a rischio
• Gli Stati Uniti hanno inviato nel Mediterraneo e in Medio Oriente velivoli e forze speciali. Ieri il segretario alla Difesa Panetta ne ha spiegato la ragione: il Pentagono ha schierato unità pronte a intervenire nel caso si verifichino situazioni di emergenza. Lui è convinto che il peggio sia passato ma considera la storia delle violenze chiusa. In qualsiasi momento potrebbero verificarsi nuovi episodi, a partire da oggi, con l’appello dell’Hezbollah a manifestare «con forza» per tutta la settimana. Spiega Olimpio (Cds): «Dove ha potuto (Libia) ha inviato rinforzi dei marines, in altre Paesi – Tunisia, Sudan, Yemen – ha ordinato il rimpatrio del personale non necessario e dei familiari. Misura motivata con il fatto che le autorità si sono rivelate incapaci di fronteggiare in modo adeguato gli estremisti. Le manovre visibili sono accompagnate da quelle più discrete, affidate a forze speciali e agli onnipresenti droni. Gli aerei senza pilota sono in azione in Libia, dove tengono d’occhio i militanti sospettati di essere gli autori dell’assalto di Bengasi. Una pressione, anche psicologica, che si aggiunge alle indagini che partono dalla cinquantina di arrestati. Il presidente libico Mohamed Magariaf ha affermato che i terroristi locali potrebbero aver ricevuto l’aiuto di stranieri provenienti da Mali e Algeria. I salafiti locali hanno fatto da schermo a elementi forse legati ad Al Qaeda nella terra del Maghreb. Ma se questa fazione ha voluto aprire il fronte libico sembra strano che non lo abbia rivendicato. Analizzando i video della tragica notte gli agenti locali si sono accorti che alcuni dei presenti parlavano in egiziano. Magari si trattava di semplici dimostranti però le autorità vogliono capire chi fossero. Anche perché testimonianze hanno riferito che alcuni degli assalitori – armati di lanciagranate Rpg – non sarebbero stati libici».