La Gazzetta dello Sport, 18 settembre 2012
S’era pensato di fare un titolo del genere: «A Milano rubano come a Roma?», o magari all’inverso
S’era pensato di fare un titolo del genere: «A Milano rubano come a Roma?», o magari all’inverso. Senonché, guardando meglio, i casi di Roma e Milano sono piuttosto diversi. A Milano la Procura e il quotidiano “la Repubblica” accusano direttamente il governatore Formigoni, il quale si difende senza arretrare di un centimetro. A Roma è sotto accusa l’ex capogruppo del Pdl alla Regione Lazio, Franco o Francone Fiorito. Costui si difende per modo di dire, anzi ha praticamente ammesso tutto, con la complicazione che ha tirato dentro o cercato di tirar dentro altri colleghi di partito, a cominciare da quello che lo ha sostituito sulla poltrona di capogruppo. Infatti, mentre in Lombardia, ad onta di qualche furbata leghista, non c’è per il momento pericolo di dimissioni-scioglimento dell’assemblea-nuove elezioni, a Roma ieri sera la governatrice Polverini, in veste bianca tagliata sopra il ginocchio, ha pronunciato di fronte all’assemblea un po’ attonita e un po’ ridacchiante un discorso di fuoco nel quale ha annunciato che o si procede a misure di forte moralizzazione o lei si dimette e si torna tutti a casa. Le misure di moralizzazione sono anche state elencate e tutti, a cominciare dai capi dei berlusconiani, dicono che vanno approvate. Ma intanto si voterà venerdì e di qui ad allora può ancora succedere di tutto.
• Vediamo nel dettaglio le due situazioni.
Quella lombarda l’abbiamo già raccontata una volta, si basa sull’ipotesi, formulata dai giudici milanesi e sostenuta con convinzione da “Repubblica”, che soprattutto la clinica Maugeri abbia adoperato il faccendiere Daccò e il suo complice Simone per accelerare le pratiche dei rimborsi regionali, garantendo un compenso pari al 25% delle cifre di volta in volta trattate. Negli ultimi giorni sono sfilati davanti al giudice Greco testimoni che hanno messo, almeno apparentemente, ancor più nei guai Formigoni: uno di questi ha addirittura sostenuto che le delibere, poi approvate dalla Regione, venivano scritte direttamente alla Maugeri, Formigoni sarebbe stato compensato per la sua benevolenza con vacanze da cinque milioni di euro, eccetera eccetera. Formigoni ha risposto che queste accuse sono ridicole, tutti sanno (ed è innegabile) che la sanità lombarda è in Italia quella che costa meno e dà i risultati migliori, «undici volte i giudici mi hanno portato a processo e undici volte sono stato assolto con formula piena».
• E le accuse dei manager?
Formigoni ricorda che quello che dicono questi manager va poi confrontato con quello che dicono Daccò e Simone, i quali dicono cose completamente diverse. “Repubblica” continua a chiedergli le ricevute con le quali sarebbe facile dimostrare che le vacanze se le è pagate da sé e Formigoni ha già risposto che le ha buttate via, che non aveva nessun obbligo di conservarle, che “Repubblica” è la “Pravda” nostrana, il giornale sovietico che aggiustava gli avvenimenti del mondo secondo l’inevitabile visione della cricca comunista al potere a Mosca.
• Il caso di Roma, invece…?
La Regione Lazio distribuisce ai gruppi consiliari 15 milioni di euro l’anno, soldi che i gruppi si ripartiscono poi in proporzione alla consistenza di ciascuno. Con queste somme si pagano normalmente i collaboratori e i portaborse dei consiglieri, gli affitti degli uffici che i politici laziali tengono in città eccetera eccetera. Senonché il capogruppo e tesoriere del Pdl Franco Fiorito – da Anagni, 190 chili per un metro e 95 d’altezza - se li metteva bellamente in tasca col sistema banalissimo dell’autofatturazione. La Banca d’Italia ha scoperto l’inghippo – fin troppo facile – da qui è partita l’inchiesta e alla fine s’è trovato che Fiorito l’aveva fatta – l’autofatturazione – 109 volte, portandosi a casa quasi un milione di euro. Ai magistrati ha negato poco o niente. Per esempio, a proposito di certe vacanze pagate con i denari del contributo regionale «Sì, sono andato in due splendidi resort della Costa Smeralda con i soldi del Pdl. La campagna elettorale delle regionali mi aveva lasciato spossato e depresso. Avevo bisogno di una vacanzona». Le probabilità che finisca in galera sono alte. Nel frattempo ha sostenuto che anche il suo successore Battistoni sbafava, lo stesso Battistoni che a suo tempo aveva denunciato la pidiellina Angela Birindelli di aver finanziato, sempre con i soldi del contributo ai gruppi, dei giornali locali…
• È su questo che la Polverini…
La Polverini ha pronunciato un discorso vibrante: «Mi vergogno…» eccetera «chiedo scusa» eccetera «o si cambia o usciremo da qui come ex consiglieri regionali» eccetera, cioè minaccia di dimettersi e che si torni a votare. Ha fatto anche la lista delle cose che si devono assolutamente approvare, altrimenti lei manda tutto in malora. Tra queste: azzerare i contributi destinati ai gruppi consiliari, dimezzare le commissioni consiliari, cancellare quelle speciali, ridurre il numero di consiglieri e assessori, niente autoblu. Prendere o lasciare. Frasi anche drammatiche: «I tumori che stanno qua dentro vanno estirpati, come sono stati estirpati quelli che avevo in gola» (lo scorso agosto, in numero di due).
• Perché i consiglieri di tanto in tanto ridacchiavano?
Perché pensavano male. La Polverini scopre solo adesso il malaffare romano? La Polverini vuole uscire dalla Regione con un colpo di teatro per candidarsi in Parlamento… La Polverini sta già facendo campagna elettorale per fare il sindaco di Roma… Maldicenze.
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 18 settembre 2012]