La Gazzetta dello Sport, 9 settembre 2012
Il nostro presidente del Consiglio, Mario Monti, schizza di qua e di là come una pallina da flipper: prima a Bari per la Fiera del Levante, poi a Fiesole per l’assise del Partito popolare europeo (è qui che è andato a rendergli omaggio Matteo Renzi), infine a Cernobbio, dove ha visto Van Rompuy, presidente del Consiglio europeo, con il quale ha concordato una riunione di capi di stato e di governo a Roma, la città dove furono firmati per la prima volta (anno 1957) quei trattati che quarant’anni dopo avrebbero reso possibile Maastricht, l’euro e il resto
Il nostro presidente del Consiglio, Mario Monti, schizza di qua e di là come una pallina da flipper: prima a Bari per la Fiera del Levante, poi a Fiesole per l’assise del Partito popolare europeo (è qui che è andato a rendergli omaggio Matteo Renzi), infine a Cernobbio, dove ha visto Van Rompuy, presidente del Consiglio europeo, con il quale ha concordato una riunione di capi di stato e di governo a Roma, la città dove furono firmati per la prima volta (anno 1957) quei trattati che quarant’anni dopo avrebbero reso possibile Maastricht, l’euro e il resto. Questo incontro di Roma dovrebbe rinsaldare il sentimento unitario del Continente, dato che adesso – dice il capo del governo - «c’è il rischio che mentre la costruzione europea si perfeziona, le difficoltà dell’Eurozona facciano emergere grandi crescenti e pericolosi fenomeni di rigetto nelle opinioni pubbliche dei vari Paesi, con tendenze all’antagonismo, e populismi che mirano alla disgregazione. La contrapposizione tra Paesi del Nord e del Sud dell’Europa fa riemergere vecchi stereotipi e vecchie tensioni: è paradossale e triste che mentre si sperava di completare l’integrazione europea si verifichi un pericoloso fenomeno opposto che mira alla disintegrazione dell’Europa». Queste parole sono la logica continuazione di quello che Monti aveva detto l’altro giorno, e cioè che si sta sviluppando, tra di noi, un forte sentimento antitedesco. A cui fa da contraltare, dopo le decisioni di Draghi di giovedì, un fortissimo sentimento anti-italiano in Germania.
• Che cos’è Cernobbio?
Nella Villa d’Este di Cernobbio, ridente cittadina sul lago di Como, si svolge ogni anno dal 1975 un seminario (workshop) a cui partecipano, discutendo dei massimi problemi del mondo, i migliori cervelli in circolazione, economisti, politici, intellettuali eccetera. Per partecipare si paga (tra i 10 e i 20 mila euro per tre giorni e tre notti), i dibattiti si svolgono a porte chiuse, ma è possibile raccontare poi quello che si è sentito, purché non si citi mai la fonte, senza cioè mai dire chi ha detto cosa. Sono ammessi pochissimi giornalisti, scelti, che girano con un contrassegno giallo. Ieri s’è materializzata anche Barbara Berlusconi, venuta in veste di consigliera del Milan: abito nero, tacchi a spillo, capelli ramati. A un certo punto, su un grande schermo, è apparso Napolitano. Discorso molto significativo: ci vuole una nuova legge elettorale ed è necessario che nel 2013 si continui l’opera di Monti. Glielo dico con parole mie perché non abbiamo spazio.
• «Si continui l’opera di Monti» o «si continui con Monti»?
Il presidente più oltre di così non poteva spingersi. Lui ha detto: «Si continui con l’opera di Monti». Tutti hanno capito: «Si continui con Monti».
• Si può continuare con Monti?
È il grande tema politico del momento. Il “Sole 24 Ore Radiocor” ha distribuito tra i 137 partecipanti – tutti cervelloni, come ho detto, banchieri, manager, imprenditori, insomma classe dirigente – un questionario in cui si chiedeva se sarebbe auspicabile un Monti-bis. L’80% ha risposto di sì. Aggiungiamoci che la Merkel, l’altro giorno, ha chiesto allo stesso Monti: «Che cosa accadrà nel 2013? Dopo le elezioni abbiamo la certezza che il percorso avviato dall’Italia vada avanti?». Obama pensa e fa sapere che a parer suo è a Mario Monti, prima ancora che a Draghi, che si deve la salvezza dell’Europa. Come lei sa, Monti non fa che smentire di voler continuare. Ma anche lui: che altro potrebbe dire?• Questo discorso ci porta dritti in casa dei democratici.
Già, perché tutti i sondaggi dicono che il Pd sarà il prossimo vincitore e chi glielo dice a Bersani che il mondo non lo gradisce? Bersani, oltre tutto, da quell’orecchio non ci sente e ha persino ragione. Se vince le elezioni, perché non dovrebbe essere lui a governare?
• Quindi?
Quindi possono accadere quattro cose. Primo: Bersani vince, fa il governo e magari offre il ministero degli Esteri e quello dell’Economia a Monti. Secondo: passa una legge elettorale concepita in modo tale che il Pd è il partito con più voti, ma non abbastanza seggi per avere la maggioranza in Parlamento. In questo caso, Bersani è incastrato, si forma una maggioranza tipo quella di adesso e Monti torna a Palazzo Chigi. Terzo: chiediamo i soldi in prestito alla Bce (cioè: ci facciamo comprare i Btp per tener giù lo spread) e la trojka, la stessa che sta torchiando Atene, impone tra le altre cose un governo Monti. Quarto: Matteo Renzi vince le primarie e fa fuori Bersani, poi offre la presidenza del Consiglio a Monti (ha già manifestato l’intenzione di far così). C’è un quinto scenario: dopo tutte queste manfrine, che dovrebbero risultare da un voto anticipato a febbraio, i partiti mandano Monti al Quirinale al posto di Napolitano. E si ricomincia daccapo.
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 9 settembre 2012]