28 dicembre 1920
D’Annunzio lascia Fiume al popolo
• Gabriele d’Annunzio riunisce il Consiglio della Reggenza di Fiume e annuncia che lascerà piena libertà d’azione alla cittadinanza. Nel pomeriggio i delegati fiumani comunicano al generale Carlo Ferrario che la città è disposta a subire l’imposizione del Trattato di Rapallo. Ferrario chiede che le dimissione del governo siano confermate da una lettera autografa di d’Annunzio. [Castellini, St. Ill. 9/1969]
• Nella notte fra oggi e domani d’Annunzio scrive la lettera di dimissioni per il generale Ferrario: «Io non posso imporre alla città eroica la rovina e la morte totale che il Governo di Roma e il Comando di Trieste minacciano. Io rassegno nelle mani del Podestà e del Popolo di Fiume i poteri che mi furono conferiti il 12 settembre 1919 e quelli che il 9 settembre 1920 furono conferiti a me e al Collegio dei Rettori adunati in Governo Provvisorio. Io lascio il Popolo di Fiume arbitro unico della propria sorte, nella sua piena coscienza e nella sua piena volontà. (...) Attendo che il popolo di Fiume mi chieda di uscire dalla città, dove non venni se non per la sua salute. Ne uscirò per la sua salute. E gli lascerò in custodia i miei morti, il mio dolore, la mia vittoria.»