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 2012  settembre 01 Sabato calendario

Ieri, intorno alle quattro del pomeriggio, don Luigi Dalla Vecchia è uscito dal cancello del collegio Aloisianum di Gallarate e ha dato la notizia che il cardinale Martini era morto

Ieri, intorno alle quattro del pomeriggio, don Luigi Dalla Vecchia è uscito dal cancello del collegio Aloisianum di Gallarate e ha dato la notizia che il cardinale Martini era morto. Poco dopo, Angelo Scola, arcivescovo di Milano, ha confermato: il vecchio cardinale, afflitto dal morbo di Parkinson e che da Ferragosto non poteva più deglutire né liquidi né solidi, è spirato alle 15.45 «nel sonno», cioè senza aver più ripreso conoscenza. Il dottor Gianni Pezzoli, neurologo, che segue Martini da dieci anni, ha raccontato che il cardinale «è stato sottoposto a terapia parentale idratante. Ma non ha voluto alcun altro ausilio: né la peg, cioè il tubicino per l’alimentazione artificiale che viene inserito nell’addome, né il sondino gastrico. È rimasto lucido fino alle ultime ore e ha rifiutato tutto ciò che ritiene accanimento terapeutico». I funerali si svolgeranno lunedì alle 16 nel Duomo di Milano. La camera ardente è aperta, sempre in Duomo, da oggi alle quattro.

Questo fatto che ha rifiutato le cure…

C’è già polemica su questo in rete. Come mai la Chiesa rifiutò i funerali religiosi a Welby, che chiedeva solo di esser lasciato morire, e non dice nulla su Martini? Nel 2007 Martini era intervenuto sul caso Welby, prendendo una posizione più comprensiva delle ragioni laiche. Sul “Sole 24 Ore” aveva scritto (cito a memoria): «Non è che si desidera la morte. Solo si accetta di non poterla impedire». È la strada che ha poi scelto per se stesso, cosa su cui la Chiesa non avrà niente da dire.

Martini era un cardinale in polemica con la Chiesa?

Naturalmente, no. Alla morte di Wojtyla stava per diventare papa, molti giurano che nelle prime votazioni fosse in testa e che lui stesso si sia fatto da parte. Era il 2005 e il Parkinson s’era già manifestato. Martini era andato a vivere a Gerusalemme per continuare i suoi adorati studi biblici. Sarebbe tornato a Milano nel 2008, costretto dall’aggravarsi del male. Don Verzé ha raccontato di averlo pregato, prima del conclave, di accettare il pontificato. E di essersi sentito rispondere: «Non posso».

Martini aveva rapporti con don Verzé?

Sì, Martini aveva rapporti con tutti. È stato arcivescovo di Milano dal 1979 al 2002, 22 anni e cinque mesi, lo stesso tempo di Sant’Ambrogio. In nessun’altra epoca, per esempio, la curia milanese ha dialogato col mondo della finanza e dell’economia come all’epoca di Martini (frutto di quel rapporto è la nascita del gruppo “Cultura Etica e Finanza” a Milano all’inizio degli anni Ottanta). Martini parlava – voleva parlare – con gli atei (cattedra dei non credenti, creata nel 1987), col mondo islamico, con gli ebrei. Ha dialogato con Montanelli, con Eco, con Scalfari, con Cacciari. Quando è morto Versace, Elton John è venuto a suonare in Duomo Candle in the wind e al centro della cattedrale c’era una candela accesa. Gigi Proietti fece san Filippo Neri in tv e il cardinale Martini gli mandò il suo libro di meditazioni Qualcosa di così personale con la dedica: «A Gigi, con l’augurio di poter essere sempre più al servizio e a disposizione della società».

È vero che è stato un cardinale di sinistra, che ha orientato la diocesi in modo tale che neanche Tettamanzi, poi, ha potuto sottrarsi? E solo adesso Scola…

Secondo me sono schematizzazioni. Si dice che la scelta di Scola come arcivescovo di Milano sia stata una sberla rifilata a freddo dal papa tedesco e reazionario al cattolicesimo democratico della capitale lombarda. La Pivetti, quando faceva politica, ce l’aveva a morte con lui. «Il cardinale Martini assolve tutti, corrotti e corruttori». Ma era proprio l’apertura – o meglio: la non chiusura - il segno distintivo di quest’uomo. Grazie a questa inclinazione spirituale, Martini problematizzava, cioè metteva in discussione, «l’atteggiamento della Chiesa verso i divorziati; la nomina dei vescovi; il celibato dei preti; il ruolo del laicato cattolico; i rapporti tra gerarchia ecclesiastica e politica» (sto citando una lista stesa da un suo avversario). Senonché… Anno 1984, Martini demolisce alla Radio Vaticana la lettura marxista del Vangelo propugnata dai cosiddetti teologi della liberazione. Anno 1981, discorso in Sant’Ambrogio sull’aborto: «La pratica abortiva si erge come inquietante segno di morte sulla nostra società». Subito dopo difende tre sacerdoti che avevano affisso un cartello «sì alla vita, no all’aborto» dichiarando che avevano agito in piena sintonia con le sue direttive. Definì poi «mostruosa» la pratica dell’eutanasia. Anno 1991, parla del matrimonio dei preti: «Satana ci tenta volentieri sulla sessualità, il tentatore si esprime per confonderci col celibato». Anno 1990, sull’Islam: «Gli immigrati musulmani devono accettare le nostre leggi e gli usi fondamentali» e sbagliano quei parroci che ai non cristiani «offrono indiscriminatamente spazi di preghiera o addirittura luoghi di culto senza avere prima ponderato che cosa significhi questo per un corretto rapporto interreligioso».

Quanti anni aveva?

Ottantacinque. Era nato a Torino nel ’27. Era stato anche rettore della Pontificia Università Gregoriana, perché era un teologo e un biblista formidabile. Si permise di «soavemente stroncare» (Messori), in punto di teologia, il Gesù di Nazareth di Ratzinger. Parlava praticamente tutte le lingue del mondo: francese, inglese, tedesco, portoghese, spagnolo, greco moderno e antico, latino, ebraico, copto, amarico, siriano, arabo. Descrisse così la sua lotta col Parkinson: «Mi sveglio la mattina presto con la musica di Mozart. Ne ho provate tante di musiche, ma questa è l’unica che mi permette di trovare il ritmo giusto e iniziare a camminare. Muovo i primi passi, inizio a fare le cose normali di ogni giorno, qualche volta ballo e quando mi sento sicuro vado a fare colazione e poi passeggio».


[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 1 settembre 2012]