Rassegna, 31 agosto 2012
Morsi a Teheran attacca Assad: «È un dittatore, se ne vada»
• Il summit dei capi di Stato del Movimento dei Non Allineati è stato aperto ieri a Teheran dal discorso della Guida Suprema della Repubblica Islamica, Ali Khamenei. L’ayatollah si è appellato ai 120 Paesi membri contro «l’ordine mondiale imposto dall’Occidente, fortunatamente oggi in crisi profonda» e «il sistema Onu ingiusto e dittatoriale», a favore della «Palestina libera dai sionisti» e del «diritto di tutti al nucleare pacifico». Mohammed Morsi ha usato invece parole pesantissime contro Assad: primo raìs egiziano a tornare in Iran dai tempi dello Scià, il presidente Fratello musulmano ha parlato chiaro: «La rivoluzione in Siria contro il regime oppressivo è parte della Primavera araba che ha nell’Egitto la sua pietra miliare», ha detto. E ancora: «La nostra solidarietà ai siriani contro un regime oppressivo che ha perso ogni legittimità è un dovere morale e una necessità politica e strategica. I nostri cuori sanguinano per quei massacri, è responsabilità di tutti sostenere chi lotta per la libertà e la dignità umana». E ha paragonato il popolo siriano a quello palestinese, perché entrambi «vogliono la libertà, la dignità e la giustizia». Zecchinelli (Cds): «Parole pesantissime per la delegazione di Damasco, ovviamente, che ha subito lasciato la sala, guidata dal ministro degli Esteri Walid Moallem. “I commenti di Morsi violano le tradizioni del summit, sono un’interferenza negli affari interni siriani, incitano al bagno di sangue”, ha poi detto Moallem alla tv siriana. Ma frasi altrettanto dure da digerire per gli ospiti iraniani: grande alleata di Damasco, Teheran non sperava certo che dal vertice uscisse un sostegno ad Assad, piuttosto un vago impegno comune ad opporsi a “interventi esterni”, come dovrebbe enunciare oggi il documento finale».