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 2012  agosto 31 Venerdì calendario

Romney sfida Obama: riprendiamoci l’America

• Nella serata conclusiva della convention di Tampa Mitt Romney ha ricevuto e accattato ufficialmente la candidatura del partito Repubblicano per correre per la Casa Bianca. Nel discorso che ha tenuto davanti ai delegati, Romney ha detto più o meno: fidatevi di me, ho le idee chiare su quello che si deve fare e so come agire. «Finiamola con le delusioni degli ultimi quattro anni e con le divisioni. È tempo di riprenderci la promessa che chiamiamo America». E poi un intervento vibrante e accorato nel quale ha messo tutta la sua passione civile, la determinazione di imprenditore, di padre e di uomo di fede, convinto di poter tirare fuori il suo Paese dal tunnel della crisi applicando al Paese le regole di una sana gestione d’impresa. [Gaggi, Cds]

• «Quaranta minuti di dialogo con l’America per convincere chi, nello stesso popolo repubblicano, diffida di lui, delle sue idee e della sua coerenza ideologica. Ma anche una serie di promesse dal sapore elettorale: un piano generico per creare 12 milioni di nuovi posti di lavoro e la promessa di dare a tutti educazione scolastica, il lavoro che i giovani vogliono, e di non lasciare nessun anziano senza la sicurezza della pensione. “Il presidente vuole frenare l’aumento del livello degli oceani e guarire il mondo. Io mi impegno ad aiutare voi e le vostre famiglie”. Una critica serrata di Barack Obama, e poi la sua ricetta liberale e di mercato per dimostrare di essere l’uomo giusto: quello capace di guidare il riscatto di un Paese che deve uscire dalla spirale del debito e che vuole tornare a essere un modello basato sulla responsabilità dell’individuo, lo spirito d’iniziativa, la fiducia nella capacità di costruire il proprio futuro. Ma anche, e anzi soprattutto, un discorso costruito a quattro mani col suo stratega Stuart Stevens per cercare di annullare quella sensazione di distanza dalla gente che ha sempre pesato su di lui». [Gaggi, Cds]

• Un giovane laureato su dieci in America non ha lavoro, dato che però non tiene conto del fatto che un grande numero di graduates sotto i 30 anni lavora sottopagato in fast-food, ristoranti o catene di distribuzione. A rendere più drammatica la loro situazione è il debito accumulato con le banche per studiare, che non può essere ripagato senza una vera occupazione: gli under 30 hanno infatti sulle spalle un terzo degli oltre 900 miliardi di dollari del debito studentesco americano. [Valentino, Cds]