La Gazzetta dello Sport, 27 agosto 2012
Il governo Monti e il suo ministro Balduzzi sono piuttosto attivi nel campo della sanità: a Ferragosto è entrato in vigore il provvedimento (contenuto nella spending review) che obbliga i medici a prescrivere il “principio attivo” e non più il farmaco Tale
Il governo Monti e il suo ministro Balduzzi sono piuttosto attivi nel campo della sanità: a Ferragosto è entrato in vigore il provvedimento (contenuto nella spending review) che obbliga i medici a prescrivere il “principio attivo” e non più il farmaco Tale. Adesso si annuncia un decretone per il consiglio dei ministri di venerdì prossimo in cui sarà regolata diversamente l’attività privata dei medici, si renderà possibile la nascita di studi aperti 24 ore su 24, si tasseranno le bibite gassate per recuperare 250 milioni da destinare agli invalidi, ecc.
• Mi spieghi per prima cosa la faccenda del “principio attivo” perché non l’ho capita.
Senza fargliela troppo lunga: il medico invece di prescriverle l’Aspirina, che alla fine è un marchio, le scriverà sulla ricetta “acido acetilsalicilico”. Supponiamo che ci siano dieci prodotti contenenti l’acido acetilsalicilico: il farmacista e il cliente concorderanno che, contenendo tutti lo stesso principio attivo, converrà acquistare il meno caro. Poiché è il ministero a rimborsare le medicine, la cosa dovrebbe produrre un calo importante della spesa sanitaria, che sta oggi intorno ai 115 miliardi e tende a crescere ogni anno del 3-4%. Naturalmente, se uno è malato cronico e prende da una vita lo sciroppo XYZ potrà continuare così. Al medico è concesso di scrivere sulla ricetta “aspirina” invece di “acido acetilsalicilico” (stiamo fingendo che l’aspirina si possa comprare solo dopo aver presentato la ricetta medica), ma deve spiegare perché. Insomma, sembra una buona idea e il ministro ci garantisce che all’estero il 70% dei farmaci venduti in farmacia appartiene a questa categoria senza marchio o con marchio non altisonante. Categoria che prende il nome di “farmaci equivalenti”.
• E il decretone di venerdì prossimo?
Contiene un sacco di cose. Uno dei punti è conseguente con il decreto sugli equivalenti entrato in vigore a Ferragosto: e cioè il taglio dal prontuario medico (farmaci rimborsabili) dei medicinali più costosi. Il decreto si chiamerà “Sanità e sviluppo”, 27 articoli, 40 pagine. La Sanità sta in mano alle Regioni e quindi il ministro ha dovuto discuterne con gli esperti di Formigoni, della Polverini e degli altri governatori. Non pare ci siano stati grossi contrasti, ma qualcosa, di quello che stiamo per dire, potrebbe cambiare.
• Sentiamo.
Prima di tutto i medici del servizio pubblico non potranno più visitare i pazienti in studi privati: saranno obbligati a restare nell’ambito Asl, cioè in luoghi comprati, affittati o convenzionati dalla Asl. I luoghi convenzionati possono essere solo pubblici. Si cerca in questo modo – suppongo – di contrastare il malcostume delle liste d’attesa, per cui un certo dottore nella struttura pubblica ti poteva visitare solo tra due mesi, mentre in quella privata – cioè a pagamento – ti riceveva subito. I medici di famiglia saranno poi obbligati (ripeto: obbligati) ad associarsi ad altri professionisti in modo da restare in servizio 24 ore su 24 (questa norma dovrebbe servire a sgravare i Pronto Soccorso). I vertici delle Asl, infine, dovranno essere nominati attingendo a una lista di abilitati, cioè gente che ha i titoli per governare una struttura operativa. Questa norma dovrebbe limitare il sistema delle scelte politiche dei vertici delle Asl, che troppo spesso metteva a capo di questi importanti presìdi dello stato sociale gli amici degli amici.
• Non male fino ad ora.
La norma che farà più discutere è quella sugli stili di vita. I produttori di bibite gassate e zuccherate dovranno pagare una tassa di 7,16 euro per ogni cento litri di prodotto venduto. I produttori di superalcolici dovranno pagare 50 euro per ogni 100 litri. Immagino che le lobbies siano freneticamente all’opera.
• Ma è bene che lo Stato ci obblighi a essere tutti puri, tutti corretti?
L’idea che sta alla base di questa decisione è che chi mangia e beve male verrà a costare molto di più al Servizio sanitario nazionale. Teniamo conto che su 100 cittadini, che pagando le tasse finanziano il servizio, solo 25 poi ne usufruiscono davvero. Se tra questi 25 c’è gente che si è ammalata perché ha fumato troppo o bevuto troppo whisky, beh è giusto che paghi qualcosa in più. Quest’idea – e le sue eventuali estensioni - è in discussione adesso anche nei paesi scandinavi. Il decreto istituisce anche una nuova malattia, la “ludopatia”, termine con cui si indica il gioco d’azzardo patologico. Saranno create strutture per i maniaci e le maniache della roulette o del poker. A chi entrerà in queste strutture per farsi curare, i creditori non potranno più pignorare i beni.
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 27 agosto 2012]