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 2012  agosto 25 Sabato calendario

Strano (e lunghissimo: 9 ore) consiglio dei ministri, ieri sera: prima delle vacanze di agosto, Monti aveva chiesto ai suoi di preparare, ciascuno, un appunto contenente proposte per far lavorare di più e meglio il Paese

Strano (e lunghissimo: 9 ore) consiglio dei ministri, ieri sera: prima delle vacanze di agosto, Monti aveva chiesto ai suoi di preparare, ciascuno, un appunto contenente proposte per far lavorare di più e meglio il Paese. Concetto che si riassume nelle tre parole pronunciate da Passera all’uscita, tre parole forse troppo adoperate e quindi piuttosto logore: «più efficienza, più produttività, più competitività». Le tre parole dovrebbero fare da piedistallo alla quarta parola, ancora più abusata delle altre tre: “crescita”. Ieri sera, senza che si prendesse nessuna decisione, questi appunti presentati dai titolari dei dicasteri sono stati presentati e illustrati da ciascuno di loro. Alla fine non è stata presa nessuna decisione. Il premier si riserva di pensarci sopra e di presentare poi qualche disegno di legge ispirato da queste proposte nel consiglio dei ministri del 31 agosto.

Disegno di legge? Con così poco tempo davanti? Ma se per approvare una legge in Italia ci vogliono un anno e mezzo – due anni almeno.

C’è sempre il sistema di ricorrere al voto di fiducia, purché Napolitano non si adonti. Ma le difficoltà di questo pacchettone di proposte non sono solo nei tempi. C’è intanto un problema di costi: nessuna proposta che preveda spese può essere approvata in questa contingenza. Secondo: c’è un problema di compatibilità con le normative europee, e su questo ci vorrà molta riflessione perché le normative europee sono assai complicate e ingrovigliano ancor di più una matassa che noi siamo bravissimi a ingrovigliare da soli. In terzo luogo ci sono i partiti che sostengono il governo, l’un contro l’altro armati specialmente adesso che si sente in lontananza il fruscio delle elezioni anticipate. Ieri Bersani ha dato un’intervista dura a “Repubblica” in cui dichiara di voler governare se vince le elezioni e di essere contrario a qualunque ipotesi di Monti bis o di governo di grande coalizione che continui a tenere il Pd a bagno maria («il governo tecnico è una parentesi non ripetibile»). Quanto ai temi che si affrontavano in Consiglio dei Ministri ieri sera, Bersani dice questo: «È ora di aprire gli occhi. Lo dico anche al Consiglio dei ministri che si riunisce: date finalmente uno sguardo alla realtà. Ci sono due problemi da affrontare. Il primo è europeo: a settembre il messaggio dell’Ue sulla stabilizzazione degli spread non deve più essere un oggetto da Sibilla Cumana, ma deve diventare operativo. A proposito di battere i pugni sul tavolo, questa è l’occasione. Il secondo è italiano. Sento parlare di via d’uscita dalla crisi. Io credo nella possibilità di uno spiraglio, ma ancora non lo vedo. E ho l’impressione che il governo finora non abbia percepito lo scivolamento dell’economia reale. C’è un crollo della produzione industriale, un segno meno nei consumi, lavorano 22 milioni di italiani su 60. Io chiedo: come affrontiamo queste emergenze? Il prezzo della benzina si può ridurre? I pagamenti della Pubblica Amministrazione sono stati sbloccati? E che facciamo di fronte alle crisi industriali, dalla Fiat a Finmeccanica all’Alcoa? Le eventuali operazioni di alienazione del patrimonio pubblico possono essere destinate a politiche industriali e allo stimolo all’economia reale? In agenda io vorrei queste priorità».

Monti e i suoi hanno parlato di questo?

Ahimè, no. Neanche una parola sulla benzina che sta a due euro e che potrebbe essere sterilizzata almeno dell’Iva applicata alle accise. Ma sono soldi e il governo non può rinunciare. Niente sulle crisi industriali e neanche sull’Ilva, che Bersani ha dimenticato. Grilli invece ha confermato le alienazioni del patrimonio pubblico per importi da una quindicina di miliardi l’anno. Ma sono soldi che dovrebbero essere destinati all’abbattimento del debito, dunque andranno a sostegno dell’economia reale solo attraverso l’abbassamento degli interessi che si pagano sui famosi 2000 miliardi di indebitamento, interessi che valgono 70 miliardi l’anno (finora). Qui entrano però in gioco anche i misteri dello spread.

Quali sono allora queste proposte?

Estrapolando le più corpose o immaginifiche o significative: Passera vuole esentare dall’Iva tutti quelli che si mettono a costruire infrastrutture (per esempio un ponte o un’autostrada). È un provvedimento che varrebbe 80 miliardi…

Non avevamo detto che non bisognava spendere?

Sarebbe a costo zero perché il fisco incasserebbe di più dai lavori avviati, dagli stipendi, dai maggiori profitti. C’è poi la riduzione degli aeroporti da 60 a 40 che però lascia in piedi ancora parecchie strutture con troppo poco traffico. Due miliardi andranno alle città perché riqualifichino i loro quartieri più degradati (è poco, ma meglio di niente). Sarebbe bello prendersi il petrolio di Puglia e Basilicata che ci farebbe risparmiare 6 miliardi l’anno sulla bolletta energetica. Ma gli ambientalisti su questo si mettono molto di traverso. Ci sono poi la solita promessa di semplificare le procedure amministrative, e la decisione di concedere un’altra proroga ai terremotati per le tasse (fino al 30 novembre). Simpatica l’idea di Clini di far pagare il pedaggio autostradale in base alle emissioni nocive…

I camionisti faranno fuoco e fiamme.

Sicuro come la morte. Catania, ministro delle politiche agricole, vorrebbe una legge per fermare o limitare la cementificazione del paese. Poi c’è il cuneo fiscale che la Fornero vorrebbe ridurre e di cui abbiamo parlato ieri. Come è chiaro, non se ne potrà far niente. Infine: Profumo vuole l’assunzione di 12 mila insegnanti per il biennio 2013-2014, un piano straordinario di assunzione di giovani professori nelle università e l’assunzione di 1.210 presidi nelle scuole di ogni ordine e grado.


[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 25 agosto 2012]