Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  agosto 24 Venerdì calendario

Ci sono un mucchio di anticipazioni sul “piano sviluppo” che il consiglio dei ministri dovrebbe varare oggi

Ci sono un mucchio di anticipazioni sul “piano sviluppo” che il consiglio dei ministri dovrebbe varare oggi. La nostra attenzione, tuttavia, è stata attratta soprattutto da un’intervista che il ministro Elsa Fornero ha rilasciato alla trasmissione radiofonica “Radio anch’io” in cui ha detto che le tasse sul lavoro sono troppo alte e che stamattina, in consiglio dei ministri, chiederà di abbassarle “a parità di gettito”…

Espressione che capisco fino a un certo punto…

Cioè il fisco non può perdere denaro. Ove si materializzassero più entrate del previsto, queste somme in più, secondo Fornero, andrebbero destinate a un abbassamento del cosiddetto cuneo fiscale, cioè la differenza tra la retribuzione lorda e quella che effettivamente finisce nelle tasche del lavoratore. Ha detto ancora Fornero: «Questa dovrebbe essere la prima aspirazione, dopo aver fatto la riforma del mercato del lavoro, di un ministro del Lavoro e quindi io mi assumo questa reponsabilità. La retribuzione dei lavoratori è bassa. Questo è un problema perché è da qui che nasce la domanda». Il ministro ha su questo assolutamente ragione: nel Lazio – dove la Polverini applica l’addizionale Irpef massima – un lavoratore che ha uno stipendio annuo lordo di 60 mila euro ne mette in tasca effettivamente 26-27 mila. Lui è scontento perché guadagna poco, e il suo datore di lavoro è ancora più scontento perché – tra contributi e tasse – gli costa un’enormità. Se si potesse intervenire nella zona relativa a contributi e tasse, fermo restando lo stesso costo per il datore di lavoro, si potrebbero rendere più ricche le buste paga e questo avrebbe un effetto benefico sulla domanda, perché il lavoratore con più soldi sarebbe indotto a spendere di più e a stimolare di conseguenza la produzione di merci. Tutto questo ragionamento, naturalmente, in una logica contraria a quella della decrescita, filosofia che sta prendendo sempre più piede.

Ma questo è possibile? Voglio dire, diminuire le voci relative a tasse e contributi in busta paga?

Secondo alcuni, la pressione fiscale in Italia è arrivata in certi casi anche al 70%… E in ogni caso, qualunque numero si maneggi, sono tutti universalmente d’accordo sul fatto che il fisco italiano pesa troppo sui cittadini. La nostra evasione fiscale, abnorme (200 miliardi, ma forse anche di più), è coerente con l’eccesso di tasse. Devo averle già parlato un’altra volta della curva di Laffer.

Forse. Ma è passato troppo tempo.

Si racconta che Ronald Reagan, presidente degli Stati Uniti dal 1981 al 1988, era al bar con un economista suo consulente, di nome Arthur Laffer, e che costui stava cercando di convincerlo ad abbassare le tasse, garantendogli che in questo modo il gettito fiscale sarebbe aumentato. Reagan stentava a credergli. Laffer disegnò allora su un tovagliolino di carta una certa curva da cui si evinceva che un aumento della pressione fiscale avrebbe prodotto un aumento del gettito sempre più basso fino a toccare un punto zero dopo il quale il gettito sarebbe addirittura diminuito. Per un cittadino, da un certo momento in poi, risulta più conveniente il rischio di essere presi e sanzionati dalla Guardia di Finanza che quello di sottostare a esborsi enormi, esborsi da fisco dell’antico Egitto.

Quindi, sembrerebbe facile: abbassiamo le aliquote e incasseremo più soldi.

Però la politica liberista di Reagan, la cosidetta “deregulation”, è, secondo molti, la premessa per i disastri degli anni 2000 e la crisi nella quale ci troviamo. Costo del denaro troppo basso, spinta forsennata ai consumi, debiti delle famiglie… È tutto un dibattito che non possiamo, e non ci permettiamo, di riassumere qui. Le basti sapere che nessuno ha in tasca la ricetta della pietra filosofale, quella che capace di renderci tutti ricchi e felici.

Però è un fatto – lo dice anche Fornero – che paghiamo troppe tasse.

Si tratta di stabilire se vogliamo uno stato leggero o uno stato pesante, uno stato liberale o uno stato socialista o parasocialista. Stato socialista: il gruppo che governa raccoglie una gran quantità di risorse e poi le redistribuisce. Come avviene questa redistribuzione? Questo è il punto: passato il periodo delle grandi ideologie, che ci faceva tendenzialmente tutti onesti, la redistribuzione delle risorse ha generato la peggiore delle corruzioni, come qualcuno, fin dagli anni Sessanta, aveva previsto. Forse sarebbe più efficace lasciare la leva fiscale in mano ai Comuni (la leva fiscale in mano alle Regioni darebbe luogo solo a una moltiplicazione degli accentramenti), lasciandoli poi liberi di farsi concorrenza su questo terreno.


[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 24 agosto 2012]