La Gazzetta dello Sport, 23 agosto 2012
Secondo la rivista Forbes, la donna più potente del mondo è anche quest’anno Angela Merkel, seguita da Hillary Clinton e da Dilma Roussef, presidente del Brasile
Secondo la rivista Forbes, la donna più potente del mondo è anche quest’anno Angela Merkel, seguita da Hillary Clinton e da Dilma Roussef, presidente del Brasile. Michelle Obama è settima, Christine Lagarde – direttore del Fondo Monetario – ottava. Tra le prime dieci: Melinda Gates, moglie di Bill (4); Jill Abramson, direttore del New York Times (5); Sonia Gandhi (6); Janet Napolitano, segretario di Stato Usa alla Sicurezza Nazionale (9); Sheryl Sandberg, Ceo di Facebook (10). Inoltre: Lady Gaga è quattordicesima, Aung San Suu Kyi – l’eroina birmana – diciannovesima. La regina Elisabetta è ventiseiesima, Arianna Huffington, fondatrice del giornale on line Huffington Post, ventinovesima. Altre posizioni di rilievo: Jennifer Lopez, 38esima, e la regina della moda Anna Wintour 51esima. La prima italiana è Miuccia Prada: 67esima.
• Naturalmente il criterio di scelta di queste prime donne è molto dubbio
Naturalmente.
• Inoltre la Merkel, se non ricordo male, era prima anche l’anno scorso.
Giusto. Il primo posto della Merkel è favorito dalla crisi e dalla posizione centrale della Germania nella crisi. Se fossimo in tempi normali, Merkel non sarebbe prima. Anzi, ne sono sicuro: Merkel è cancelliera dal 2005, ma risulta la più potente del mondo solo negli ultimi due anni.
• Quindi dobbiamo parlare della Merkel. Le faccio la più stupida delle domande: ma questa donna è buona o cattiva?
Che modo di ragionare! Ma gli uomini politici (la Merkel è un uomo politico) non si giudicano con questo metro. La politica è una partita implacabile dove contano i fini da raggiungere e i mezzi non hanno quasi importanza. Nessun politico è buono, e i politici che inclinano alla bontà, per esempio il presidente americano Jimmy Carter, hanno in genere combinato solo disastri. Per esempio: i greci chiedono più tempo (due anni) per far fronte ai loro obblighi e nello stesso tempo vorrebbero che qualche rata del prestito concesso in primavera sia anticipata. Merkel, ieri, ha risposto così: «Il 5 e il 6 settembre arriveranno ad Atene i tre rappresentanti di Bce, Ue e Fmi. Al termine della loro ispezione (cioè alla fine di settembre o ai primi di ottobre) stenderanno un rapporto. Se il rapporto sarà negativo, verranno meno le premesse per il versamento di altre rate e la Germania non si assocerà ai pagamenti». In base a questa risposta dovremmo giudicare la Merkel una “cattiva”, cioè una dura, spietata, implacabile ecc. Ma, mentre la Kanzlerin rilasciava alle agenzie questa dichiarazione, altri membri del governo si facevano in quattro per spiegare che, rispettando Atene i propri impegni, non ci sarebbe stato problema a concederle più tempo (così per esempio Michael Mister, vicecapogruppo al Bundestag della Cdu-Csu). Il liberale Philip Rösler s’è addirittura spinto fino al punto di dire: «Non si può far fallire tutto per pochi giorni». Quindi Merkel in realtà prende tempo e non chiude nessuna porta, senza tuttavia concedere ancora alcunché. Si chiama arte della politica.
• Molto democristiana, però, no?
Beh, la Cdu è il partito cristiano dei tedeschi. La Merkel è protestante. Sapeva che il padre era pastore? Horst Kasner, che accettò di trasferirsi da Amburgo (dove è nata Angela il 24 luglio 1954) a Templin nella Germania orientale, trasformando così se stesso e i suoi in tanti Ossi, cioè cittadini della Germania comunista o Rdt. Angela si iscrisse all’università Karl Marx di Lipsia, si manteneva agli studi facendo la cameriera, qui incontrò Ulrich Merkel e lo sposò. Matrimonio durato quattro anni, ma la Kanzlerin ha tenuto quel cognome anche quando ha sposato il professor Joachim Sauer, insegnante di chimica all’università di Lipsia.
• Strano, no?
I due hanno convissuto una quindicina d’anni e poi si sono sposati per mettere a tacere i puritani del partito. “Sauer” in tedesco significa “acido” e può darsi che la Cancelliera abbia giudicato quel cognome poco adatto a un politico. La ragione vera, probabilmente, è che ormai tutti la conoscevano come Merkel e cambiare nome sarebbe risultato scomodo. In ogni caso: laurea in fisica e carriera politica, dopo la caduta del Muro, all’ombra di Kohl, che le voleva bene, la chiamava “la mia bambina” e venne immediatamente pugnalato da lei quando si scoprì che aveva fatto affluire parecchi milioni di fondi neri al partito. La carriera della nostra amica è disseminata di cadaveri politici: Lothar De Maizière, Günther Grause, Wolfgang Schäuble, in fondo anche il socialdemocratico Schröder, uscito stritolato dall’esperienza della Große Koalition. Merkel non esitò a chiedere conto al Papa – in quanto cittadino tedesco – della decisione di perdonare il negazionista Williamson («Si tratta di chiarire in modo netto, da parte del Papa, che non può esserci alcuna negazione dell’Olocausto e che il rapporto con il mondo ebraico deve essere positivo […] Dal mio punto di vista questi chiarimenti non sono ancora stati sufficienti»). Poi andò a parlare alla Knesset, pretese di pronunciare il discorso in tedesco e poi disse ai parlamentari israeliani: «La Shoah riempie noi tedeschi di vergogna». Quando la intervistano ci tiene a far sapere di essere una brava cuoca, specialmente per i dolci («nessuno è mai andato via da casa mia scontento») e una volta che gli addetti del Pergamon, vicino a casa sua, puntarono le telecamere sulle sue finestre, la videro in vestaglia che preparava la colazione al marito. Indifferenza assoluta per le foto scattate di nascosto a Ischia mentre si cambiava il costume da bagno (il mondo ebbe così contezza del suo didietro). Il subisso di commenti a un certo abito blu cobalto con scollatura disegnato da Anna von Grisheim col quale si presentò all’opera di Oslo venne liquidato con questa frase: «Che posso fare se non c’è niente di più importante al mondo che parlare di un abito da sera?». Parole che fanno il paio con quelle indirizzate agli accaniti denigratori del suo fisico (nella Rdt ebbe difficoltà perché non riusciva a fare i cento metri in meno di 16 secondi, come prescritto dal regime): «Le persone che hanno tempo di occuparsi del mio aspetto fisico devono senza dubbio avere una vita meravigliosa».
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 23 agosto 2012]