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 2012  agosto 22 Mercoledì calendario

Moody’s promuove l’Italia: «Fuori dalla crisi nel 2013»

• Dopo averci bastonato a più riprese, Moody’s sostiene, in un suo rapporto, che l’Italia potrebbe uscire dalla recessione già nel 2013, a patto di applicare senza riserve le riforme approvate dal governo. E lo stesso può accadere per Spagna e Portogallo. Per gli altri due grandi malati dell’Eurozona, Irlanda e Grecia, ci vorrà qualche stagione in più, almeno fino al 2016. «Gli aggiustamenti – si legge nel rapporto – sono stati avviati, in alcuni casi in modo significativo». Anche se poi ammonisce: «La correzione, comunque, è a metà strada e potrebbe richiedere diversi anni, ma dipenderà dai singoli Paesi». Secondo il parere di Fitch, invece, in Italia molto dipende da Mario Monti e, soprattutto, da chi ne prenderà il posto dopo di lui. «I rischi politici – ha detto in una intervista a Bloomberg Tv il direttore operativo dell’agenzia David Riley – ora sono maggiori di quelli economici. E l’Italia correrà dei rischi con la fine del governo Monti, che in questo momento ha moltissima credibilità politica». Per cui l’invito del manager di Fitch è il seguente: «Approfittando dell’allentamento delle tensioni sul mercato, il governo Monti dovrebbe fare più progressi possibili, non tanto per l’austerità, per cui è stato fatto tantissimi, ma sulle riforme». In altre parole, basta con i sacrifici, è il momento della crescita. [Pagni, Rep]  

• Sideri sul Cds: «Nel report licenziato alle stampe durante la notte tra lunedì e ieri, Moody’s ha tracciato un parallelo con la crisi degli anni Novanta di Svezia e Finlandia per dimostrare che un percorso di risanamento serio e profondo può portare il prossimo anno la dinamica del Pil a un livello pre crisi. “La contrazione nei due Paesi iberici e dell’Italia è relativamente poco profonda (almeno per ora), simile a quella della Svezia, mentre quelle di Irlanda e Grecia sono più simili a quella più lunga e profonda della Finlandia” si legge nel rapporto. Le implicazioni, spiega Moody’s, sono che – se il caso svedese degli anni Novanta rappresenta un “benchmark adeguato” – per alcuni Paesi analizzati i livelli di Pil pre-crisi potrebbero essere raggiunti già nel 2013, ovvero dopo 17 trimestri, proprio come per la Svezia. Tuttavia, sottolinea l’agenzia, qualora la situazione dovesse evolvere verso uno scenario finlandese, l’aggiustamento sarebbe solo compiuto per metà e potrebbe protrarsi fino al 2016».