La Gazzetta dello Sport, 21 agosto 2012
Limitiamoci a incollare un’agenzia: «Negli scambi di oggi (cioè ieri, lunedì) il prezzo del petrolio è salito al massimo da tre mesi e mezzo a questa parte, in un mercato senza volume, sempre sostenuto dalle tensioni tra Iran e Israele e nell’attesa del disastro annunciato nella Zona euro
Limitiamoci a incollare un’agenzia: «Negli scambi di oggi (cioè ieri, lunedì) il prezzo del petrolio è salito al massimo da tre mesi e mezzo a questa parte, in un mercato senza volume, sempre sostenuto dalle tensioni tra Iran e Israele e nell’attesa del disastro annunciato nella Zona euro. Verso le 12h30, il barile del Brent del Mare del Nord, scambiato sul Intercontinental Exchange di Londra, per consegna a ottobre valeva 114.37 dollari. Negli scambi elettronici al New York Mercantile Exchange, il barile di “light sweet crude” per consegna a settembre segnava 96,15 dollari, dopo essere salito verso le 8h30 a 96,53 dollari, il livello più alto dall’11 maggio scorso. Gli investitori continuano a puntare sull’aumento del prezzo del greggio a causa delle tensioni persistenti in Medio Oriente. Oltre alla guerra civile in corso in Siria, gli operatori sono preoccupati anche dalla possibilità di un attacco israeliano all’Iran. Uno scenario che potrebbe prodursi anche nelle prossime settimane e avere quale obiettivo le installazioni nucleari iraniane. Colpito dalle sanzioni internazionali, il governo di Teheran continua a negare che il suo programma nucleare abbia scopi militari, ma minaccia comunque di chiudere lo stretto di Hormuz, del quale ha il controllo e da dove transita un terzo del traffico petrolifero marittimo mondiale».
• Mi pare doveroso domandarle se questo aumento di prezzo del petrolio con gli inevitabili ricaschi sul prezzo della benzina, ha fatto oppure no diminuire il traffico automobilistico.
Ieri, al Meeting di Comunione e Liberazione (Rimini), c’era anche l’amministratore delegato dell’Eni, Paolo Scaroni. I cronisti l’hanno interrogato sul probema, ed ecco la risposta di Scaroni: «Il nostro ’scontone’ nei week end sta aiutando gli italiani ma se continua questa situazione i prezzi non potranno che salire. Nei primi sei mesi dell’anno si e’ registrato un calo dei consumi dei prodotti petroliferi in Italia del 9%. Una cosa mai vista a memoria d’uomo». Quindi la macchina si adopera di meno, e il traffico è diminuito. Tendenze in atto da tempo. La macchine oltre tutto non fa più tendenza tra i giovani. Anzi.
• Che cos’è lo “scontone” Eni?
L’Eni fa pagare venti centesimi in meno la benzina nel week end (dalle 13 del sabato alle 7 di lunedì). Molti siti sostengono che i distributori Agip recuperano nel corso della settimana e che quindi lo scontone è illusorio. Anche la Fiat fa promozione sul prezzo del carburante: un euro a chi compra una macchina della casa per quantità che variano da modello a modello. Ma, come saprà, s’è poi scoperto che anche alla pompa si imbroglia. Su 2400 verifiche in 356 casi (il 15% del totale) ci si è accorti che i distributori di benzina sono manomessi per dare meno carburante rispetto a quello comprato; che i prezzi scontati indicati sui cartelloni esposti nella stazione di servizio non sono poi inseriti nella pompa; che i carburanti sono diluiti con acqua o con additivi chimici. Gli scontoni, in questo modo, vanno a farsi benedire.
• Che cosa c’entra il cambio euro/dollaro?
C’entra, perché il petrolio si tratta in dollari e solo in dollari (su questo ci sarebbe un discorso troppo lungo). Per comprare petrolio, devo prima comprare dollari. Se i dollari aumentano di prezzo (quello che si chiama “indebolimento dell’euro”) la benzina mi viene a costare di più. L’indebolimento dell’euro è un effetto della crisi: in attesa che l’eurozona salti per aria, si vendono euro e si comprano dollari o altre valute. Scontiamo questo effetto, tra l’altro, sul prezzo della benzina.
• E la guerra Israele-Iran?
È solo una delle cause, e forse non la principale. La domanda di petrolio è forte (+1,1% sull’anno scorso) e molte piattaforme nel Mare del Nord stanno facendo manutenzione e sono ferme. C’è poi una direttiva di Bruxelles che obbliga i paesi europei a rinforzare le loro scorte di greggio, benzina e gasolio. La regola è: devono bastare per 61 giorni. Tutti comprano, quindi, e la domanda fa salire il prezzo.
• Ma quindi i rialzi del prezzo dovrebbero essere temporanei.
Sì, l’estate, per il prezzo del petrolio, è un momento di picco. Milioni di macchine si muovono sulle strade d’Europa, per via delle vacanze, e in Medio oriente vanno a tutta forza i condizionatori. Ma, naturalmente, le complicazioni internazionali pesano parecchio. Non solo il timore della guerra tra Iran e Israele, ma anche le sanzioni che hanno tolto Teheran dal mercato dei fornitori. Il greggio iraniano valeva il 18% delle importazioni europee.
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 21 agosto 2012]