Rassegna, 21 agosto 2012
Il governo greco a caccia di 11,5 miliardi
• Il governo greco deve riuscire a mettere assieme il nuovo pacchetto di tagli da 11,5 miliardi necessario per convincere Ue-Bce e Fmi a sbloccare (forse già entro metà settembre) la nuova tranche di finanziamenti da 31 miliardi necessaria a pagare stipendi e pensioni del prossimo mese. Il ministro alle Finanze Yannis Stournaras avrebbe già individuato misure per 10,8 miliardi e altri 800 milioni dovrebbero essere recuperati a ore. Buona parte degli 11,5 miliardi dovrebbe arrivare da un’altra sforbiciata alle pensioni, già falcidiate del 20% dalle altre sei finanziarie varate dall’inizio della crisi. Quelle sotto i 700 euro non verrebbero toccate, ma sopra questa soglia si dovrebbe procedere con tagli tra il 5 e il 15%. Chi ha più di un trattamento previdenziale, si vedrà decurtare il secondo del 35%. Probabile anche l’addio definitivo a quello che è rimasto della tredicesima e della quattordicesima per i dipendenti pubblici. Lo stipendio medio degli impiegati in aziende statali (oggi 31 mila euro l’anno) sarà ridimensionato con ogni probabilità a 21 mila. Mentre il passaggio più difficile sarà far passare il taglio di 35-40 mila dipendenti pubblici, destinati a essere parcheggiati per un paio d’anni in una sorta di cassa integrazione prima di perdere il posto in caso di mancato ricollocamento. [Livini, Rep]
• Livini (Rep) sulla Grecia: «Il massimo – dal punto di vista del marketing geopolitico – sarebbe completare il nuovo piano di austerity entro venerdì quando Samaras andrà in pellegrinaggio da Angela Merkel (il giorno dopo vedrà Francois Hollande) per sponsorizzare un ammorbidimento dell’austerity per il suo Paese. Il ramoscello d’ulivo del pacchetto di tagli (“la Grecia deve fare i compiti a casa”, ripete spesso la Cancelliera) potrebbe essere il viatico per provare a spostare dal 2014 al 2016 gli obiettivi di rientro del bilancio. Una concessione dovuta – ritiene Samaras – visto che l’economia nazionale è stata messa in ginocchio dalla terapia d’urto imposta dagli organismi internazionali: il Pil è crollato del 17,5% in quattro anni e la disoccupazione è schizzata al 23%».