Rassegna, 17 agosto 2012
Assange, scontro Ecuador-Gran Bretagna
• Il «caso Assange» scuote i rapporti tra Regno Unito ed Ecuador: il governo sudamericano ha concesso diritto di asilo politico al fondatore di WikiLeaks, ora nell’ambasciata ecuadoregna a Londra, i britannici premono per consegnarlo alla giustizia svedese che lo accusa di stupro: «I fatti in sé sono noti: la Corte suprema di Londra ha risposto “sì” alla richiesta di estradizione formulata da Stoccolma che accusa Julian Assange di avere stuprato due donne. Lui dice che è falso e che si tratta di un complotto per consegnarlo agli Stati Uniti, dove rischia la pena di morte per avere violato i segreti di Stato. Proprio per evitare di trovarsi nelle mani di Washington, il fondatore di WikiLeaks si è rifugiato due mesi fa nell’ambasciata dell’Ecuador e ha presentato domanda di asilo. I tentativi di trovare una composizione sono saltati e alla fine la decisione è stata quella di concedergli il via libera diplomatico. Secondo l’Ecuador, Julian Assange, qualora venisse consegnato alla Svezia, rischierebbe davvero di essere trasferito di peso negli Stati Uniti, dunque ha diritto di essere accolto in Sud America. In sostanza ha “legittima ragione” a definirsi un perseguitato [...] Può anche essere che Julian Assange si veda costretto a restare chiuso nell’ambasciata dell’Ecuador per parecchi mesi. Magari anni. Se non si trova una via d’uscita che rispetti le leggi internazionali, il re degli hacker deve scordarsi di salire su un taxi, arrivare a Heathrow e volare verso la capitale del Paese sudamericano, la sua nuova casa. La polizia inglese ha l’ordine di ammanettarlo non appena metterà la testa fuori dalla sede della rappresentanza ecuadoriana [...]» [Fabio Cavalera, CdS].