La Gazzetta dello Sport, 8 agosto 2012
Il “Wall Street Journal” ha messo in rete ieri un’intervista di un mese fa in cui Mario Monti dice che se Berlusconi non avesse lasciato Palazzo Chigi oggi lo spread sarebbe a 1200 punti
Il “Wall Street Journal” ha messo in rete ieri un’intervista di un mese fa in cui Mario Monti dice che se Berlusconi non avesse lasciato Palazzo Chigi oggi lo spread sarebbe a 1200 punti. Ricordiamo per chi avesse letto distrattamente i giornali in questo ultimo anno che lo spread è il differenziale tra l’interesse che pagano i titoli di stato tedeschi a dieci anni (Bund) e gli analoghi italiani (Btp). Su questo indice si calcola l’affidabilità finanziaria di ciascun paese, perché più un paese è percepito a rischio e più gli investitori pretendono di incassare interessi alti. Per inciso, nonostante le Borse europee continuino ad andar bene e gli spread siano scesi negli ultimi giorni, i grandi fondi americani dànno segni di sfiducia. Senza entrare nel dettaglio dei numeri, basterà sapere che sono in corso da parte degli investitori Usa forti acquisti su cds legati a titoli europei. I cds, sempre a beneficio dei distratti, sono titoli particolari: possiamo dire che si tratta di assicurazioni che si stipulano per tutelarsi dall’eventualità di un fallimento dei debitori. Quindi, se si comprano più cds – poniamo – sull’Italia è perché si pensa che sia più probabile un fallimento italiano. Ma il discorso in questo momento vale per tutta l’Europa.
• Stava dicendo dello spread a 1200 con Berlusconi.
Sì, è successo un piccolo terremoto. Alla Camera i pidiellini, offesissimi, hanno votato contro un ordine del giorno del governo sulla spending review facendolo respingere. Niente di grave, tecnicamente, ma segnale politicamente significativo e inequivocabile: il tesoriere del partito Pietro Laffranco lo ha detto chiaro, «abbiamo votato apposta per protesta contro le parole di Monti». Al Senato il partito ha fatto mancare quattro volte il numero legale costringendo il presidente di turno a sospendere la seduta. Cicchitto ha definito la frase di Monti «una provocazione inutile e stupida», Alfano è stato ancora più duro: «Parole politicamente insensate e scientificamente inspiegabili per un economista come lui». Alla fine Monti ha telefonato a Berlusconi per spiegargli che la frase non aveva alcun senso politico. Si trattava solo di una proiezione matematica, costruita sul comportamento della speculazione. Semplicemente, a suo dire, il mercato aveva bisogno di discontinuità.
• Incidente chiuso?
Non lo so. Berlusconi è rientrato a Roma ieri sera e ha tenuto un vertice con i suoi. Nel pomeriggio si sono visti Fini e Casini con Pisanu, che è l’uomo del Pdl pronto secondo i bene informati alla scissione. Oggi a mezzogiorno Monti vede Casini e alle cinque del pomeriggio Alfano. Tenendo conto che manca una settimana a Ferragosto c’è forse un po’ troppo movimento.
• Che potrebbe succedere?
Il nostro presidente del Consiglio sta agitando le acque. Ha fatto con lo Spiegel un’intervista forte, di cui abbiamo dato conto l’altro giorno. I tedeschi si sono indignati per il seguente concetto espresso dal premier italiano: i governi dovrebbero sentirsi meno vincolati dai parlamenti nazionali nelle loro posizioni europee. Specialmente l’ala anti-italiana del Bundestag ha interpretato queste parole come un attacco alla democrazia. L’onorevole Dobrindt, segretario generale della Csu (i democristiani bavaresi), ha rilasciato la seguente dichiarazione: «Noi tedeschi non siamo pronti a cancellare la nostra democrazia per finanziare i debiti italiani». Monti ha controreplicato in modo alquanto vago: «Non ho inteso in alcun modo auspicare una limitazione del controllo parlamentare sui governi». E che cosa ha inteso, allora, di grazia? Il fatto è che il problema esiste ed è tipico di tutte le democrazie parlamentari, anzi è tipico in modo particolare di quella italiana. Lo stesso Berlusconi si è sempre lamentato dello scarso potere del presidente del Consiglio e in definitiva dei governi, condizionati ad ogni passo dalle manovre parlamentari. Il ricorso ininterrotto ai voti di fiducia (per Monti 32 volte in un anno, ma la pratica dura dai tempi di Prodi) significa proprio questo: il governo si divincola nelle sabbie mobili delle due aule.
• Il presidente del Consiglio manovra per avere più poteri?
No di sicuro, però è un fatto che sta agitando le acque. Possiamo credere che il WSJ abbia fatto uscire proprio ieri la frase sullo spread a 1200 senza l’autorizzazione di Palazzo Chigi?
• Che cosa potremmo pensare?
Potremmo pensare che un clima politico surriscaldato potrebbe favorire le elezioni a novembre. Potremmo anche pensare che le elezioni a novembre potrebbero non dispiacere al presidente Napolitano che gestirebbe così la parte iniziale della prossima legislatura e avrebbe la facoltà di organizzare di nuovo una grande coalizione intorno allo stesso Monti. Potremmo pensarlo, e se lo chiedessimo al capo del governo ci risponderebbe di sicuro, col suo abituale humour, che possiamo pensarlo. Purché non pretendiamo – aggiungerebbe – che quello che pensiamo corrisponda poi alla verità.
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 8 agosto 2012]