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 2012  agosto 06 Lunedì calendario

Anche se ieri era una bella domenica d’estate e quasi tutte le Borse del mondo erano chiuse (non tutte, però), ci si è continuati a tormentare sulla crisi finanziaria

Anche se ieri era una bella domenica d’estate e quasi tutte le Borse del mondo erano chiuse (non tutte, però), ci si è continuati a tormentare sulla crisi finanziaria. Siamo sgomenti per i comportamenti delle piazze, -4 e passa per cento giovedì, +6 per cento venerdì, con lo spread che salta in ventoquattr’ore di 50 punti. C’è un’intervista di Mario Monti allo Spiegel, un’altra intervista di Rpubblica al governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, dichiarazioni più o meno sensate di questo o di quello… La verità è che azzarderemo una interpretazione autentica, e forse addirittura una previsione, solo domani, quando vedremo gli operaratori all’opera.

Il Direttore intanto ci ha ricordato che più o meno in questi giorni, l’anno scorso, arrivò la famosa lettera della Bce, con la quale l’Europa ci commissariava. Al Direttore piace l’idea di confrontare la giornata di oggi con il 6 agosto 2011.

Al governo c’era Berlusconi, in rotta con Tremonti. La Lega si faceva fischiare dal presidente della Repubblica (e da tutti noi) per la buffonata dei ministeri a Monza, smontata poi definitivamente qualche settimana fa. Il governatore della Banca d’Italia era ancora Trichet (ma s’era già deciso che sarebbe subentrato Draghi). Il tasso di sconto era all’1.5 per cento (adesso allo 0,75), lo spread oscillava fra 300 e 400, una quota da sogno se vista da oggi, ma preoccupante allora, dato che la tendenza al peggioramento era già molto chiara e comunque venivamo da una lunga permanenza intorno a quota 120-150. Si vociferava della possibilità di far cadere Berlusconi e passare la palla a Monti, non si sapeva ancora se con un governo tecnico o politico. Le Borse precipitavano allegramente…

E in questo clima, arrivò la lettera della Bce…

Il giorno 3 agosto, un mercoledì, Berlusconi andò a parlare in Parlamento con lo scopo di tranquillizzare i mercati. Non disse praticamente niente. Il giorno dopo i mercati precipitarono, e la sera di venerdì Berlusconi e Tremonti convocarono all’improvviso una conferenza stampa per annunciare che la manovra da 47 miliardi prevista per il 2014 era anticipata al 2013. Era cominciato il commissariamento, anche se la storia della lettera l’avremmo saputa bene dopo qualche giorno. Il Cav, che non voleva dimettersi a nessun costo, resistette fino a novembre. Ma il precipizio era cominciato a Ferragosto.

Che cosa capiamo da questo lungo excursus sul passato?

Tendenzialmente che siamo ancora in alto mare. Benché Draghi abbia dimezzato il tasso di sconto, lo spread sta a 460 con tendenza, si direbbe, più verso i 500 che i 400. Se vogliamo essere aiutati dalla Banca Centrale, dobbiamo rassegnarci a emettere titoli del debito a un anno e a sottoscrivere impegni di bilancio rigorosi.

Che cosa ha detto Monti allo Spiegel?

Che in Italia sta crescendo uno spirito anti-tedesco e anti-europeo e che questo non facilita le cose. Berlino sappia che l’Italia non s’è fatta dare un euro, finora, né dalla Germania né dall’Europa e che anzi il nostri debito ha un rapporto col Pil del 123% perché abbiamo destinato 45 miliardi di euro (tre punti) agli aiuti a Grecia e Portogallo. I due giornalisti dello Spiegel sono stati a sentire buoni buoni. Ma avrebbero potuto ricordare che un anno fa (appunto) Trichet comprava titoli dei paesi Mediterranei per 20 miliardi a settimana, e che dieci di questi miliardi erano diretti al sostegno dei nostri Btp. Dunque, qualche euro ce l’hanno dato. Un’altra domanda da fare era: che accadrà ai nostri conti pubblici quando bisognerà tirar fuori 300 miliardi per la Spagna? C’era da dire qualcosa anche sulla faccenda del nostro spirito anti-tedesco. S’è sviluppato dalle loro parti, con l’aiuto della Bild, anche un forte spirito anti-italiano.

• Veniamo a Visco.

Ma niente, il governatore è certo che ce la faremo, eccetera eccetera. Bisogna solo realizzare le famose riforme strutturali. E  che cosa sono le riforme strutturali? Questo non si azzarda a dirlo nessuno. In realtà è il nostro sistema così com’è che produce sprechi, cattiva organizzazione e corruzione. Prima di varare le riforme strutturali, temo, dovremmo licenziare tutti i protagonisti della nostra scena politica: partiti, sindacati, organizzazioni dei consumatori, esperti di finanza che sanno fornire le loro analisi solo dopo i disastri e mai prima. Eccetera, eccetera. Mi pare dura esattamente come un anno fa.


[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 6 agosto 2012]