Rassegna, 7 agosto 2012
La politica tedesca contro Monti
• La politica tedesca è insorta contro le dichiarazioni di Mario Monti in un’intervista al settimanale di Amburgo “Der Spiegel” in cui sosteneva che i governi non dovrebbero «lasciarsi completamente imbrigliare dalle decisioni del Parlamento» senza preservare un loro spazio di manovra. «I parlamenti contano, anzi hanno l’ultima parola. “Le decisioni dei governi devono avere una legittimità democratica. La cancelliera è consapevole che in Germania i testi di legge devono essere sostenuti dal Parlamento, che deve essere coinvolto nella loro elaborazione”. È con questa frase che il portavoce di Angela Merkel, Georg Streiter, “sconfessa” le dichiarazioni di Monti allo Spiegel. E dietro di lui, è una valanga di reazioni che stavolta non raccolgono il coro degli euroscettici, ma rappresentano il cuore dell’establishment tedesco: dal presidente del Parlamento Norbert Lammert all’opposizione socialdemocratica. Ma cosa ha detto Monti da scatenare una vera tempesta politica in Germania? “Se i governi dovessero lasciarsi completamente imbrigliare dalle decisioni del Parlamento senza preservare un loro spazio di manovra — riporta lo Spiegel — sarebbe più probabile la disintegrazione dell’Europa piuttosto che un’integrazione più stretta”. Un messaggio che forse voleva rassicurare i tedeschi sulla sua indipendenza e determinazione rispetto alle pastoie del parlamento a Roma. Però in Germania è stato letto in tutt’altro modo» [Mara Gergolet, CdS]. Per Palazzo Chigi si è trattato solo di un equivoco: «Ciò premesso, Monti tiene il punto delle sue critiche alla signora Merkel. La cui sostanza è: se i governi non si daranno una mossa, e resteranno a rimorchio dei rispettivi Parlamenti (in qualche caso nascondendosi dietro un dito), allora sì che l’Europa rischierà, e di brutto. Al Professore sembra di aver detto perfino “un’ovvietà”, guai se le leadership più responsabili non cercheranno attivamente una sintesi tra i 27 paesi membri» [Ugo Magri, Sta].