Rassegna, 6 agosto 2012
Monti: temo i sentimenti antitedeschi in Italia
• Continuando con la sua strategia di comunicazione “diretta”, il premier Mario Monti esamina con il settimanale di Amburgo “Der Spiegel” le relazioni fra Italia e Germania: «Ho l’impressione che la maggioranza dei tedeschi creda che l’Italia abbia già ricevuto aiuti finanziari dalla Germania o dalla Ue. Semplicemente non è vero: l’Italia non ha percepito un solo euro». Non solo: «Molto di ciò che hanno fatto Germania e Francia per il salvataggio della Grecia ha aiutato le banche tedesche e francesi, a lungo grandi creditrici della Grecia e delle banche greche, ciò che invece non vale quasi per l’Italia». Quindi: «Se si include il flusso di ritorno netto nel proprio Paese, l’Italia ha speso più della Francia o della Germania. Senza il nostro versamento di aiuti il deficit statale non sarebbe del 123,4 %, ma del 120,3». Allora? «Se la Germania e altri Stati hanno interesse che l’attuale politica in Italia abbia un futuro, dovrebbero lasciare più margini di flessibilità a quei Paesi dell’Eurozona che si attengono con maggior precisione alle indicazioni europee». Alla domanda se sia «deluso» dal comportamento «esitante» della Bce sull’acquisto dei titoli di Stato dei Paesi in difficoltà, risponde con diplomazia: «Alcuni Paesi devono affrontare costi straordinariamente elevati per finanziare i loro debiti. Le banche si ritirano dietro le loro frontiere nazionali peggiorando ulteriormente la situazione. Questi problemi vanno risolti velocemente affinché non ci siano ulteriori insicurezze sulla capacità della zona euro di superare la crisi». Infine affronta il tema del «risentimento»: «Nei mesi scorsi mi ha molto preoccupato, e l’ho raccontato alla cancelliera Merkel, il crescente risentimento del Parlamento italiano contro l’Europa, contro l’euro e contro i tedeschi. Se avessi dovuto tenere in considerazione le posizioni del Parlamento italiano, dal quale avevo avuto indicazioni di far passare gli eurobond, non avrei dovuto dare il consenso italiano nell’ultimo Consiglio europeo». [Garibaldi, Cds]. Commenta Stefano Lepri sulla Stampa: «Dobbiamo riconoscere che diversi eventi italiani hanno contribuito ad alimentare la sfiducia tedesca. Negli Anni 90 i due Paesi soffrivano di mali simili; durante il decennio successivo a Berlino si sono succeduti governi capaci di curarli, a Roma no. Il troppo spiccio invocare gli eurobond da parte dei nostri politici tradisce il desiderio che i tedeschi paghino una parte del conto per noi».