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 2012  agosto 03 Venerdì calendario

Mario Draghi è stato veramente sconfitto nella sua battaglia contro i rigoristi nordici? I mercati pensano di sì

Mario Draghi è stato veramente sconfitto nella sua battaglia contro i rigoristi nordici? I mercati pensano di sì. La Borsa di Milano ha perso il 4,64%, Madrid il 5,16, Parigi il 2,68, Francoforte il 2,2, Londra lo 0,88, Wall Street, mentre scriviamo, l’1%. Lo spread italiano è schizzato a 510, un salto di 54 punti in un solo giorno. Quello spagnolo è a 552. Ieri Madrid doveva piazzare 3,123 miliardi di euro. E li ha piazzati, in effetti: ma pagherà un interesse del 6,647% contro il 6,430 della precedente emissione. Sul mercato secondario il valore dei Bonos è sceso al punto tale che i titoli rendono adesso il 7,07%. I nostri Btp stanno al 6,29.

Dopo le dichiarazioni di Draghi della settimana scorsa, avevo capito che la Banca Centrale Europea l’avrebbe fatta finita con i formalismi tedeschi e avrebbe sostenuto i titoli dei paesi sotto attacco. Che senso ha questa specie di retromarcia? E, soprattutto, che conseguenze avrà?

Il governatore, in conferenza stampa, ha detto che i mercati lo hanno frainteso. Di tutti i discorsi pronunciati a Londra, resta l’affermazione che l’euro è irreversibile e che è folle specularci contro. E che sarà fatto tutto quello che serve per respingere i ribassisti. Queste frasi, che la settimana scorsa avevano l’aria di un forte grido di battaglia, ieri sono risuonate come un mesto contentino dato ai giornalisti sbigottiti. Forse abbiamo il dovere di essere ottimisti, nonostante tutto. Certo è difficile.

• Che cosa è successo esattamente?

Che cosa è successo esattamente non si sa, perché i finanzieri sono in genere molto riservati sulle loro cose. Ieri era in programma la riunione del 22 governatori centrali dei paesi dell’area euro e all’ordine del giorno c’era, appunto, l’eventuale programma di acquisto di titoli sovrani da parte della Bce e il ruolo che dovrà svolgere nei prossimi mesi il fondo Esm. Ricorderà che tutti noi avevamo interpretato le parole di Draghi della settimana scorsa così: la Bce troverà il modo per rimettersi a comprare titoli del debito dei paesi sotto attacco, facendosi anche forte del fatto che sta assolutamente ferma da 20 settimane; alla lunga, questo fondo Esm sarà lo strumento per rintuzzare i venditori. Gli sarà data la licenza bancaria e grazie a questa potrà approvigionarsi liberamente alla Banca Centrale e girare poi i denari avuti in prestito alla Spagna o, al limite, all’Italia. Si era anche pensato alla possibilità che il primo tasso, oggi allo 0,75, potesse essere tagliato già ora (non è successo). Senonché…

Senonché i tedeschi…

I tedeschi avevano già rilasciato un paio di dichiarazioni molto dure e contrarie a queste idee. Ieri, alla vigilia della riunione del Consiglio, hanno fatto uscire sul sito della Bundesbank un’intervista rilasciata un mese fa da Jens Weidman, presidente della stessa Bundesbank (la Bundesbank è la loro banca centrale, l’equivalente della nostra Banca d’Italia). Weidman esprimeva con chiarezza tre concetti: la Bce deve rispettare il proprio mandato e non superarlo; ciò che è politicamente desiderabile e quello che è economicamente prudente spesso non coincidono, quindi la Banca Centrale Europea deve guardarsi dal dar retta ai politici («non deve farsi strumentalizzare per obiettivi di politica fiscale»): non tocca alla Bce promuovere la crescita, combattere la disoccupazione, stabilizzare il sistema bancario; infine – ed è il tratto politicamente più significativo - «la Bundesbank non è solo una delle 17 banche centrali dell’Eurozona, ma la più grande e la più importante, e ha una maggiore influenza delle altre».

Quindi, se la Bundesbank non è d’accordo, non ci si muove.

Dal discorso di Draghi si capisce quello che segue. La procedura per comprare Btp sarà riattivata. Ma questa procedura prevederà che siano gli Stati a chiedere l’intervento della Banca centrale e quindi, contestualmente, a impegnarsi, in cambio, in una politica di rigore. Quanto alla licenza bancaria al Fondo Esm, che avrebbe permesso a questo Fondo di muoversi liberamente sul mercato, indebitandosi e finanziando i paesi del Sud Europa, non spetta alla Bce concedere le licenze bancarie, ma alle autorità politiche del paese in cui le candidate-banche si trovano. Nel caso del Fondo Esm, al Lussemburgo. Quindi: l’Unione Europea deve prima decidere sull’opportunità che il Fondo Esm diventi una banca, poi va chiesta la licenza al governo del Lussemburgo, e a licenza concessa la Bce dovrà decidere se il Fondo Esm può essere una controparte, cioè un soggetto a cui prestare denaro.

Per tutto questo ci vorrà un sacco di tempo. E nel frattempo? Non c’era il terrore di tutto quello che poteva succedere in agosto, quando, essendo pochi gli operatori per via delle ferie, basta un niente per buttar giù i mercati?

Abbiamo il dovere di essere ottimisti. Temo tuttavia che, almeno per le prossime settimane, non sia possibile prevedere niente di buono.


[Giorgio Dell’Arti, 3 agosto 2012]