La Gazzetta dello Sport, 2 agosto 2012
Ieri il Popolo della Libertà ha presentato il suo disegno di legge di riforma elettorale. Un gesto che avrebbe dovuto scatenare l’inferno – date le premesse polemiche della settimana scorsa – e che è invece passato via tranquillo perché i partiti si sono decisi a rinviare la discussione ufficiale a settembre e, intanto, di continuare a trattare in segreto per cercare di arrivare a un’intesa
Ieri il Popolo della Libertà ha presentato il suo disegno di legge di riforma elettorale. Un gesto che avrebbe dovuto scatenare l’inferno – date le premesse polemiche della settimana scorsa – e che è invece passato via tranquillo perché i partiti si sono decisi a rinviare la discussione ufficiale a settembre e, intanto, di continuare a trattare in segreto per cercare di arrivare a un’intesa.
• Che cosa dice questa riforma del Pdl?
Guardi è un affare abbastanza complicato, e non vale la pena di spaccarcisi la testa adesso. Limitiamoci a dire che prevede un “premio di governabilità” (adesso si chiama così) del 10% e uno sbarramento del 5%, cioè non si entra in parlamento se non si prende almeno il 5% dei voti a livello nazionale. Preferenze per due terzi dei candidati, lista bloccata per gli altri. Ho detto anche troppo, la legge con cui andremo votare nel 2013 sarà diversa da questa.
• Come mai bisogna abolire la legge elettorale attuale?
Il cosiddetto “porcellum”, che io non considero così vergognoso come quasi tutti, è stato difatto demolito dal presidente Napolitano quando s’è appellato una prima volta ai partiti, qualche settimana fa, perché cambino di comune accordo la legge elettorale. Appello ripetuto di recente, ma invano: le forze politiche non riescono a mettersi d’accordo su un testo condiviso. La cattiva fama del “porcellum” è dovuta alla mediocrissima qualità degli attuali deputati e senatori. Si dice: la scelta degli eletti è stata sottratta ai cittadini, che non hanno più a disposizione il voto di preferenza, ed ecco il risultato. A dire la verità, i cittadini, a suo tempo, mandarono entusiasticamente in parlamento la pornostar Cicciolina. Non c’è dunque da fare troppo affidamento sulla loro saggezza. È piuttosto nelle stanze dei partiti che sta il verme della dequalificazione. E in particolare, inutile negarlo, nel cervello di Berlusconi che ha fatto sedere a Palazzo Madama e a Montecitorio una banda di scosciate e di scosciati sostenendo che andava bene perché erano laureati. Tutto questo ha messo in moto un meccanismo di ripulsa, di cui s’è fatto interprete il Capo dello Stato. Ed eccoci qui con un nuovo terreno di scontro fra centro-destra e centro-sinistra. I partiti non si mettono d’accordo e tra i vari incubi che affollano le notti di ognuno c’è anche quello, comune, di Grillo. Che fare se il Cinquestelle risultasse troppo forte? Che fare se risultasse addirittura primo?
• Quindi?
Il sistema attuale dà una vittoria certa e significativa – almeno alla Camera – alla coalizione che arriva prima. Bersani non può dirlo, perché ha passato la vita a sparare contro il porcellum, ma andare al voto con questo sistema non gli dispiacerebbe per niente. Proprio per questo Berlusconi vuole assolutamente che la legge elettorale attuale (voluta da Casini e scritta da Calderoli) sia cambiata. Anche se non sembra, un passo avanti è stato fatto: avendo spostato la discussione a settembre, è molto meno probabile che si voti in novembre. E Berlusconi non voleva votare in novembre, quindi trattare con il Pdl dovrebbe essere adesso meno complicato.
• Che legge vuole in sostanza Berlusconi?
Una legge che costringa il vincitore a trattare con lui per avere una maggioranza in parlamento. Per ottenere questo risultato ci vogliono due cose: una legge a struttura proporzionale e un premio - non troppo grande – al partito e non alla coalizione. La soglia di sbarramento è un di più che i democratici si faranno imporre volentieri. La polemica sulle preferenze è sostanzialmente finta. Bersani, invece delle preferenze, vorrebbe i collegi uninominali… Sa di che sto parlando?
• Fino a un certo punto.
I sistemi elettorali sono infiniti, ma possiamo dividerli in due grandi famiglie: quelli a struttura proporzionale e quelli a struttura maggioritaria. Struttura maggioritaria: in un collegio si affrontano singoli candidati e viene eletto quello che ha preso più voti (maggioritario secco) oppure si va al ballottaggio tra i primi due (doppio turno, il nostro sistema per i sindaci) o addirittura tra i primi tre (sistema francese). Col maggioritario ci sono più probabilità che salti fuori una maggioranza ben definita, specialmente se si affrontano due soli partiti. Il vincitore non ha in genere bisogno di venire a patti con il perdente. Il proporzionale invece garantisce – più o meno – un numero di seggi proporzionale al numero di voti, È quasi impossibile che un solo partito prenda il 51%. Il vincitore, perciò, deve venire a patti con gli avversari. È quello che Berlusconi vuole. Niente coalizioni annunciate prima, ma una grande coalizione da realizzare dopo. Tenendo lontano da Palazzo Chigi lo stesso Bersani, e facendoci restare Monti, sostenuto da tutti quanti.
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 2 agosto 2012]