Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  luglio 31 Martedì calendario

Sui mercati continua il bel tempo. Ieri Milano ha chiuso con un +2,8% e Madrid con un +2,78. È leggermente peggiorato lo spread sul mercato secondario, dai 455 di venerdì ai 465 di ieri

Sui mercati continua il bel tempo. Ieri Milano ha chiuso con un +2,8% e Madrid con un +2,78. È leggermente peggiorato lo spread sul mercato secondario, dai 455 di venerdì ai 465 di ieri. Però ieri dovevamo piazzare 5,5 miliardi di Btp a cinque e a dieci anni e la richiesta, senza essere eccezionale, è stata buona, il tasso migliore di quello di fine giugno, 5,96 contro 6,19 (dieci anni) e 5,29 contro 5,84 (cinque anni).

 

Non so se lei è cosciente del fatto che tutti questi numeri frastornano il povero lettore. E in ogni caso 5,96 e 5,29 non mi sembrano interessi da poco. Magari li dessero a me in banca.

È vero, ma si guarda il cosiddetto trend, cioè la tendenza e se la tendenza è al ribasso bisogna esser contenti. Monti ha detto che per star bene bisogna riportare lo spread a 200. D’altra parte il governatore Visco ci ha spiegato che lo spread dipende da noi proprio per 200 punti e tutto il resto è congiuntura internazionale.

“Congiuntura”: bella parola per non dire “trame”. Perché non ammettere una volta per tutte che l’inferno nel quale ci troviamo è opera delle banche e del loro procedere oscuro? Un giorno o l’altro bisognerà spiegarlo. Per oggi, la Direzione ci chiede soprattutto di presentare la settimana che ci aspetta. Settimana decisiva, dicono.

L’ennesima settimana decisiva, già. L’appuntamento più importante è fissato per giovedì quando si riunisce il board della Bce. Su questo mi faccia la domanda successiva. Per il resto, il calendario vede il nostro Mario Monti schizzare da un punto all’altro del continente come una pallina da flipper. Oggi è a Parigi a colazione da Hollande. Domani è a Helsinki, missione importantissima: si tratta di convincere i finlandesi a fare la faccia meno dura, a capire che questo è il momento dell’emergenza, in cui la priorità è salvare la moneta unica. Per il rigore-rigore, che ci vuole, è necessario aspettare un secondo momento. Giovedì, il premier è a Madrid, su invito del capo del governo Rajoy. Intanto sta girando per l’Europa il segretario al Tesoro americano, Tim Geithner. Ha visto il ministro delle Finanze tedesco Schäubler (comunicato di elogio a Italia e Spagna, non bisogna farci troppo caso) e poi Draghi. Il giro americano ha un significato preciso: Stati Uniti ed Europa hanno intenzione di fare asse nella battaglia per l’euro e nel sostegno all’economia Usa, i cui ultimi dati segnalano una situazione pericolosa (pericolosa specialmente per Obama che rischia di non tornare alla Casa Bianca). La Federal Reserve, a quanto pare, ha intenzione di abbassare ancora il tasso di sconto (allo 0,25 da quattro anni), operazione che Draghi farà da noi presumibilmente a settembre (portandolo almeno allo 0,5). Infine, la Merkel ha invitato Monti in Germania per dopo Ferragosto.

Veniamo a questo appuntamento di giovedì.

Il cosiddetto “board”, cioè il Consiglio direttivo della Banca Centrale Europea a Francoforte. Formano il Consiglio direttivo i governatori delle banche centrali di quei paesi che adottano l’euro. Presiede Mario Draghi. Avrà di fronte a sé, tra gli altri, i governatori delle banche centrali tedesca, finlandese e olandese. Costoro non intendono ragioni, cioè non vogliono che la Bce compri titoli dei paesi che si sono messi nei guai con le loro spese folli. La loro linea è molto semplice: Spagna, Grecia, Italia e gli altri tirino la cinghia fino al limite estremo, risparmino, smettano di spendere e si rimettano in regola. Altre vie di risanamento – dicono - non ce ne sono. È una linea di cui noi scialacquatori dobbiamo cogliere il senso, prima di criticarla.

Però la critichiamo, no?

La Banca centrale tedesca – la Bundesbank – aveva la stessa posizione al tempo dell’unificazione con la Germania Est. Gli scialacquatori erano allora gli Ossie, cioè gli abitanti della vecchia Ddr. I rigoristi persero quella battaglia, Kohl impose addirittura il cambio 1 a 1 tra i marchi dei due paesi, costringendo a un importante sacrificio i tedeschi dell’Ovest. Ricordiamoci che la Merkel è una Ossie, forse questo spiega perché a questo punto della storia stia più con Draghi che con Weidman, il presidente della Bundesbank. Ieri un comunicato ha fatto sapere che i due «prenderanno un caffè» prima del match di giovedì prossimo.

Previsioni?

Secondo me vince Draghi. Tra l’altro sta per arrivare la stangata della Spagna, un 300 miliardi di aiuti. Trasformeranno il fondo Esm in una banca, consentendogli di indebitarsi con la Bce e di girare poi i soldi a Madrid (e magari, qualche mese dopo, a Roma). Non si preoccupi se la cosa non le risulta chiarissima. Avremo tempo di parlarne anche troppo nei prossimi giorni.


[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 31 luglio 2012]