Rassegna, 30 luglio 2012
Yemen, rapito un carabiniere
• In Yemen ieri è stato sequestrato un carabiniere addetto alla sicurezza dell’ambasciata italiana. Si chiama Alessandro S. (Alessandro M., scrive Rep), ha 29 anni e viene dal Friuli. Era appena uscito da un negozio a 200 metri dall’ambasciata, in Hadda Street, nel quartiere internazionale di Sana’a, quando tre o quattro uomini armati sono scesi al volo da un’auto, lo hanno bloccato e portato via. Non ci sono molti altri dettagli sul rapimento, e sia al ministero degli Esteri che al comando generale dei Carabinieri per il momento non hanno notizie se sia opera di una banda di criminali comuni oppure se dietro i rapitori si nasconda un gruppo armato in collegamento con terroristi integralisti, o magari con nuclei vicini ad al Qaeda, che nello Yemen è molto attiva. [Sarzanini, Cds]
• Secondo la Sarzanini (Cds) «il fatto che i rapitori abbiano deciso di utilizzare il suo telefono cellulare fa ritenere che si tratti di una banda poco esperta, inconsapevole del fatto che in questo modo potrebbe essere possibile tracciare il loro percorso e rintracciarli. Ma è, appunto, un’ipotesi anche perché potrebbe essere soltanto la prima mossa utile a dimostrare che chi ha attivato il contatto sta gestendo il prigioniero».
• In Yemen, nelle stesse ore del sequestro del carabiniere italiano, un gruppo di uomini armati, esponenti delle tribù fedeli all’ex capo dello Stato Abdullah Saleh, faceva irruzione nel ministero dell’Interno, prendendo in ostaggio gli impiegati e rivendicando un ruolo nelle forze di polizia, in un’aperta sfida alla leadership del presidente Abdrabbuh Mansour Hadi. Spiega Cadalanu su Rep: «Volevano che qualcuno mantenesse gli impegni presi dal vecchio regime, fra cui, paradossalmente, c’è anche l’aiuto nella repressione dei rivoluzionari. Qualcuno rivendica anche di aver partecipato alle operazioni militari anti-Al Qaeda, gestite dal vecchio regime con il sostegno americano per liberare dai militanti islamisti le città del sud di cui il governo di Sana’a aveva perso il controllo. Ed è facile vedere una minaccia implicita in queste rivendicazioni: chi non verrà accontentato si prepara a passare dall’altra parte».