La Gazzetta dello Sport, 28 luglio 2012
Splende il sole sui mercati. E da ben due giorni.• Come mai? È bastato un discorsetto, alquanto tosto, di Mario Draghi e poi, ieri, un comunicato congiunto Hollande-Merkel

Splende il sole sui mercati. E da ben due giorni.
• Come mai?
È bastato un discorsetto, alquanto tosto, di Mario Draghi e poi, ieri, un comunicato congiunto Hollande-Merkel. I mercati hanno pensato: «Allora questi fanno sul serio! Allora la moneta sono intenzionati a difenderla!». E hanno ricominciato a comprare. Negli acquisti c’è anche – badi bene – una componente forsennata. Nei mercati dove la cosa era ammessa (non in Italia, che anzi proprio ieri ha prolungato il divieto fino al 14 settembre, e neanche in Spagna che ha bloccato la cosa fino a ottobre) i grandi fondi sicuri della morte della moneta unica hanno venduto quantità pazzesche di Bonos e Btp anche senza averli, cioè allo scoperto. Lei sa che le operazioni allo scoperto si fanno sul presupposto che domani il titolo costi meno di oggi: vendo oggi a 100, compro domani a 90, ho guadagnato 10. Quindi: se accade un qualcosa che mi rompe le uova nel paniere, mi precipiterò a comprare, prima che i prezzi crescano troppo. Per intenderci: giovedì Milano è salita del 5,6% e Madrid del 6,06. Ieri: Milano +2,93, Madrid +3,91. In due giorni lo spread ha riguadagnato 80 punti: ieri ha chiuso a 456 e gli spagnoli, in forte recupero anche loro, a 536. C’è stato a un certo punto un intervento del Fondo Monetario Internazionale, che avrebbe potuto rannuvolare il cielo: di punto in bianco è arrivata sul tavolo delle redazioni una dichiarazione in cui si annunciava che senza misure di sostegno la Spagna rischia.
• Che significa?
Si pensa che per salvare quel paese, che non ha un euro in cassa, bisognerà tirar fuori 300 miliardi. Una cifra spropositata, che è stata smentita, ma che è probabilmente vera. Si faccia due conti e vedrà che questo significa un esborso complessivo, per l’Italia, di un centinaio di miliardi almeno. Nonostante questo, come le dicevo, i mercati hanno continuato a reagire bene grazie alla dichiarazione fatta da Draghi, mercoledì scorso, alla Global Investment Conference di Londra. «Negli ultimi mesi l’area euro ha mostrato progressi straordinari. L’Eurozona è molto più solida di quanto si pensa. A cominciare dai livelli aggregati di deficit e di debito pubblico che sono molto più bassi di quelli statunitensi. Inoltre la coesione sociale all’interno dell’area euro è più forte che in qualsiasi altra parte del mondo. Quindi, noi siamo pronti a fare tutto quello che serve per l’euro. E, credetemi, sarà sufficiente». «Tutto quello che serve…» questa è la prima frase chiave, una doccia fredda per i ribassisti. Ma ce n’è un’altra: «Non è possibile immaginare la possibilità che un paese esca dall’Eurozona». Cioè: neanche la Grecia, data per spacciata a inizio settimana. E infine, il colpo da novanta: «Se i premi di rischio sul debito sovrano impediscono la trasmissione della politica monetaria, rientrano nel quadro del nostro mandato».
• Di questa terza frase non ho capito niente.
Il tasso d’interesse è stabilito dalla Banca Centrale. Che desidera vedere un’applicazione coerente di quel tasso, adesso allo 0,75 e a settembre, probabilmente, ancora ribassato. Se qualcuno opera per alterare quel tasso d’interesse, contrastando quindi la politica monetaria della Banca Centrale, la Banca Centrale ha il diritto di intervenire. Naturalmente è un sofisma: una volta fissato un primo tasso, tutti gli interessi successivi sono il risultato del libero gioco della domanda e dell’offerta. E tuttavia questa argomentazione è stata usata contro i banchieri tedeschi che ancora ieri accusavano Draghi di voler mettere le mani sul gruzzolo risparmiato dagli europei. Giovedì si riunisce il board di Francoforte e il governatore deve convincere i suoi colleghi rigoristi a lasciarlo lavorare. Questa dell’alterazione artificiale del tasso d’interesse da parte di soggetti ignoti è un ragionamento che serve a piegare le resistenze germaniche. D’altra parte, anche i tedeschi sanno che l’euro è seriamente a rischio e, all’ultimo, non vogliono neppure loro che la moneta salti. Tant’è vero che ieri pomeriggio, per fugare ogni dubbio, Hollande e la Merkel hanno fatto una dichiarazione di sostegno a Draghi.
• Che cosa hanno detto?
«Siamo pronti a tutto per proteggere l’eurozona e l’integrità della moneta unica».
• Ma che significa questo “tutto”?
L’insieme delle dichiarazioni di Draghi-Hollande-Merkel significa in sostanza che la Bce troverà il modo di comprare i titoli sotto attacco, cioè di assumere pienamente il ruolo, tipico delle banche centrali, di “finanziatore di ultima istanza”. Certo, ci sono le regole e la Bce non può, da statuto, comprare il debito dei paesi dell’Eurozona, almeno oltre un certo limite. E però, la Banca centrale non compra Bonos e Btp da 20 settimane, quindi ha un po’ di munizioni di riserva. Poi può finanziare le banche al solito uno o mezzo per cento, in modo che siano le banche a comprare. Poi può comprare i bond delle aziende private (su questo non c’è limite) in modo che siano le aziende private a sostenere i titoli sotto attacco. La mossa più importante sarà probabilmente quella di dare al Fondo Esm la licenza di banca. A questo punto Esm, che parte con solo 500 miliardi, sarà autorizzato a prendere soldi dalla Bce e a sostenere in prima persona gli assalti degli speculatori. Non dimentichiamolo: la Banca Centrale Europea sta seduta sopra una montagna di due miliardi di miliardi di euro, un 2 – per intenderci – seguito da 18 zeri.
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 28 luglio 2010]