Rassegna, 25 luglio 2012
Stato-mafia, i pm chiedono 12 rinvii a giudizio
• I pm di Palermo hanno chiesto 12 rinvii a giudizio per l’inchiesta sulla trattativa tra Stato e Mafia. I primi della lista sono i capi mafiosi: Totò Riina, Bernardo Provenzano, Leoluca Bagarella, Giovanni Brusca e Antonino Cinà. Tutti gli altri imputati sono uomini delle istituzioni: gli ex ministri Calogero Mannino e Nicola Mancino. Poi, un politico di oggi, il senatore Pdl Marcello Dell’Utri. La lista si completa con gli ex vertici del Ros dei carabinieri, i generali Mario Mori e Antonio Subranni, il colonnello Giuseppe De Donno. Commenta Palazzolo su Rep: «Comunque andrà a finire, è già un processo senza precedenti quello che adesso chiedono i pm di Palermo: sul banco degli imputati vogliono portare i vertici della mafia e alcuni vertici dello Stato in carica nella stagione terribile delle bombe. Era la stagione in cui tutti gli uomini delle istituzioni dichiaravano di essere per la linea dura contro i mafiosi che avevano ucciso Falcone e Borsellino. In realtà, qualcuno avrebbe trattato con i boss. Nella migliore delle ipotesi, per evitare altre stragi. Nella peggiore, per accreditarsi come nuovo referente dei mafiosi. Poco importa ai pm di Palermo, che hanno scritto nella richiesta di rinvio a giudizio firmata ieri mattina: “Hanno agito per turbare la regolare attività dei corpi politici dello Stato Italiano e in particolare del governo della Repubblica”. È questa l’accusa per tutti, mafiosi e uomini delle istituzioni. Solo l’ex ministro Mancino risponde di falsa testimonianza: “Per aver affermato il falso e comunque taciuto in tutto o in parte ciò che sapeva intorno ai fatti sui quali veniva interrogato”, hanno scritto i pm nella richiesta di rinvio a giudizio. E hanno aggiunto contro Mancino: “Ha affermato di non essere mai venuto a conoscenza dei contatti intrapresi dagli ufficiali dei carabinieri Mori e De Donno con Vito Ciancimino, e per il tramite di questi con gli esponenti di vertice di Cosa nostra”. Mancino si difende: “Dimostrerò la mia estraneità alle accuse”».
• Tre i soggetti offesi dai reati: De Gennaro, oggi sottosegretario ai Servizi segreti, i familiari di Salvo Lima, il cui omicidio (12 marzo 1992) fu il primo atto della stagione stragista, e il Consiglio dei ministri. Perché il governo, nella ricostruzione dell’accusa, sarebbe stato il destinatario finale, la vittima del reato di violenza o minaccia a corpo politico, amministrativo o giudiziario dello Stato. L’esecutivo potrà costituirsi parte civile. [Arena, Sta]
• «(…) I procuratori di Palermo hanno cominciato ad investigare dall’assassinio di Salvo Lima. Nel marzo di vent’anni fa, quando sarebbe cominciato tutto. La trattativa parte da lì. Da alcuni uomini politici che avevano paura di fare la stessa fine di Lima, il traditore che non aveva rispettato gli accordi con i capi della Cupola e non era riuscito ad aggiustare il maxi processo istruito da Giovanni Falcone. Ras della Democrazia cristiana, come era allora il potente ministro siciliano Calogero Mannino, avrebbero così contattato i vertici di reparti speciali dell’Arma per agganciare Totò Riina. Mediatore Vito Ciancimino, sindaco mafioso di Palermo legato ai Corleonesi. È il primo passo della trattativa». [Bolzoni, Rep]