Rassegna, 18 luglio 2012
Severino «Le telefonate del Colle restino segrete»
• Il ministro della Giustizia Paola Severino e il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso si sono pronunciati dalla parte del capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che ha sollevato presso la Corte costituzionale il conflitto di attribuzione nei confronti della Procura di Palermo che indaga su una presunta trattativa tra lo Stato e Cosa nostra. La prima sostiene che il capo dello Stato deve essere tutelato, il secondo difende i pm palermitani ma nega che il Colle abbia voluto interferire. La Guardasigilli, in missione a Mosca, ha chiarito: «Qualunque sia la decisione della Consulta sul conflitto di attribuzione nella vicenda delle intercettazioni telefoniche dell’inchiesta di Palermo, l’importante è mantenere la segretezza delle telefonate del capo dello Stato». Anche per Grasso «il presidente della Repubblica non può essere intercettato, lo è stato in modo occasionale». In ogni caso, ha aggiunto Grasso negando ci si trovi di fronte a un conflitto istituzionale, «la questione è giuridica. Il nostro ordinamento non prevede una norma specifica. È giusto che un giudice terzo decida come bisogna comportarsi in questi casi». Poi ha preso le difese dei pm: «Hanno agito in buona fede. Ora la questione è in buone mani, deciderà la Consulta». Chi ha attaccato il Colle è invece Antonio Di Pietro, che ha accusato Napolitano di «mortificare le istituzioni», attacco al quale replica dal Pd Pier Luigi Bersani: «Ho trovato alcune affermazioni verso Napolitano veramente indecenti perché tutti sanno che Napolitano non ha alcuna ragione per difendersi personalmente». [Fuccaro, Cds]
• Il punto sottolineato ieri dalla Severino è che le prerogative costituzionali del Capo dello Stato e la sua immunità sono prevalenti sulle leggi ordinarie. Napolitano, nel suo decreto, ha rilevato come «gli inquirenti dovevano chiedere l’immediata distruzione degli ascolti, senza fare valutazioni», laddove la procura di Palermo invece quelle intercettazioni casuali del Capo dello Stato non le ha distrutte perché – sostanzialmente – non esiste una specifica legge. Ma, spiega il Guardasigilli, «il tema è tutto qui: se debba avere prevalenza la legge costituzionale sulle garanzie del presidente della Repubblica, o se si debba applicare la normativa comune sulle intercettazioni». [Rampino, Sta]
• Nei prossimi giorni l’Avvocatura generale dello Stato stilerà il ricorso sul quale la Corte Costituzionale dovrà esprimersi circa il conflitto di attribuzione sollevato dal Capo dello Stato. L’Alta Corte dovrà valutarne l’ammissibilità, e poi calendarizzarne l’esame. Sui tempi ogni previsione è arbitraria, ma è presumibile che la Corte si esprima entro la fine del mandato di Giorgio Napolitano. [Rampino, Sta]