17 luglio 2012
##Napolitano: «A Palermo violate le mie prerogative» • Giorgio Napolitano ha dato mandato all’Avvocatura di Stato di sollevare davanti alla Consulta un conflitto di attribuzione contro la Procura di Palermo per le intercettazioni delle telefonate fra Giorgio Napolitano e Nicola Mancino
##Napolitano: «A Palermo violate le mie prerogative»
• Giorgio Napolitano ha dato mandato all’Avvocatura di Stato di sollevare davanti alla Consulta un conflitto di attribuzione contro la Procura di Palermo per le intercettazioni delle telefonate fra Giorgio Napolitano e Nicola Mancino. È la notizia su cui aprono tutti i giornali. Si legge nella nota del Quirinale che le intercettazioni telefoniche che coinvolgono «anche indirettamente» il presidente della Repubblica, sono «assolutamente vietate» in quanto comportano una «lesione delle prerogative costituzionali» del Capo dello Stato e non possono restare in atti processuali. Di qui la decisione di sollevare il conflitto, «ritenendo dovere del Presidente della Repubblica, secondo l’insegnamento di Luigi Einaudi, evitare che si pongano precedenti grazie ai quali accada che egli non trasmetta al suo successore le facoltà che la Costituzione gli attribuisce immuni da qualsiasi incrinatura». Il capo dello Stato sottolinea che si tratta non di questione personale, ma istituzionale e il decreto presidenziale ripercorre così la vicenda: «La procura di Palermo, dopo aver preso cognizione delle conversazioni, le ha preliminarmente valutate sotto il profilo della rilevanza e intende ora mantenerle agli atti del procedimento perché esse siano dapprima sottoposte ai difensori delle parti e successivamente, nel contraddittorio tra le parti stesse, sottoposte all’esame del giudice ai fini della loro acquisizione ove non manifestamente irrilevanti». E invece, come fa notare il decreto del Quirinale, «a norma dell’articolo 90 della Costituzione e dell’articolo 7 della legge 210 del 1989, salvi i casi di alto tradimento o attentato alla Costituzione, le intercettazioni di conversazioni cui partecipa il Presidente della Repubblica, ancorché indirette od occasionali, sono da considerarsi assolutamente vietate e non possono essere quindi in alcun modo valutate, utilizzate e trascritte e di esse il pm deve immediatamente chiedere al giudice la distruzione». [Bertini, Sta]
• Scrive Bertini sulla Stampa: «Un secco altolà che arriva dopo la lunga sequenza di polemiche scaturite dalle intercettazioni che riguardano il Colle nell’inchiesta sulla presunta trattativa Stato-mafia. Oltre alle conversazioni tra il consigliere per gli affari giuridici Loris D’Ambrosio e l’ex ministro degli Interni, Nicola Mancino, ce ne sarebbero altre due tra lo stesso Mancino e Napolitano, rivelate dal Fatto Quotidiano giorni fa, non ancora note nei contenuti e per le quali la Procura non ha disposto la distruzione. Il duro stop del Colle ai giudici palermitani giunge dopo la serie di attacchi mediatici che hanno “alimentato una campagna di insinuazioni e di sospetti nei confronti del presidente della Repubblica e dei suoi collaboratori costruita sul nulla”, come ebbe a dire lo stesso Napolitano lo scorso 21 giugno».
• Nel giro di poche ore si è consumato uno scontro istituzionale, con il ministro della Giustizia Severino che ha definito l’atto del Colle «il mezzo più corretto per risolvere problemi interpretativi» e la procura di Palermo che, dopo un rapido consulto, sostiene di aver «rispettato tutte le norme a tutela del Presidente della Repubblica». [Bertini, Sta]
• Fa notare Arena (Sta) che la procura di Palermo ieri non ha ricevuto nessun messaggio di solidarietà, neanche dall’Anm («Non vogliamo interferire», la versione ufficiale). Tutto le forze politiche poi si sono schierate con il Presidente Napolitano, ad eccezione dell’Idv di Antonio Di Pietro.
• Ainis sul Cds: «Domanda: ma è possibile intercettare il presidente? La risposta è iscritta nella legge n. 219 del 1989: sì, ma a tre condizioni. Quando nei suoi confronti il Parlamento apra l’impeachment per alto tradimento o per attentato alla Costituzione; quando in seguito a tale procedura la Consulta ne disponga la sospensione dall’ufficio; quando intervenga un’autorizzazione espressa dal Comitato parlamentare per i giudizi d’accusa. Quindi non è vero che il presidente sia “inviolabile”, come il re durante lo Statuto Albertino. Però nessuna misura giudiziaria può disporsi finché lui rimane in carica, e senza che lo decida il Parlamento. Dinanzi a questo quadro normativo la Procura di Palermo ha scavato a sua volta una triplice trincea. Primo: nessuna intercettazione diretta sull’utenza di Napolitano, semmai un ascolto casuale mentre veniva intercettato l’ex ministro Mancino. Secondo: le conversazioni telefoniche del presidente sono comunque penalmente irrilevanti. Terzo: i nastri registrati non sono mai stati distrutti perché possono servire nei confronti di Mancino, e perché in ogni caso la loro distruzione passa attraverso l’udienza stralcio regolata dal codice di rito».
• «(…) Ingroia cita il precedente di Scalfaro, le cui intercettazioni furono trascritte e messe agli atti dalla Procura di Milano: era il 1997 e l’allora ministro della Giustizia, Giovanni Maria Flick, disse che non era “macroscopicamente” illegittimo il loro operato, ma sottolineò “l’assoluto divieto di intercettazione” nei confronti del presidente. Qui le intercettazioni non sono trascritte, sono in attesa di valutazione da parte del Gip. “Non ci sono conversazioni rilevanti nei confronti di persone coperte da immunità”, dice sibillino il vice di Messineo. “Mai la Procura – si difende il procuratore – comprimerebbe le prerogative del Capo dello Stato”. D’Ambrosio aveva chiesto le intercettazioni che lo riguardavano e altre carte, ma gli sono state negate dai pm. Ora l’udienza davanti alla Consulta vedrà il paradosso di una Procura che dovrà difendersi, nominando un avvocato, che non si sa da chi e con quali soldi dovrà essere pagato». [Arena, Sta]
• Ruotolo della Stampa parla con il presidente emerito della Corte Costituzionale Cesare Mirabelli: «Con la chiusura delle indagini sulla presunta trattativa tra (pezzi dello) Stato e Cosa nostra per far terminare la stagione stragista dei Corleonesi (1992-1993), all’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino è stato contestato il reato di falsa testimonianza. Durante le indagini, la Procura di Palermo ha intercettato le telefonate di Mancino che parlava con il consulente giuridico del Quirinale, Loris D’Ambrosio, e almeno in un caso con il Capo dello Stato. Sostiene Cesare Mirabelli: “Il fatto che si tratti di intercettazioni indirette non giustifica che siano state conservate. La Procura di Palermo avanza spiegazioni di natura processuale, che poggiano sul fatto che il soggetto intercettato era Mancino e non Napolitano. Ma, ciò posto, sarebbe come dire che è sufficiente utilizzare un’intercettazione indiretta per aggirare il divieto di intercettare il Capo dello Stato”».
• Breda sul Cds ricostruisce il momento in cui Napolitano ha deciso di sollevare il conflitto di attribuzione: «La svolta che ha fatto precipitare le cose si è avuta il 22 giugno. Quando Nino Di Matteo, uno dei Pm titolari del fascicolo, ha detto in un’intervista che esistevano anche le bobine e le trascrizioni di alcune telefonate tra l’intercettato Mancino e il presidente della Repubblica. Spiegando poi che, per quanto fossero “non minimamente rilevanti”, non sarebbe stato subito distrutto il testo di quei colloqui (forse due, ma il numero esatto non si conosce) registrati in via occasionale. E che anzi, chissà, avrebbe potuto essere “utilizzato per altri fatti da sviluppare”. Lasciando così allusivamente intendere che quella sensibilissima documentazione sarebbe stata comunque messa agli atti. A disposizione dei difensori delle parti, e dunque fatalmente resa pubblica. È stato allora che Giorgio Napolitano ha deciso di passare alle vie formali. In primo luogo con una sorta di esplorazione, affidata all’avvocato generale dello Stato, sulle reali intenzioni della Procura di Palermo. Le risposte raccolte non hanno offerto alcun chiarimento soddisfacente, per il Quirinale. Di più: una nota scritta del procuratore capo, Francesco Messineo, integrando in qualche maniera la sortita di Nino Di Matteo, confermava la sgradevole sensazione che le conversazioni private del presidente della Repubblica, sottoposte a una molto impropria (perché costituzionalmente vietata, al pari delle stesse intercettazioni) valutazione, potessero ben presto finire nel velenoso tritacarne delle polemiche politico-mediatiche di questi mesi. Insomma: quasi una sfida».
##Berlusconi frena sul ritorno a Forza Italia
• L’uscita di Silvio Berlusconi sulla Bild a proposito di un ritorno a Forza Italia ha sollevato la rivolta di tutti gli ex An, che si rifiutano di ritrovarsi nel vecchio partito del Cavaliere pochi anni dopo essere confluiti nel Pdl. La più netta di tutti è stata l’ex ministro Giorgia Meloni su Twitter: «In Forza Italia non ci vado. Alleati sì, sudditi no». Così Berlusconi ieri è stato costretto a rettificare le sue parole: intendeva dire che si tratta «non già di una decisione assunta, ma solo di una proposta da discutere e verificare nelle sedi proprie». [Schianchi, Sta]
• Ricorda Iacoboni (Sta) che all’inizio il nome Forza Italia non piaceva a nessuno nel giro del Cavaliere. Solo Marcello Dell’Utri ebbe la forza di dirglielo, sia pur garbatamente. Il capo di Publitalia raccontò lo stupore di coloro che ne furono informati per quella strana scelta: «Quando mi disse che bisognava fare un partito chiesi: “Come si fa?”. E lui: “Mah, non so, vedi tu, in Publitalia ci sono mille persone…”. Io andai in Publitalia e ne scelsi 27. Poi inventò il nome Forza Italia. Quando ce lo comunicò noi restammo perplessi. C’erano altri nomi. Tanti. Forza Italia ci sembrava troppo calcistico. Ma lui è sempre davanti a tutti».
• Raccontò Cesare Priori, direttore artistico in Fininvest, che «il nome “Forza Italia”, lo ha trovato il dottore a giugno del ’93, un pomeriggio ad Arcore. C’erano parecchi nomi possibili, “Bell’Italia”, “Viva l’Italia”, ma nessuno ci convinceva. Lui si lasciò ispirare dallo sport, disse: “Forza Italia” può funzionare». Di qui gli «azzurri», e poi la «discesa in campo». [Iacoboni, Sta]
• Alla Bild Berlusconi aveva anche detto di avere mantenuto rapporti «cordiali» con Angela Merkel. Ma il portavoce della Cancelliera ieri ha negato, sostenendo che, da quando il Cavaliere non è più capo del governo, «non ci sono stati grandi contatti». [Fuccaro, Cds]
##Summit economico con il premio Nobel per Berlusconi
• Silvio Berlusconi ha riunito nella settecentesca Villa Gernetto a Lesmo, in Brianza, alcuni economisti sulla cui identità regna il riserbo assoluto, per discutere di economia e, possibilmente, ricavare indicazioni utili a un’agenda elettorale “anticrisi e liberale” capace di riportarlo al centro della politica italiana ai tempi dello spread. «Gli economisti erano sei, tutti stranieri», si è lasciato scappare uno dei partecipanti. «Tra questi anche un premio Nobel per l’economia ma non è Gary Becker». Secondo alcuni si tratterebbe di Michael Spence, Nobel 2001, che vive tra Milano e gli States e insegna alla Sda Bocconi. I partecipanti italiani erano invece Antonio Martino, Giuseppe Moles, Deborah Bergamini, Luigi Berlusconi, Ennio Doris. Non si è fatto vedere Angelino Alfano. [Alfieri, Sta] Giannattasio (Cds) fa notare che non era presente all’incontro neanche Giulio Tremonti.
• Antonio Martino, tessera numero due di Forza Italia. [Giannatasio, Cds]
##Sequestrato il tesoro di Daccò: beni per 53 milioni
• Nell’inchiesta sulla Fondazione Maugeri ieri la polizia e la Guardia di finanza hanno sequestrato beni per 53 milioni di euro, tra automobili, appartamenti, conti correnti, partecipazioni societarie, un super-yacht da 30 metri e un migliaio di bottiglie di vino extralusso. I sequestri, disposti dal giudice per le indagini preliminari Vincenzo Tutinelli su richiesta dei pm milanesi Luigi Orsi, Laura Pedio, Gaetano Ruta e Antonio Pastore, si sono svolti nella mattinata di ieri. A Pierangelo Daccò, che secondo il Gip fungeva da tesoriere dei numerosi fondi neri gestiti dal gruppo, frutto del denaro sottratto illegalmente dalle casse della Fondazione, sono stati sequestrati diversi immobili, oltre all’imbarcazione Ferretti Navetta 33 «Amerika-London», che l’imprenditore teneva ormeggiata nel porto di Ancona, e che vale tra i cinque e i sette milioni di euro. Ci sono poi gli altri cinque indagati: Umberto Maugeri e Costantino Passerino, rispettivamente presidente e direttore amministrativo della Fondazione; il consulente contabile Gianfranco Mozzali, considerato il braccio destro di Passerino; il commercialista e consulente fiscale Claudio Massimo; l’ex assessore alla Sanità della Regione Lombardia durante gli anni Novanta, l’imprenditore ciellino Antonio Simone. Dai loro conti correnti e dal conto di Daccò sono stati sequestrati, in tutto, circa 8 milioni e mezzo di euro. Si tratta di «sequestri preventivi», in quanto «la somma di cui si chiede il sequestro corrisponde proprio alla misura del danaro distratto dalla Fondazione Maugeri». Ovvero, «alle somme riconducibili al profitto del reato di riciclaggio riversate nella disponibilità di società estere». Il totale dei fondi sottratti ammonterebbe a oltre 69 milioni di euro. [Sceresini, Sta]
##Salva-Stati, Berlino rinvia a settembre
• La Corte costituzionale tedesca ha annunciato che il verdetto sul fondo salva-Stati Esm e sul Fiscal compact sarà annunciato il 12 settembre. La notizia è stata accolta male dal ministro delle Finanze tedesco Schäuble e dal presidente dell’Eurogruppo Juncker, che speravano in una decisione più rapida. [Mastrobuoni, Sta] Come reazione, lo spread dei Btp decennali è tornato a sfiorare i 500 punti base, per poi chiudere a 488 punti con rendimenti di nuovo sopra il 6%. [Tamburello, Cds]
• L’ultimo Rapporto sulla stabilità finanziaria del Fmi, reso noto ieri, riconosce che la Spagna ha più problemi dell’Italia e che lo spread dei titoli italiani non riflette i fondamentali dell’economia e che sarebbero perlomeno 200 i punti base di premio che il mercato invece attribuisce ai Bund tedeschi. [Tamburello, Cds]
• Dopo i salvataggi di Irlanda, Portogallo e Grecia da 192 miliardi di euro e quelli più recenti accordati a Spagna e Cipro il fondo salva-Stati può contare su circa 140 miliardi di euro. [Mastrobuoni, Sta]
• Debito pubblico italiano: 1.966 miliardi di euro. [Mastrobuoni, Sta]
• Ricorda Martini sulla Stampa: «Il 9 novembre 2011, con Berlusconi premier, il differenziale tra Bpt e Bund si alzò fino a 552 punti base e quella sera Giorgio Napolitano nominò senatore a vita Mario Monti già con l’idea di portarlo alla presidenza del Consiglio. Dopo l’insediamento del professore, per molte settimane lo spread si era gradualmente sgonfiato, ma poi – a partire da metà marzo – era lentamente ma inesorabilmente risalito fino al picco di ieri. Di qui la contrastata battaglia dell’Italia, nel recente vertice europeo di Bruxelles, per la costituzione di uno scudo anti-spread, un meccanismo destinato a scattare ogniqualvolta i Paesi virtuosi dovessero entrare in grave affanno. Ieri mattina, con lo spread che aveva sfondato la soglia critica di quota 500, in ambienti finanziari e politici ha cominciato a circolare la domanda: l’Italia chiederà una mano a Bruxelles?».
##Topolino minigonne e generali: novità da Pyongyang
• Cose viste in Corea del Nord negli ultimi giorni: Minnie, Pluto e Topolino su un palco a un concerto in onore di Kim Jong-Un, il dittatore bambino salito al potere in gennaio dopo la morte del padre; signorine e tacchi alti in giro per le strade; la defenestrazione con effetto immediato da tutti gli incarichi di Ri Yong-ho, capo delle Forze Armate che si pensava fosse il mentore di Kim Jong-Un. [Sala, Sta]
##Gli insorti nel cuore di Damasco
• In Siria gli scontri tra i ribelli e le forze di Assad sono arrivati a Damasco. Le voci degli attivisti nella capitale siriana parlano di «colonne di blindati» che stanno cercando di entrare nel quartiere di al Midan, bastione sunnita adiacente al centro. La tv di Stato ha parlato di «terroristi che vogliono la battaglia finale a Damasco». [Stabile, Sta]
• L’Unione europea ha già disposto piani di evacuazione per i 25 mila occidentali in Siria e anche nel vicino Libano, che potrebbe essere investito dal deflagrare del conflitto. Intanto gli Stati Uniti annunciano il dispiegamento di una seconda portaerei nel Mediterraneo orientale. [Stabile, Cds]
• Al Consiglio di Sicurezza dell’Onu va deciso il rinnovo della missione degli osservatori in Siria, che scade venerdì: mentre Mosca vuole prorogarla senza minacce per il regime o i ribelli, una bozza britannica propone sanzioni contro Damasco se non ritira truppe e armi pesanti dai centri abitati. Si fa riferimento al Capitolo 7 dello Statuto dell’Onu, che autorizza sia sanzioni che l’intervento armato. [Mazza, Cds]
##Mubarak sta meglio e torna in carcere
• Hosni Mubarak è tornato ieri al carcere militare di Tora, dove sconterà la condanna all’ergastolo. Il procuratore generale egiziano Mahmoud Abdel Majid ha deciso il trasferimento dopo il miglioramento delle sue condizioni di salute, che i medici hanno detto essere «stabili e da considerarsi buone tenuto conto dell’età» di 84 anni. [Sta]
• Il 20 giugno Mubarak era stato dato per morto. [Sta]
##Bob Dylan in Italia a Barolo
• Bob Dylan a Barolo per il festival Collisioni, ha chiesto e ottenuto dagli organizzatori 24 bottiglie di barolo. Prima del concerto ha bevuto solo Coca-Cola con ghiaccio, ha chiesto di mangiare in un bar a lui riservato e poi non si è presentato. [Negri, Sta]