La Gazzetta dello Sport, 15 luglio 2012
Berlusconi torna in campo e questo solo fatto porta lo scompiglio nel Partito Democratico, che ieri ha tenuto a Roma la sua assemblea prima delle vacanze

Berlusconi torna in campo e questo solo fatto porta lo scompiglio nel Partito Democratico, che ieri ha tenuto a Roma la sua assemblea prima delle vacanze. I democratici si sono azzuffati sui matrimoni gay e sulle primarie, e al termine dei lavori non è ancora chiaro se l’appoggio a Monti è convinto come sembra nei giorni pari o pieno di distinguo come pare invece in quelli dispari. Mistero anche sulla legge elettorale, che a questo punto diventa un passaggio chiave: il presidente della Repubblica l’ha sollecitata ufficialmente, ma le posizioni tra destra e sinistra sono piuttosto distanti ed è persino possibile che, in Parlamento, si vada a votare una legge elettorale a maggioranza.
• Ci sono parecchie cose da capire. La frase “Berlusconi torna in campo” significa che si candiderà come premier alle prossime elezioni politiche?
Così ha detto mercoledì scorso ai suoi, che hanno accolto la notizia con un certo sgomento. Il ragionamento del Cavaliere si basa sugli studi di Alessandra Ghisleri, la sua sondaggista preferita. Rilevazioni in corso dallo scorso febbraio avrebbero fatto capire questo: un Pdl che avesse Alfano come leader potrebbe contare su un bacino di utenza dell’8-12 per cento. «Con Alfano alla guida il partito si frantumerebbe, con risultati pessimi se vigesse una legge elettorale proporzionale con un’alta soglia di sbarramento».
• Sarebbe bene spiegare questa storia della legge elettorale proporzionale…
Legge elettorale proporzionale: ogni partito prende un numero di seggi proporzionale ai voti che ha ricevuto. Legge elettorale maggioritaria: i partiti candidano in un collegio una sola persona e chi arriva primo prende il seggio. Noi votiamo i sindaci con una legge maggioritaria (i candidati tutti uno contro l’altro), mentre eleggiamo i deputati con una legge proporzionale, senza le preferenze. Però, in Parlamento, vige lo sbarramento: se uno non prende almeno il 4% dei voti alla Camera e l’8% al Senato non passa. Ci sono altri dettagli, ma ai nostri fini, adesso, accontentiamoci di questa spiegazione.
• Quindi Alfano vale l’8-12%.
Con Alfano candidato premier e Berlusconi presidente del partito si passa però a un 17-21 per cento. E con Berlusconi candidato premier si arriva addirittura al 30%, dice la Ghisleri. Quindi, ecco spiegata la scelta del Cav.
• Ma è vero?
Repubblica ha fatto fare un sondaggio all’Ipr e da questo sondaggio risulterebbe che con Alfano o con Berlusconi il centro-destra prenderebbe sempre un 30%, contro un 40% dell’alleanza Pd-Idv-Sel. Chi avrà ragione? Impossibile saperlo. È un fatto però che la sesta discesa in campo di Berlusconi fa evidentemente paura, almeno a giudicare dalle reazioni inviperite dei suoi avversari. Valga per tutti quello che ha detto ieri Bersani: «Si sente di agghiaccianti ritorni… Liste di fantasia, partiti per procura, leadership invisibili e senza controllo o agghiaccianti ritorni. Perché se gli italiani scelgono soluzioni avventurose o disperate gli altri dovrebbero scommettere su di noi? Perché mai, non dico uno speculatore, ma un onesto risparmiatore del mondo dovrebbe prestarci i soldi, se in Italia prendesse voti chi dice un giorno sì e un altro no che bisogna uscire dall’euro, scherzando con la prospettiva di un drammatico impoverimento di milioni e milioni di persone, o se prendesse voti chi dice che non dobbiamo pagare i debiti? Perché mai quel risparmiatore dovrebbe avere fiducia nell’Italia se l’Italia di nuovo scegliesse la strada di soluzioni sconosciute alle democrazie?».
• Ha ragione.
Sì, ma a quanto pare Berlusconi ha in testa qualcosa di più sottile, come si capisce anche dall’intervista che ha concesso a Bruno Vespa per il suo nuovo libro e che è stata anticipata in parte dal Quotidiano Nazionale: si tratta soprattutto di «blindare Mario Monti dai falchi del nostro partito che spingevano per andare al voto anticipato con l’obiettivo di poter mettere mano alle liste elettorali». Cioè: Berlusconi, che è molto preoccupato per le sue aziende, non vuole entrare lui a Palazzo Chigi, perché sa bene che questo potrebbe portare lo spread a mille. Vuole invece mantenere Monti alla presidenza del Consiglio e sostenerlo (e condizionarlo) con una coalizione ampia, che comprenda l’Udc e anche il Pd.
• E Bersani è d’accordo?
Per niente, ma non lo può dire. Il primo tempo di questa partita si gioca sulla nuova legge elettorale: Bersani vuole un premio di maggioranza alto, almeno il 15%, in modo da non dover contrattare con nessuno la formazione del governo. Berlusconi non intende concedere un premio di maggioranza superiore al 10 per cento, perché vuole che dopo le elezioni, dopo la vittoria, Bersani venga a patti con lui. Bersani, se potesse, andrebbe tanto volentieri al voto con la legge attuale…
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 15 luglio 2012]