Rassegna, 11 luglio 2012
Egitto, Parlamento riaperto. Scontro Morsi-giudici
• Il Parlamento egiziano eletto in inverno e a maggioranza islamica si è riunito per 12 minuti ieri mattina, in seguito al decreto presidenziale di riconvocazione emesso tre giorni fa dal nuovo raìs Mohammed Morsi, primo civile e primo islamico ad assumere tale carica. Una seduta simbolica, non contrastata dai soldati che dal 15 giugno impedivano invece ai deputati di entrare nell’edificio. Quel giorno la Giunta militare al potere da quando cadde Mubarak aveva disciolto l’Assemblea, dopo il verdetto dell’Alta Corte Costituzionale che la dichiarava illegittima perché eletta con vizi giuridici: il terzo dei seggi destinato agli indipendenti era stato occupato in gran parte da candidati dei partiti. Sul verdetto nessuna contestazione. L’Alta Corte tre giorni fa ha poi dichiarato «vincolante e definitivo» il suo verdetto di giugno e ieri si è fatta di nuovo sentire: «Il decreto del raìs con cui si riconvoca il Parlamento non è valido». [Zecchinelli, Cds]
• Secondo la Zecchinelli (Cds) la situazione in Egitto è un vero caos, la cui soluzione è lontana. «Ma che non necessariamente, anzi è improbabile, porterà almeno nel breve a uno scontro violento, o come qualcuno teme a una guerra civile. Perché la diffida della Corte non vuol dire che la prossima volta i deputati islamici (gli altri ieri non c’erano) troveranno i blindati davanti all’aula. La prossima volta, infatti, chissà quando sarà. Celebrata la doppia affermazione di autorità (decreto e riunione), Morsi si sta mostrando più arrendevole. Ieri il suo ufficio ha dichiarato di riconoscere la sentenza di giugno della Corte, «ne rispettiamo l’autorità». Ma ha precisato che lo scioglimento effettivo del Parlamento è stato invece deciso dai generali, che in assenza di un presidente ne avevano assunto i poteri. Ora che il presidente c’è, ed è Morsi, è la sua legge che va rispettata».