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 2012  giugno 01 Venerdì calendario

Biografia di Rosa Russo Iervolino

• Napoli 17 settembre 1936. Politico. Ex sindaco di Napoli (dal 2001 al 2011, due mandati). Avvocato, fu la prima donna a diventare ministro dell’Interno (1998, governo D’Alema). Iscritta alla Dc dall’età di 18 anni, eletta al Senato nel 1979, 1983, 1987, 1992, deputato nel 1994 e 1996, fu ministro per gli Affari sociali nei governi Goria, De Mita, Andreotti VI (1987-1991), ministro della Pubblica istruzione nei governi Amato I e Ciampi (1992-1994). «Qualcuno ha detto con disprezzo che Napoli ha bisogno di un sindaco e non di una mamma: io dico che Napoli ha bisogno di un sindaco e anche di una mamma perché certe pene solo una madre le può capire».
• Spesso il cognome viene scritto Jervolino, il sito internet della Camera usa questa forma sia per lei che per i genitori (entrambi eletti già nella Costituente) e così fanno molti giornalisti. All’anagrafe il cognome è Iervolino, e in questa forma viene scritto nei manifesti elettorali, sul sito del ministero dell’Interno e su quello del comune di Napoli. Il padre, Angelo Raffaele (1890-1985), figlio di un vinaio napoletano, fu in gioventù presidente dei giovani di Azione cattolica. La madre, Maria de Unterrichter (1902-1975), di nobile famiglia austriaca, fu presidente della Fuci. «I due si conobbero ad Assisi, sulla tomba di San Francesco, lui terziario francescano, lei terziaria domenicana; in seguito furono deputati e sottosegretari Dc, lui pure quattro volte ministro. Come amici e vicini di casa gli Jervolino avevano i De Gasperi» (Filippo Ceccarelli).
• Nel 1945 i genitori, eletti nella Costituente, traslocarono a Roma. «Non potevamo permetterci una casa: mio padre, avvocato, era stato radiato dall’Ordine, perché antifascista. Siamo stati ospiti in un convento per nove anni». Laurea in Giurisprudenza, il 26 ottobre 1964 sposò il dottor Russo, docente universitario di Malattie infettive. Il giorno delle nozze fu movimentato da un testimone che non arrivava e un morto sull’altare: «Il testimone era Aldo Moro, allora presidente del Consiglio, che aveva confuso la Chiesa di San Saba con quella di Santa Sabina e che alla fine si decise a dare ascolto alla moglie che gli diceva: “È impossibile che al matrimonio di Rosetta non conosciamo nessuno”. Il morto era il ministro della Marina mercantile Dominedò che ebbe un infarto durante la cerimonia». Dal 1985 è vedova. Ha tre figli: Cristina, Michele, Francesca.
• «Io avevo un bellissimo marito, professore universitario, medico, somigliava a Tyrone Power, ma era malato marcio di cuore. Ho vissuto tutta una vita a far finta che la paura non ci fosse, per dare a tutti una vita normale. L’unica che lo sapeva era Giglia Tedesco che quando mi vedeva pallida e vicino al crollo mi diceva solo “su Rosetta, vai dal parrucchiere”» (a Lucia Annunziata).
• Quando iniziò la militanza nell’Azione cattolica e nel partito, studiava ancora da avvocato. «Nel 1974 Fanfani la volle all’Ufficio per la famiglia durante la campagna per il divorzio. Persero, ma lui ebbe a dire di Rosa: “Se continuasse ad essere ben guidata, potrebbe arrivare a dimostrare l’eccellenza della donna italiana”. Nel 1975 diventò consigliere d’amministrazione Rai, in quota Dc» (Il Foglio).
• Nel 2001 il centrosinistra decise di candidarla a sindaco di Napoli. Vinse al ballottaggio contro Antonio Martusciello, candidato del centrodestra. «Un corteo non organizzato? Abbiate pazienza. Un assessore sfaticato o un netturbino negligente? Pazienza. Un’opera che non partiva? Comprensione. Troppo buona, troppo mamma che ha condiviso con la città tutti i suoi difetti e raccolto con il suo operato anche il senso e gli atteggiamenti di un modo di vivere, e persino interpretato il vezzo diffuso, la postura verbale partenopea verso il figlio scapestrato: ogni scarrafone è bello a mamma soia. Buoni e cattivi, son tutti figli. È parsa così» (Antonello Caporale).
• Per toglierle il posto, nel 2006 Berlusconi puntò sull’ex questore Franco Malvano. Anche a sinistra non mancavano i dubbiosi sulla sua ricandidatura. Luisa Bossa, ex sindaco diessino di Ercolano: «Quante volte mi hanno chiamato dal partito, da Roma... Perdiamo, eh? Dai, la Iervolino non va da nessuna parte... Abbiamo sbagliato candidato, vero?». Il 28 maggio 2006 vinse al primo turno con il 57%.
• Purtroppo per lei, il secondo mandato passerà alla storia per l’emergenza rifiuti. La sua scelta di proporsi come garante delle ragioni degli abitanti di Pianura suscitò nel gennaio 2008 molte polemiche. «Solo a sentire il nome del sindaco di Napoli, De Mita fa un balzo all’indietro: “Per carità, è del tutto inadeguata. Un sindaco non può dire ‘qui la discarica non la facciamo’ senza indicare un’alternativa credibile”» (Lorenzo Salvia). Molto criticata, non pensò mai comunque di dimettersi: «Non mi passa neanche per la testa. Ho assunto un impegno e me ne vado solo se il consiglio comunale mi toglie la fiducia». Rispose per le rime anche all’arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe, che in una lettera aperta alla città sul problema delle strade invase dall’immondizia non fece mancare forti richiami a chi ha responsabilità politiche e istituzionali. «Ognuno deve fare il proprio mestiere: il cardinale faccia il cardinale» fu la sua replica.
Lo sa che rischia di passare alla storia come “il sindaco dei rifiuti”? «Lo so, si dimenticherà che sono stata la prima donna d’Europa ministro dell’Interno e che sono stata candidata alla presidenza della Repubblica» (intervistata da Dario Del Porto) [Rep 28/12/2010].
• Nel 2013 la Corte dei conti della Campania la condannò a risarcire al Comune di Napoli 560.893 euro per le assunzioni, negli anni dell’emergenza rifiuti, di centinaia di operai ed ex lavoratori socialmente utili chiamati negli enti di bacino per lavorare alla raccolta differenziata, ma in realtà fermi (con lei condannati al pagamento della stessa cifra anche l’ex sindaco Antonio Bassolino e l’ex vicesindaco Riccardo Marone) (Fat 28/2/2013).
• Controcorrente sul fenomeno Gomorra (libro, film, spettacolo teatrale): «Scampia non è solo Gomorra, che offre ai lettori e agli spettatori una visione unilaterale del quartiere. Si racconta solo ciò che c’è di più negativo ignorando tante esperienze belle e importantissime per il quartiere e per la città».
• Spesso presa in giro per la voce, nel 2003 confidò a Stefania Rossini di detestarla fino ad averne «un vero complesso» che la portava a togliere l’audio ogni volta che si vedeva in tv. Ammise di aver provato con la logopedia: «Facevo gli esercizi di “aaa, ooo, uuu” e i miei figli si sbellicavano dal ridere».
• Superstiziosa, fu immortalata dai fotografi mentre, in attesa di conoscere la città scelta per organizzare l’ultima coppa America, stringeva un cornetto rosso (vinse Valencia). Al ministro Maroni ne ha regalato uno con in cima un pulcinella creato dall’artista napoletano Lello Esposito.
• «Io sono sempre stata un po’ più matta di quel che appare».
• Tifa per Napoli e Nazionale.