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 2012  maggio 31 Giovedì calendario

Biografia di Alessandro Mendini

• Milano 16 agosto 1931. Designer. Vincitore di numerosi Compassi d’oro, con lo studio Alchimia fu negli anni Ottanta un guru del postmoderno. Nell’89 fondò col fratello Francesco l’Atelier Mendini a Milano, progettando, tra l’altro, le Fabbriche Alessi a Omegna, la nuova piscina olimpionica a Trieste, alcune stazioni di metropolitana e il restauro della Villa Comunale a Napoli, una torre ad Hiroshima, un quartiere a Lugano. Ha partecipato alla ricostruzione di Gibellina. Ha diretto Casabella, Modo e Domus (di quest’ultimo è stato da ultimo direttore tra il 2010 e il 2011), è stato art director di Swatch. Tra la sue opere-manifesto, la Poltrona di Proust, la maniglia in alluminio Omaggio a Gropius e, in architettura, il Museo di Gröningen. Lavora molto in Estremo Oriente (ha progettato il Milano Design City Exhibition Center, la sede della Triennale di Milano in Corea del Sud ecc.).
• Nato settimino, insieme a una sorella gemella. Nipote dei collezionisti milanesi Antonio e Marieda Boschi Di Stefano. «Mio nonno era un costruttore e sembrava scontato che avrei fatto l’ingegnere. Una volta iscritto a Ingegneria però mi accorsi che nell’edificio accanto c’era Architettura, che ai miei occhi era un luogo di folle creatività». Determinante per la sua carriera l’incontro con Giò Ponti. «Ho bisogno di vivere da solo e, nel limite del possibile, di non uscire di casa» (Silvia Icardi) [Cds 4/12/2013].
• «Anche forse per sensibilità sono più vicino ai futuristi» [Stefano Bucci, Cds 15/10/2009].
• «Mi consola il fatto di essere diventato ottimista con gli anni. Caratterialmente sono nato introverso, con un approccio un po’ sofferto alla realtà. Poi certi nodi personali si sono sciolti (..).. Sono stati gli oggetti a salvarmi. I miei oggetti devono procurare pensiero e anche allegria, spiritualità, simpatia. Intorno a me si muove un piccolo universo di cose, una microcommedia dell’arte. Gli oggetti colloquiano, interagiscono. E io, lì in mezzo, sono il burattinaio che vuol fare un po’ di tragicommedia».