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 2012  maggio 31 Giovedì calendario

Biografia di Virna Lisi

• (Virna Pieralisi) Ancona 8 novembre 1936 – Roma 18 dicembre 2014. Attrice. Nastro d’argento per Al di là del bene e del male (Liliana Cavani, 1978), Sapore di mare (Carlo Vanzina, 1983), Buon Natale, buon anno (Luigi Comencini, 1990, da protagonista), La regina Margot (Patrice Chéreau, 1995, anche premio come migliore attrice al Festival di Cannes), Va’ dove ti porta il cuore (Cristina Comencini, 1997, da protagonista), Il più bel giorno della mia vita (C. Comencini, 1999). David di Donatello per La cicala (Alberto Lattuada, 1990) e Sapore di mare. Da ultimo vista in tv nelle mini-serie Baciamo le mani (Eros Puglielli, 2013) e Madre, aiutami (Gianni Lepore, 2014). «Ho cercato di imbruttirmi tutta la vita perché della bellezza non me ne è mai fregato niente. Che meriti hai per il tuo aspetto?».
• «Interprete di rango, per anni “punita” dal cinema per la sua bellezza, ha cominciato a ottenere i ruoli che davvero le piacevano intorno ai quarant’anni, un’età in cui di solito le attrici vengono messe in soffitta. Al cinema arrivò appena quattordicenne: “Cominciai con un film acqua, sapone e canzonette ...E Napoli canta, con Giacomo Rondinella. Fu lui, che era figlio di un amico di mio padre, ad avere l’idea di farmi recitare. Papà fece qualche difficoltà, volle che fossi sempre accompagnata, ma al dunque disse di sì. Così ebbi l’occasione di sfuggire alla scuola, che detestavo”. Da suo padre, che era rappresentante, “più bello di Clark Gable”, ha preso l’altezza e la figura. Da sua madre ha ereditato gli occhi chiari e i capelli biondi cui tante volte ha rinunciato per ragioni di copione: “Germi mi volle castana, Brusati rossa e con le lentiggini, la Cavani mi ha spenta e ingrigita per il ruolo della sorella di Nietzsche. Era il 1977 e solo allora, dopo più di vent’anni di mestiere, la critica si accorse che sapevo recitare. Fui definita ‘una rivelazione, inaspettata, sorprendente’”. Una vita di cinema e di teatro: ha recitato con Strehler e con Squarzina senza mai perdere d’occhio la famiglia. “Ho cercato di essere una di quelle mogli e di quelle madri che vogliono esserci sempre, diventando il motore, il perno della vita di casa”» (da un’intervista di Patrizia Carrano).
• «Essere bella non significa avere lineamenti perfetti, una faccia di bambola come la mia. Bella, secondo me, è Jeanne Moreau, lo è stata Katharine Hepburn. La bellezza non viene da un volto liscio, costruito bene, privo di rughe: viene da un volto interessante, intelligente. Io ho sempre desiderato un volto interessante, intelligente, invece ho sempre avuto un volto di pupattola e ne ho sempre sofferto. Ammettiamo comunque che sia bella: lei crede davvero che la bellezza sia un grosso vantaggio, un utile strumento? La bellezza è quella cosa che fa fermare la gente ad aiutarti quando la tua automobile è in panne: per quanto incredibile possa sembrare, spesso io preferirei restar sola con la mia automobile in panne. (...) Io attendo con impazienza le rughe, la vecchiaia: le rughe mi toglieranno questo volto di bambola, e la gente mi prenderà più sul serio, potrò interpretare ruoli più intelligenti. Oh, questa storia della femminilità, della grazia! Non me ne importa nulla d’essere femminile, graziosa: avrei dato non so cosa per nascere uomo, fare a pugni da uomo. Lo sa quali sono i film che io preferisco? I film di guerra. Quando vado a vedere un film di guerra mi illudo di essere uno di quei personaggi, quando sparano, sparo, quando muoiono, muoio, uscendo ho una carica addosso che potrei rovesciar il mondo col mignolo. I film d’amore invece non li posso soffrire, i film che faccio io: quando li vedo, sbadiglio e m’entra il nervoso» (a Oriana Fallaci).
• «Se sei bello la vita è più facile. Da piccola a scuola ero un disastro, ma la maestra diceva a mia madre: “Che le importa signora, sua figlia è talmente bella».
• «Mio padre era bello davvero. Un marchigiano alto, con il baffo alla Clark Gable, commerciava in caramelle e invitava me e mia sorella a limitare le dolcezze: “Diffidate da chi vi mette una mano sulla spalla”. Sembra niente, ma per decenni, a ogni spalla sfiorata da un estraneo, ci irrigidivamo subito. Un incubo».
• «Mi sceglievano per fare la “fidanzata elegante”, la “mogliettina cretina”. Sognavo ruoli di donne adulte, vere. Sono scappata da Hollywood, figuriamoci, volevano trasformarmi nell’erede di Marilyn. Tutta cotonata, un incubo».
• «Quando hanno capito che non ero solo una bambola è iniziato il periodo più bello della mia carriera, e ci ho preso gusto».
• «Sono orgogliosa delle mie rughe. Non mi faccio mettere le mani sul viso da nessuno, da quando ho iniziato a fare l’attrice mi sono sempre truccata da sola. Non racconto frottole come tante colleghe che dicono di non far niente e si vede lontano un miglio che sono ritoccate. Diventano tutte uguali».
• «Prima di fare l’attrice sono una spettatrice. Mi chiedo: è una storia che andrei a vedere? Soprattutto con la fiction, vista da milioni di persone, non puoi tradire il pubblico. La tv è potente, senti l’affetto della gente» (da un’intervista di Silvia Fumarola).
• «Mai un gossip, mai una paparazzata, nessuna storia sentimentale all’infuori del matrimonio. Una normalità scandalosa per il mondo dello spettacolo di ieri come di oggi» (Bruno Gambarotta a proposito di Virna Lisi).
• «Le nuove generazioni spesso non hanno le basi che ho avuto io. Recitare con loro? A me basta che abbiano buona volontà, che lavorino seriamente, non sopporto la sciatteria, l’approssimazione, non amo l’improvvisazione, ci vuole rispetto sul set di un film come su quello di una fiction» (a Emilia Costantini).
• «Oggi se fai l’attore, ma non sei depresso, non vai dallo psicanalista, non ti dai un tono o non hai drammi intellettuali, non sei nessuno. Amavo la semplicità di Mastroianni. Marcello era il mio preferito. Si metteva lì, recitava, aspettava le gamella con le polpette della madre – la gioia sua – e poi nelle pause pomeridiane dormiva felice» (a Malcom Pagani e Fabrizio Corallo) [Fat 28/9/2014].
• «Devo farmi coraggio, dare uno schiaffo a Gassman, essere credibile. Allora mi carico, parto e gli mollo una sberla. La troupe esulta “brava la Lisi, anvedi Virna”. Da copione, Vittorio avrebbe dovuto restituirmi il ceffone un minuto dopo. Lo fece con gusto proprio quando io me l’ero già scordato. Sentii muoversi i denti, mi arrivò una cinquina mostruosa» (ibidem).
• Tra i ruoli che rifiutò: quello della Bond girl in dalla Russia con amore («Mi sa che quella volta, ho fatto una cretinata a dire no»), Barbarella di Roger Vadim («Non avevo voglia di vestirmi d’argento e saltellare») mentre era fiera di non aver posato per Playboy («Con quello che mi offrivano ci compravo dieci case, ma non ho avuto dubbi. Ho pensato: se questo giornaletto finisse nelle mani di mio figlio, mi vergognerei tutta la vita»).
• Recitò nella pubblicità dentifricio tedesco, il Chlorodont: «L’unica che abbia accettato di fare e ancora mi tormentano. Lo slogan era di Gualtiero Marchesi: “Con quella bocca può dire tutto ciò che vuole”. Quando D’Alema ha riesumato la battuta per provocare Renzi ho pensato a una sola cosa. È uno che avrà l’età giusta per ricordarsi ’sta cosa, Massimo D’Alema» (ibidem).
• «A 77 anni, finalmente, dico un po’ quel che mi pare e piace» (a Malcom Pagani).
• «Io non ho mai votato a sinistra in vita mia. Poi a costo di essere qualunquista vi dico la verità: destra, sinistra, centro, non so. Mi pare che una volta eletti i deputati facciano i cavolacci loro. Vanno in Parlamento e iniziano a mettere i soldi da parte per loro e per le generazioni a venire. Anche se nessuno mi ha mai chiesto cosa ne pensassi, l’ho sempre vista così. Non credo di essermi sbagliata di molto».
• Madrina della festa per i settant’anni di Cinecittà. Nel 2007 la giuria del premio Roma le assegnò un riconoscimento speciale per lo spettacolo.
• È stata sposata per 53 anni col costruttore Franco Pesci, ex dirigente della squadra di calcio della Roma, morto nel 2013: «Il massimo che si possa desiderare in un uomo. Serietà, senso dell’umorismo, generosità. Era di una simpatia straordinaria, mio marito. Non posso parlare di lui, ci penso sempre». Un figlio, Corrado. Tre nipoti (Franco del 1995, Federico e Riccardo del 2003).
• Quando ha conosciuto Franco «recitavo La romagnola di Squarzina. Una sera è venuto in camerino e mi ha portato i fiori. Tre sere dopo è venuto con un cagnolino. Neanche dieci mesi dopo ci siamo sposati, ma fino a 15 giorni prima del matrimonio uscivo con lui insieme a mia sorella e mio fratello perché papà non voleva che lo vedessi da sola» (Silvia Fumarola).
• È morta il 18 dicembre 2014, a 78 anni, mentre dormiva. Aveva scoperto di essere malata solo un mese prima. .
• Fumatrice, amava giocare a carte, e aveva una passione per cimiteri: «Cimiteri. Sì. Cimiteri. Mi piacciono tanto. Non so perché mi piacciono, va a vedere perché mi piacciono, so soltanto che nei cimiteri mi sento tranquilla, serena, felice. Ce n’è uno, a Roma, vicino a casa mia, dove trascorro ore e ore. Appena ho un poco di tempo libero prendo un libro e vado in quel cimitero. Lì leggo, o passeggio, o penso... Una delizia, un conforto (...). E il cimitero di New York lo ha mai visto? Sì, quello che si costeggia venendo dall’aeroporto. Non è stupendo? Così grande, sterminato, sembra una città, mezz’ora di taxi non basta a costeggiarlo. Così grigio, così triste, così fermo. E quello di Los Angeles, come si chiama, Forest Lawn, non le piace? Oh, quello è anche divertente. Io, quando son malinconica, prendo la macchina e vado a Forest Lawn. Quei recinti a forma di cuore, quella musichina che esce dalle tombe o dagli alberi, quelle cappelle incredibili. C’è anche lo spettacolo, a Forest Lawn, la crocifissione di Cristo, l’ha vista? Suona il colpo di gong, poi la voce di Giuda dice: "Adesso ti tradirò", straordinario. Oh, io capisco gli americani che vanno a fare i picnic tra le tombe. Mi affascina, che devo farci? Forse perché non ho paura di morire, ripeto, non me ne importa. Morire è normale, finire è normale, tutto muore a questo mondo, tutto finisce, allora perché averne paura? Mica che mi dispiaccia stare al mondo, intendiamoci, io son contentissima d’essere al mondo, però più di quel tanto non ci si può stare e così accetto la legge e...» (a Oriana Fallaci).