31 maggio 2012
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Biografia di Giancarlo Parretti
• Orvieto (Terni) 23 ottobre 1941. Imprenditore. Ex finanziere. «Per essere un vero uomo d’affari, bisogna aver conosciuto l’esperienza del carcere. La galera fa parte della vita. E serve a “ripulirsi” dagli amici fasulli».
• Figlio di un commerciante di vino e di una sarta, «da cameriere volle farsi re del cinema, comprandosi nel febbraio 1990 un pezzo di Hollywood: la casa cinematografica Metro-Goldwyn-Mayer (ne divenne anche per breve tempo presidente – ndr). A tavola con l’ex presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan e la moglie Nancy; mentre conversa con il re del Marocco; a una prima cinematografica seduto vicino a Lady Diana; in posa con Arafat; mentre stringe la mano al regista Billy Wilder; mentre beve champagne con Meryl Streep, la sua attrice preferita; con Sophia Loren; con Liz Taylor; con Sylvester Stallone. Sono foto in bella mostra, i “momenti di gloria” di Giancarlo Parretti. A distanza di anni il “cameriere” di Orvieto mostra, oltre alle foto, il certificato con cui gli furono consegnate le chiavi di Los Angeles (il 28 febbraio 1991), l’onorificenza che lo nominò plenipotenziario di papa Giovanni Paolo II (il 23 aprile 1992) e altri riconoscimenti, compresa una laurea honoris causa. La lista della gloria è ricca. Ma è molto corposo anche il capitolo dei momenti bui, scritti nelle cronache giudiziarie che parlano di evasione fiscale, riciclaggio internazionale, falso in bilancio e bancarotta. Accuse che in passato l’hanno più volte portato in prigione. “Ma sono sempre stato scarcerato”, precisa lui» (Giuliana Ferraino).
• «Subito ribattezzato “il leone d’Orvieto”, si è comprato la Metro Goldwyn Mayer. (…) Parretti aveva davvero cominciato come cameriere al ristorante L’ancora, ma si era presto licenziato, con una mossa temeraria che sembra tratta da The Wolf of Wall Street (2013), l’ultimo film di Martin Scorsese sui pirati della finanza. Già nel 1975 il corsaro italiano è nel mondo degli affari. Fondatore della catena di quotidiani locali I Diari, in società con un editore intellettuale come Cesare De Michelis, amministratore della Marsilio (lo è ancora) e fratello di Gianni, allora potente esponente del Psi di Bettino Craxi. Poi, prima di arrivare a Hollywood, Giancarlo P. fa un sacco di cose; affari pericolosi in Liberia, al fianco del dittatore Samule Doe (che finirà ammazzato su una pubblica piazza), proprietario di alberghi, linee aeree e concessioni di diamanti, per poche ore vicinissino al Milan (la squadra di calcio) tra la gestione sfortunata di Farina e l’avvento di Silvio Berlusconi. Parretti stringe relazioni pericolose con finanzieri da galera, ma è anche capace di diventare amico (o buon conoscente) di un presidente come Reagan e altri potenti della Terra. Va qui ricordato che anche la gioventù e l’ascesa degli emigranti fondatori (Goldwyn e Mayer) era stata parecchio avventurosa. Ma nessuno aveva loro rimproverato la povera giovinezza: mentre sulla vertiginosa carriera del “cameriere d’Orvieto” non c’è mai un cenno di benevolenza, anzi è evidente una negatività vagamente razzista (l’Italia come patria di pizzaioli e spaghettari). La sua scalata alla Metro è possibile grazie al finanziamento (650 milioni di dollari) proveniente da una banca pubblica francese, il Crédit Lyonnaise. Arrivato a Hollywood, Parretti si stabilisce in una grande villa a Beverly Hills, la riempie di quadri preziosi (Picasso, Bruegel, Modigliani), seduce bellissime donne, per lo più attrici (ma si dice che Meryl Streep, da lui corteggiata, lo respinga con fiero sdegno). Fioriscono aneddoti. A cena con l’avvocato Agnelli e Henry Kissinger, il “leone d’Orvieto” avrebbe confidato: “Per me la Mgm è come una bella donna, l’importante è conquistarla, e dopo succeda quel che succeda”. Insomma, al di là delle disavventure questo Parretti pare un bell’eroe dei nostri tempi, figlio (o padre?) della Milano da bere e antenato dei furbetti del nuovo secolo. Fra una distrazione e un intoppo, qualche film buono lo mette in cantiere: su tutti Thelma & Louise (1991) di Ridley Scott, vibrante manifesto delle donne in fuga guerriera. Pare però che gli attori più famosi non si fidassero troppo della sua stabilità: per esempio nel 1990 Sean Connery avrebbe chiesto di essere pagato in anticipo (tutti i dollari e subito) per girare La casa Russia, bella spy story tratta da Le Carré. Il dettaglio è verosimile, ma non tanto significativo; dicono che Sean C., da scozzese duro, volesse vedere sempre il colore dei soldi, prima di cominciare a lavorare» (Claudio Carabba) [Set 7/3/2014].
• Negli anni Novanta mise in fila fra l’altro un ordine di cattura internazionale emesso dai magistrati della California, richieste di estradizione da parte di Italia e Francia, l’accusa di aver truffato per diversi milioni di dollari la Mgm, un lungo braccio di ferro giudiziario con il Credit Lyonnaise, la cui filiale di Amsterdam aveva finanziato la scalata. «Mi hanno arrestato quattro volte, 13 giorni di carcere in tutto, e alla fine ne sono uscito a testa alta, tre assoluzioni con formula piena e una per prescrizione».
• Da ultimo produttore di Ti-Melatonin, melatonina arricchita di zinco e selenio, che dovrebbe garantire una vecchiaia senza acciacchi («provata sulla mia pelle e su quella della mi’ mamma»). Fu lui a convincere nel 2005 l’immunologo svizzero Valter Pierpaoli a lanciarla in Italia: «Nel giro di un anno si contano 150 mila pillole vendute e una previsione di crescita fino a un milione e mezzo di pezzi nei prossimi tre anni» (Corriere della Sera).
• Nel 2006 candidato alla Camera col Nuovo Psi (non fu eletto), nel 2007 fu nella costituente del nuovo Ps: «Ho lasciato le mie aziende ai figli e ora mi piacerebbe lasciare loro in eredità un Partito socialista liberale e riformista, di cui oggi c’è grande necessità in Italia».
• Nel 2012 il regista Aureliano Amadei gli dedicò il documentario Il Leone di Orvieto, presentato al Festival del film di Roma.
• Tre figli, Valentina, Mauro Enrico ed Evelyn, avuti dalla moglie Maria Cecconi.
• Vive a Orvieto.