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 2012  maggio 31 Giovedì calendario

Biografia di Silvio Orlando

• Napoli 30 giugno 1957. Attore. «Ho evitato ogni enfasi dialettale, ho cercato di essere un italiano che è nato a Napoli».
• Tra i suoi film: Palombella rossa (Moretti 1989), Il portaborse (Luchetti 1991), La scuola (Luchetti 1995), Ferie d’agosto (Virzì 1995), La mia generazione (Labate 1996), Aprile (Moretti 1998, David di Donatello miglior attore non protagonista), Fuori dal mondo (Piccioni 1999), Preferisco il rumore del mare (Calopresti 1999, Nastro d’argento protagonista), La stanza del figlio (Moretti 2001), Il Caimano (Moretti 2006, David e Nastro protagonista), Caos calmo (Grimaldi 2007: il suo personaggio a un certo punto bestemmia e questo ha suscitato polemiche), Il papà di Giovanna (Avati 2008: fa un padre attaccatissimo alla figlia), Ex (Brizzi 2009), Genitori & figli – Agitare bene prima dell’uso (Veronesi 2010), Missione di pace (Lagi 2011), La variabile umana (Oliviero 2013).
• «È uno degli attori italiani più versatili e commoventi. I suoi personaggi, sempre in bilico fra mediocrità e eroismo, hanno attraversato gli ultimi anni di cinema italiano: dall’insegnante idealista della Scuola, a quello cinico del Portaborse, dal giornalista di sinistra di Ferie d’agosto, allo strozzino dal cuore tenero di Luce dei miei occhi» (Federica Lamberti Zanardi).
• «Ha inanellato una sfilza di magistrali interpretazioni dell’impiegato statale povero ma onesto, capace di riabilitare per sempre l’Italia di Alberto Sordi. Film che verranno ricordati come il catechismo di quello che fu l’Ulivo e che, in proporzione a questo compito, hanno divertito i loro spettatori» (Pietrangelo Buttafuoco).
• È rimasto orfano di mamma a nove anni. «Ero il primo orfano della mia scuola e questo mi fece diventare un personaggio, all’improvviso. Le bambine mi davano i bacetti. La maestra mi dava sette anche se meritavo sei. Un momento d’oro. Poi però, a metà anno scolastico, arrivò in classe un altro orfano e la mia stella si appannò» (Paola Jacobbi) [Vty 22/9/2010].
• «Quando lavoravo per la Fininvest, c’era una stima nei miei riguardi molto forte. Parrà strano, ma lavoravo a Matrioska, un programma molto particolare che fu censurato. Berlusconi, che allora era tutto concentrato sul Milan, se ne dovette occupare molto. Ricordo che fece una riunione con le guardie del corpo, doveva capire cosa salvare e cosa no, un piccolo sondaggio, e io fui tra i personaggi salvati, grazie al suo fiuto. E a quello delle guardie del corpo» (da un’intervista di Enrico Arosio).
• Quello con Moretti «è stato l’incontro più importante della mia vita. Senza di lui avrei fatto un’altra carriera. Ero in piena tempesta televisiva, passavo da Moretti a Zuzzurro e Gaspare, e senza Nanni sarei finito per perdermi nei corridoi di Cologno» (Emilio Marrese).
• «Mi viene istintivo suscitare un senso di preoccupazione in chi mi vede. Io sono classicamente l’uomo-che-prende-gli-schiaffi, e la gente che mi ha davanti può chiedersi: io che farei al suo posto? anche questione di fisiognomica, che nel mondo dello spettacolo conta come in nessun altro mestiere. Se sei alto meno di 167 centimetri sai bene in che rapporto sei con gli occhi degli altri. Posso anche fare il prepotente, ma è come quando Pavarotti cantava Satisfaction (della serie “Apprezziamo, maestro”)» (a Rodolfo Di Giammarco).
• Il ruolo che ricorda più volentieri? «Beh, il professore del Portaborse: forse perché è stata la prima volta che ho fatto un ruolo importante. È come la prima volta che fai l’amore, lo ricordi come un fatto clamoroso. E poi è un film che mi ha portato fortuna, un successo incredibile. Ma è il personaggio di Fuori dal mondo quello che mi ha veramente sorpreso. Quando giravamo non pensavo che, una volta finito, il film sarebbe stato così bello. Piccioni era un bravo regista ma non aveva ancora fatto il grande salto».
• «Il dialetto è un mezzo per comunicare. Maledetto, nostro biglietto da visita e nostra tomba. Arrivi prima, ma non vai da nessuna parte».
• «Una tragedia greca veder fallire Bassolino: gli abbiamo, gli ho voluto bene. Ci aveva restituito l’orgoglio di essere napoletani. Non era uno qualsiasi, era il migliore».
• Suona il flauto: «È stata la mia prima passione da ragazzo. Ho ricominciato a prendere lezioni da un maestro a piazza Vittorio, e poi ho messo in piedi una specie di orchestrina, anzi una banda. Anche gli altri musicisti erano attori disoccupati. Suonavamo musiche da film e ci eravamo dati un nome che ci sembrava originalissimo: Senza nulla a pretendere. Alla vigilia del debutto scoprimmo che era il nome di un altro gruppo, di metallo duro. Ci dissero che se avessimo usato il loro nome, sarebbero venuti a menarci» [Jacobbi, cit.].
• «Mi piacerebbe, per una settimana, essere molto bello, per capire cosa si prova» (Silvio Orlando a Bontà sua, su Raiuno).
• Nel 2008 ha sposato la compagna Maria Laura Rondanini.