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 2012  maggio 30 Mercoledì calendario

Biografia di Roberto Giachetti

• Roma 24 aprile 1961. Politico. Eletto deputato nel 2001, 2006, 2008, 2013 (Margherita, Pd). Vicepresidente della Camera. Candidato sindaco di Roma per il Pd alle amministrative 2016 (il 6 marzo 2016, alle primarie democratiche, ha ottenuto il 64% dei voti, doppiando il suo principale avversario, Roberto Morassut).
• «Giovanissimo redattore di Radio radicale a Montecitorio, fine anni ’80, e in seguito ambientalista “disseminato” d’autorità fra i Verdi, a loro volta poi trasfiguratisi in Arcobaleno. Da queste parti si colloca e certamente fruttifica il legame con Francesco Rutelli, allora non esattamente un eretico radicale, ma dopo la conversione sì. Con lui Giachetti ha scalato il Campidoglio (1993), è stato prima capo della segreteria del “sindaco col motorino”, poi capo di gabinetto del sindaco del Giubileo (2000). Come tale ha conosciuto il potere dal di dentro, imparandone l’indispensabile spregiudicatezza e la facoltativa discrezione. Ma è rimasto sempre molto laico, diciamo pure – per quanto vale l’antica espressione – anticlericale. In compagnia di altre figure a quel tempo vietamente rubricate come “Rutelli boys” e oggi assimilate al nucleo di cristallo del renzismo (Sensi, Gentiloni, Anzaldi), per vie traverse e tortuose scorciatoie Giachetti ha quindi messo il know-how della scuola radicale al servizio della Margherita, effimera e misteriosa entità post-democristoide scioltasi nel felliniano Teatro 5 di Cinecittà» (Filippo Ceccarelli).
• «Si è formato nei radicali e si vede, la sua storia parlamentare è disseminata di “pannellate”. All’insegna del motto “non sopporto le cose ingiuste” si tolse la giacca in aula sfidando il regolamento durante il dibattito sul conflitto di interessi e fece 29 giorni di sciopero della fame sulla nomina dei giudici della Consulta» (Corriere della Sera). Nel 2007 scioperò affinché fosse fissata la data dell’Assemblea costituente del Partito democratico: digiuno di 41 giorni. Altri parteciparono dando vita a uno sciopero a staffetta (72 ore ciascuno). Altra protesta nell’autunno 2012: un digiuno di centoventisei giorni per convincere il Parlamento a modificare la legge elettorale. Interruppe infine lo sciopero per l’altissimo rischio di una devastante emorragia interna. Ricevette anche una lettera da Giorgio Napolitano «colma di parole persino più dure di quelle spese nel discorso del giuramento». Ha fatto poi sapere che in 120 giorni Bersani non gli fece neanche una telefonata. Ha portato avanti poi uno sciopero della fame tra ottobre e dicembre 2013, di nuovo per chiedere la riforma del Porcellum.
• «Chi frequenta la Camera, lo conosce come un chirurgico segretario d’aula (quello che conosce e sfrutta tutti i regolamenti)» (Mattia Feltri). «È stato lui ad inventarsi tutte le trappole procedurali, dalla contestazione del processo verbale fino alla litania della lettura della Costituzione, passando per interventi mirati sull’ordine dei lavori per mettere il bastone tra le ruote alla maggioranza in ogni momento utile» (Sara Nicoli).
• «Il personaggio, più che da apparato, è da one-man-show. Quando fu eletto per la prima volta, nel 2001, allestì poco dopo una protesta singolare. Salì su un trespolo montato davanti al portone di Montecitorio e fece la finta statua, per protesta contro la mancata proclamazione di 12 eletti ad un anno dal voto, su quel piedistallo recante la scritta: “Monumento al deputato ignoto”» (Mario Ajello).
• «Memorabile fu il rovinoso ruzzolone, sulle scale dell’emiciclo, che gli costò durante il dibattito sul processo breve l’uscita dall’aula in barella, la rottura dei legamenti della caviglia e due mesi di stampelle. Il tutto perché lui, sergente-segretario del gruppo del Pd, “volava” letteralmente tra i banchi: perlopiù per acciuffare i riottosi della sua parte oppure per scavalcare la trincea e andare a parlamentare sotto lo scranno della presidenza» (Dino Martirano).
• Renziano. «Renziano combattente, ma pure renziano-non renziano nei modi, garantista per dna e anti-giustizialista per vocazione. Uno strano ibrido, Giachetti, fin dall’aspetto – maglioni a righe invece della camicia bianca modello-premier, occhiali da cultore di Wes Anderson al posto delle lenti professorale. Soprattutto, un renziano con storia per nulla renziana: ex radicale, ex verde, poi rutelliano, poi tra i padri della Margherita, infine tra i padri del Pd, ma per la sua strada. Giachetti è quello che nel 2007, agli albori dell’esperienza pd (allora veltroniana), si è messo a percorrere l’Italia non in camper, come farà poi Renzi ma, parole sue, “con uno splendido esemplare di Ducato Panorama interamente rivestito di slogan pd, gonfio come un otre di materiale informativo tra volantini, volantoni A3, manifesti di ogni dimensione, questionari, penne, gadgets, bottiglie d’acqua, computer, videocamere, borse, pacchetti di sigarette, cd e chi più ne ha ne metta”. Che faceva, Giachetti, mentre il Pd neonato muoveva i primi passi chez-Walter, tra loft da inaugurare e facce famose e speranzose da arruolare? Giachetti, il Gianburrasca della causa “fusione di storie e tradizioni nel Partito democratico” (cioè in un partito che non fosse emanazione della storia comunista o di quella democristiana), si era messo allora in testa che “agli occhi dell’opinione pubblica, malgrado giornali e televisioni, la percezione della forza politica nascente non andasse oltre il limite di una formula, forse anche nuova e promettente, ma non in grado di suscitare reazioni entusiastiche da parte degli italiani”. Con il Ducato si era messo in marcia, Giachetti, per borghi e paesi dimenticati (c’è chi, tra i suoi seguaci, ancora ricorda le piazze vuote del Meridione, col caldo, alle tre del pomeriggio): un “on the road” per andare a scoprire, così disse, “le vite degli altri”, i cittadini sconosciuti ai Palazzi. Anche per questo animo “di strada” il vicepresidente della Camera è quello che nei dibattiti tv viene contrapposto dal Pd con successo ai Cinque Stelle» (Marianna Rizzini).
• Grande amico di Giorgia Meloni: «È di straordinario valore, purtroppo sta su posizioni lontane da me una vita» (a Tommaso Ciriaco).
• Ha tenuto una video-rubrica su YouTube chiamata Pillole da Montecitorio.
• Divorziato, due figli: Giulia e Stefano.
• Tifosissimo della Roma: «Vado allo stadio con mio figlio. Tribuna Tevere, e a spesa mia, sia chiaro».
• Grande passione per Elias Canetti: «Ne sono un maniaco: posso recitare La provincia dell’uomo a memoria».