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 2012  maggio 28 Lunedì calendario

Biografia di Gianluigi Buffon

• Carrara (Massa Carrara) 28 gennaio 1978. Calciatore (portiere). Lanciato nel 1995 dal Parma, squadra con cui nel ’99 vinse la coppa Uefa, dal 2001 gioca nella Juventus. Sei scudetti (quattro ufficiali, nel 2002, 2003, 2012 e 2013, e due conquistati sul campo, nel 2005 e 2006, ma poi revocati in seguito allo scandalo che vide protagonista Luciano Moggi) e un campionato di B (2007). Dal 1997 in Nazionale, con la quale vinse i Mondiali del 2006: nello stesso anno finì al secondo posto nella classifica del Pallone d’Oro, preceduto da Fabio Cannavaro (9° nel 2003, 17° nel 2004, 19° nel 2005 e 2007, 18° nel 2008, 16° nel 2012; candidatura anche nel 1999 e 2001). Dall’11 ottobre 2013 vanta il maggior numero di presenze in Nazionale, avendo superato le 136 di Cannavaro. «Non so se sia il più forte portiere di sempre, però non riesco a ricordarne un altro che sia stato migliore di lui» (Sandro Mazzola).
Vita Famiglia di sportivi. I genitori furono campioni dell’atletica: la madre, Maria Stella Masocco (Treschietto, Massa Carrara, 1948), fu campionessa italiana di lancio del peso e del disco, stabilendo nello stesso giorno (14 maggio 1972) il record italiano in entrambe le specialità (15,43 e 57,54); il padre Adriano (Latisana, Udine, 1945) fu medaglia di bronzo nel lancio del peso agli Europei di Varsavia del 1964. Le sorelle Guendalina (Carrara 14 maggio 1973) e Veronica (Carrara 1975), pallavoliste, hanno giocato sia in A1 che in Nazionale. La famiglia ha uno stabilimento balneare a Poveromo, tra Marina di Massa e Forte dei Marmi (“La Romanina”).
• «Fin da quando mi divertivo in pineta con i miei amici, a 6 anni, sapevo che il mio sport sarebbe stato il calcio. Proprio a quell’età i miei genitori mi hanno iscritto alla scuola calcio Canaletto, di La Spezia. Mi ricordo l’allenatore, Libero Salvetti, e tanti bambini che volevano solo entrare nel calcio, come me. Poi quando sono stato in età da Pulcini sono andato a giocare nel Perticata, squadra di Carrara. Ho un bel ricordo degli allenatori e di molti compagni. Fra l’altro non avevo nemmeno un ruolo definito, anche se già all’epoca mi entusiasmavano i portieri. Spesso giocavo a centrocampo, non me la cavavo male».
• «Da centrocampista giocai la mia prima partita a San Siro, a 10 anni, una sfida fra i migliori bambini della Toscana e quelli del Veneto. Un’emozione incredibile, giocammo prima di Inter-Verona, nella stagione dello scudetto interista 1988-89».
• «Il mito assoluto però per me era Thomas N’Kono, il grande portiere del Camerun. Il mondo lo aveva conosciuto ai Mondiali del 1982, ma io ero troppo piccolo per ricordarmene, e mi innamorai di lui durante Italia ’90, quando con la sua Nazionale batté l’Argentina campione del mondo in carica nella partita iniziale e poi arrivò nei quarti di finale, dove venne eliminata dall’Inghilterra, grazie anche a due generosi calci di rigore concessi agli inglesi. Mi ricordo che quella sera piansi».
• «Proprio dopo quei Mondiali passai al Bonascola, avevo 12 anni, e scelsi il ruolo in maniera definitiva. Un po’ per la passione per N’Kono, un po’ per il cognome, e molto perché mi entusiasmava stare in porta. Tutti conoscevano Lorenzo Buffon, il grande portiere di Inter e Milan, ma il paragone non mi è mai pesato, anche se le persone, soprattutto all’inizio, sentendo il mio cognome, facevano la faccia di chi è di fronte a un predestinato. O, peggio, a un raccomandato. In realtà siamo parenti davvero alla lontana».
• «Per un certo periodo il Milan fu la società più vicina a me, e non nego di aver pensato diverse volte a come sarebbe stato il mio arrivo a Milanello, visto che si era nel pieno dell’era dei tre olandesi e dei tanti altri campioni. Ma poi insieme alla mia famiglia scelsi il Parma, che era la squadra più vicina a casa. Ci andai da solo, nell’estate 1991: avevo 13 anni, ma i miei genitori si fidavano di me, anche perché è nella tradizione di famiglia il viaggiare per motivi sportivi: le mie sorelle ne sanno qualcosa».
• «Appena arrivato a Parma non mi montai la testa, ma onestamente pensai che se ero arrivato lì almeno in serie C, da grande, avrei dovuto farcela ad arrivare. E sarei stato già contento così, giuro». Nel 1995, a 17 anni e qualche mese, era già nella rosa della prima squadra: «Fin da subito Nevio Scala dimostrò di avere fiducia in me. Durante l’estate mi fece giocare gli ultimi minuti di un’amichevole che stavamo vincendo per quattro a zero, e ne feci di tutti i colori. In negativo. Ma Scala continuò a credere in me, pur considerandomi per quello che ero, cioè un ragazzo promettente: cercò di farmi da tutore, anche fuori dal campo, ma anche i dirigenti del Parma fecero la loro parte per non farmi subire troppo l’approccio con il professionismo. Torniamo a quella stagione 1995-96. In coppa Uefa, contro l’Halmstadt, si fece male Luca Bucci, Giovanni Galli era andato alla Lucchese, e Scala mi fece entrare. Finì 0 a 0, avevo 17 anni e avevo giocato in Europa prima che in serie A!».
• Debuttò in serie A il 19 novembre 1995 contro il Milan (0-0): «Entrando in campo mi sembrò di avere sempre giocato in serie A, ma non era una sensazione da spaccone, era solo che mi sentivo al mio posto». Gianni Mura: «L’ho visto esordire contro il Milan parando anche le mosche e ho scritto che era destinato a diventare un grandissimo».
• Divenuto titolare l’anno seguente, con Carlo Ancelotti, venne chiamato in Nazionale da Cesare Maldini che lo fece esordire contro la Russia (29 ottobre 1997, andata dello spareggio per la qualificazione ai Mondiali di Francia del 1998, 1-1): «Un freddo cane. Lì, sì, emozionantissimo, altro che San Siro contro il Milan. A pochi secondi dalla mia entrata in campo feci una parata difficile e mi sbloccai».
• Spesso al centro di polemiche e scandali. Nel 1996, volendosi iscrivere alla facoltà di Giurisprudenza di Parma e non avendo il diploma di scuola superiore (era stato bocciato in terza e aveva inutilmente frequentato poi un istituto privato), presentò in facoltà un diploma rilasciato da una scuola romana che, a un controllo, risultò falso: spiegò di averlo comprato, che s’era trattato di un’ingenuità e pregò di essere perdonato. Il 26 settembre 1999, al termine di Parma-Lazio (1-2), esibì una maglietta con la scritta “Boia chi molla”, lasciandola ben visibile anche durante le interviste televisive: fu multato per questo di 5 milioni, e alle accuse dei giornali rispose dicendo di non saper nulla della storia di quella frase (lo slogan “Boia chi molla” era stato inventato dal missino Ciccio Franco durante la rivolta scoppiata a Reggio Calabria il 5 luglio 1970). Per la stagione 2000-2001 comunicò alla stampa di aver scelto come numero di maglia l’88, suscitando vibrate proteste delle comunità ebraiche italiane (in epoca nazista l’88 era un modo abbreviato per significare “Heil Hitler”, essendo la «h» l’ottava lettera dell’alfabeto): Buffon disse stupito che per lui voleva dire “Quattro palle”. Nel 2007 Claudio Gandolfi, operaio edile vittima di un infortunio sul lavoro (caduta da un ponteggio), promosse una petizione in rete per chiedere la sospensione del messaggio promozionale del nuovo Fiorino Fiat Professional: «Il numero uno campione del mondo, sorridente, si arrampica su impervie impalcature o esegue acrobatici ritiri di pacchi direttamente sul pianerottolo di un palazzo. E al suo fianco c’è sempre il nuovo veicolo commerciale. “Arriva dove gli altri non arrivano”, recita uno dei refrain della pubblicità. In Italia, però, nessuno ha più voglia di scherzare sulla sicurezza nei luoghi di lavoro» (Corriere della Sera).
• Tra il 2003 e il 2004 ha sofferto di depressione, ed è ricorso a uno psicologo. «Non ero soddisfatto della mia vita e del calcio, cioè del mio lavoro. Mi tremavano le gambe all’improvviso. (…) Era come se la mia testa non fosse mia, ma di qualcun altro, come se fossi continuamente altrove. (…) Ricordo che mi dicevo: “Ma che cosa me ne frega di essere Buffon?” Perché poi alla gente, ai tifosi, giustamente, non importa un cavolo di come stai. Vieni visto come il calciatore, l’idolo, per cui nessuno ti dice: “Ehi, come stai?”». Ha detto di averla superata grazie alla famiglia e a «rapporti importanti» [Massimo Nerozzi, La Stampa 13/11/2008].
• Molti flirt. Ha messo la testa a posto per la modella ceca Alena Seredova, conosciuta nel 2003 al Pineta di Milano Marittima per la festa dei 30 anni di Christian Vieri. Cattolicissimo, l’ha convinta a seguire dei corsi di catechismo per battezzarla e poterla poi sposare in chiesa: le nozze sono state celebrate il 16 giugno 2011, nella Basilica dei Santi Pietro e Paolo a Vyšehrad, collina sopra Praga (tight, capelli impomatati e Bentley dorata per lui; abito bianco tradizionale, lungo velo e Rolls Royce bianca per lei); cerimonia sobria, con pochi vip e nessun calciatore (in luogo della marcia nuziale, però, She’s the one di Robbie Williams). Due figli: Louis Thomas (come il suo idolo N’Kono), nato il 28 dicembre 2007, e David Lee, nato il 31 ottobre 2009. 
• Ha recitato ne L’allenatore nel pallone 2 (2008): «Il primo film con Lino Banfi in versione Oronzo Canà è sempre stato un cult, quando mi hanno chiamato ho accettato subito. Sono il pubblico ministero, Totti il difensore, Del Piero il giudice».
• Dal 2009 è uno dei volti delle campagne pubblicitarie di PokerStars.it, sito italiano di una grande società internazionale di poker telematico.
• Appassionato di Borsa, investe in immobili e in azioni. A lui e ad altri membri della famiglia Buffon sono riconducibili alcune società, tra cui la Buffon & Co. (immobili, attività pubblicitarie, servizi d’immagine), La Romanina (stabilimento balneare di Marina di Massa), la Hotel Stella della Versilia (alberghi). Con la sua quota superiore al 19% in Zucchi (storico marchio di biancheria per la casa), è il primo calciatore azionista e consigliere di una società quotata a Piazza Affari. È inoltre fondatore e amministratore unico della GB Holding, capogruppo del suo portafoglio azionario. «Pur non sentendomi un guru della finanza, seguo ormai da più un decennio la Borsa con buone performance. Ho un mio basket di una trentina di titoli che monitorizzo quotidianamente. In Borsa sono per l’investimento rapido, una sorta di mordi e fuggi» [Tuttosport 5/1/2011]. «Non sono Warren Buffett, ma ci metto la faccia» [Giuliano Balestreri, la Repubblica 1/6/2011].
• Fa beneficenza. Ha fatto il servizio civile in una comunità per tossicodipendenti, ha passato un’estate in Africa per aiutare la popolazione locale nella costruzione di un pozzo.
• «Gigi Buffon porta all’anulare della mano destra un rosario da dito: “Devo farmi perdonare quello che dico in campo”» (Federica Furino) [Gioia 18/6/2010]. Ha inoltre una croce copta recante l’iscrizione «In hoc signo vinces», dono della moglie.
• In ambito musicale, ha una predilezione per i Queen [Sette 19/4/2013].
Frasi «Sono una persona allegra. E non lo sono per i miliardi che guadagno, ero così a 13 anni nella Carrarese».
• «A me piace andare in sala stampa dopo la gara e ammettere gli sbagli. Non capivo perché tutti i tecnici me lo sconsigliassero. Invece avevano ragione loro. Tra due mesi, stai sicuro, salterà fuori uno a ricordarti lo sbaglio e a sottolinearlo».
• «Mentre aspetto che l’azione si avvicini alla mia area, mi capita spesso di fantasticare. Succede pure nelle sfide più importanti. Butto l’occhio su un cartellone e inizio a pensare alla pubblicità, ai colori. La testa lavora».
• «Con quello che ho vinto, dal Mondiale in giù, e con lo scudetto che forse conquisterò con la Juve quando tornerà a vincere, mi ritaglierò un posto in una biblioteca calcistica dove non c’è una folla».
• «Il portiere subisce. Tutta la vita. Poi arriva a casa e subisce anche lì» (a Federica Furino) [cit.].
• «Una volta al mese porto la colazione a letto alla mia compagna. Però lo faccio soltanto una volta. Altrimenti si abitua e non va bene» [Gabriele Parpiglia, Chi 4/11/2008].
• «Ho amato il calcio sin da piccolino. Quando avevo 7 anni i miei mi regalarono un Subbuteo. Tenevo un quadernone con gli appunti, e facevo i sorteggi per il mio campionato. (...) A Subbuteo la partita più bella fu una finale di coppa Camerun-Argentina. Io tifavo Camerun, ma nel primo tempo perdeva 2 a 0. Così io pilotai il finale e vincemmo 3-2» [Costanza Rizzacasa D’Orsogna, Panorama 8/11/2012].
• «Un consiglio ai giovani portieri? Essere più strafottenti. E non spaventarsi davanti al primo errore. Io da ragazzo ero spocchioso ai limiti dell’incoscienza» [Luca Calamai, La Gazzetta dello Sport 2/12/2008].
• «La Juventus è diventata il mio stile di vita. Questo mondo mi è entrato dentro, per questo non riesco più a immaginarmi con un’altra maglia» [Emanuele Gamba, la Repubblica 25/1/2013].
• «Mi piacerebbe finire la carriera e dire “Ho giocato 16 anni alla Juventus”. Avrebbe un senso» [Giampiero Timossi, La Gazzetta dello Sport 15/7/2009].
• «La Champions è un qualcosa che vorrei mia prima di chiudere. È innegabile, mi dispiacerebbe finire di giocare senza vincere una coppa che ho solo sfiorato» [Mirko Graziano, La Gazzetta dello Sport 19/11/2012].
• «Sento di poter ancora fare la differenza. Non vado avanti tanto per portare la barchetta in porto. Io sono sempre stato un motoscafo e andrò a manetta finché posso» [ibidem].
• «Ogni volta che sbaglio non vinciamo. Per fortuna non succede spesso» [G.B. Olivero, La Gazzetta dello Sport 7/1/2013].
• «Lo sport è competizione: se mi manca la competizione io muoio. Da ragazzo magari mi infastidivo se qualcuno metteva in dubbio il mio ruolo, adesso mi serve» [Olivero, La Gazzetta dello Sport 26/8/2013].
• Critica «È il Maradona dei portieri» (Arrigo Sacchi).
• «Quando c’è lui in porta, nella Juventus o nella Nazionale, niente è impossibile» (Edmondo Berselli).
• Stefano Tacconi, portiere della Juve che tra il 1984 e il 1990 vinse tutte le coppe: «È un portiere molto bravo che si confronta con il nulla. Nel mondo c’è lui. Il resto è mediocre. Negli anni Ottanta ce n’erano venti come lui e la metà in Italia».
• «Se prende gol per colpa di un compagno, non lo rimprovera, anzi cerca di tirarlo su. Solo i grandi giocatori hanno questa sensibilità» (Enzo Bearzot).
• Max Biaggi: «Ha smesso di essere il guascone che si divertiva e divertiva e l’ho visto più volte in grado di gestire situazioni difficili: con i giornalisti, per esempio, è bravo almeno quanto lo è in porta. È un uomo molto intelligente, oltre ad essere il numero uno al mondo nel suo ruolo. Lo dico a malincuore, perché io sono romanista e mi tocca scegliere un bianconero» [Tuttosport 15/10/2009].
• Antonio Conte: «Il migliore al mondo, il Federer dei portieri. Senso della posizione, lettura dell’azione, esplosività, padronanza dell’area piccola. Potrebbe giocare fino a cinquant’anni» [Dario Cresto-Dina, la Repubblica 26/5/2013].
Vizi Scommettitore accanito (voci che abbia perso in questo modo due milioni di euro), nella primavera 2006 la magistratura indagò su alcune sue presunte puntate su partite della Juve: per alcuni giorni sembrò addirittura in pericolo la sua partecipazione al Mondiale. Nel dicembre 2006 l’inchiesta fu archiviata dal procuratore federale Stefano Palazzi. «Non lo facevo per guadagnare, ma per divertimento. Per dimostrare agli amici che capivo così tanto di calcio da prevedere i risultati. Mi piaceva dare suggerimenti, aiutando anche altri digiuni di calcio a guadagnare qualcosa. (…) Non è che ne sia orgoglioso: non mi fa onore. Ma sono un essere umano e fa parte del mio privato. Visto che non rubo i soldi che gioco, faccio autocritica, ma non tollero le prediche di estranei. Tanto più che sono altruista e aiuto spesso il prossimo» [Giancarlo Perna, il Giornale 5/1/2009].
• «C’è una piccola casa di fianco alla nostra villetta, lui si chiude lì dentro, nessuno lo può disturbare, e sapete che cosa fa? Si mette a cantare i cori degli ultrà! Una volta l’ho spiato dalla finestra, mi sembrava impazzito. Saltava come un bambino, rideva... Gli ho detto: “Guarda che tu sei un giocatore, mica un tifoso”. Mi ha risposto che l’anima non gliela cambierà nessuno, e ha ripreso a cantare come fanno i Boys. Ogni volta che torna a casa la scena si ripete» (la sorella Veronica).
• «Gigi Buffon adora collezionare le figurine dei calciatori. Nonostante la casa editrice gli abbia offerto in omaggio la raccolta completa, lui compra personalmente le bustine, perché, dice, “Vuoi mettere la soddisfazione di trovare la tua figurina?”» (Ivan Rota) [Chi 19/5/2010]. «La cosa più bella del suo mestiere è “stare su una figurina. Da piccolo ci giocavo, ero quasi malato. Potrei fare lo Sgarbi degli album dei calciatori”» (Furino) [cit.].
• «È un po’ permaloso, se la prende facilmente per le piccole cose» (Alena Seredova).
• «D’inverno faccio sempre il fioretto e cerco di fumare solo la domenica dopo la partita. D’estate qualcosa in più».
• Patito del tennis (soprattutto Roger Federer).
• Mania dei cerchietti.
Politica È di destra. Alla vigilia delle elezioni 2006 Filippo Nassetti scrisse sul Foglio che stava tra An e Alessandra Mussolini («con Gianfranco Fini in vantaggio»). «Tra destra e sinistra, preferisco la destra. È innegabile. Vorrei che fosse ripristinato un po’ di ordine» (a Giancarlo Perna) [cit.].